venerdì 29 giugno 2007

C'ho un rigurgito antifascista...




"Fasci carogne, tornate nelle fogne" era uno slogan in voga negli anni '70.

Ed è uno slogan che dobbiamo tornare a fare nostro. Perché putroppo, a 60 anni dalla Liberazione, certi miasmi tornano a farsi sentire e le bestiacce escono nuovamente fuori dai loro covi putrescenti...

Come ieri sera, quando un centinaio di vili incappucciati e armati di coltelli, spranghe e catene, hanno attaccato gli spettatori che avevano appena terminato di assistere ad un concerto della Banda Bassotti a Villa Ada, a Roma.

Tre ragazzi sono stati feriti.
Per fortuna gli organizzatori, avvertiti dagli stessi membri del gruppo, sono riusciti a chiudere in tempo i cancelli dell'area concerti e hanno evitato conseguenze ben peggiori.

Il raid di Villa Ada segue tutta una serie di aggressioni ignobili perpetrate nell'ultimo anno, con l'acquiescenza delle istituzioni che hanno derubricato questi episodi a problemi di ordine pubblico, non volendo vedere - in maniera assai ipocrita - la loro matrice politica.

Cinque anni di governo Berlusconi, con i post-fascisti di AN nei posti-chiave del potere, hanno garantito l'impunità a queste bande di fasci che si sono sentiti protetti, quando non addirittura coccolati.

Forza Nuova, un movimento che dovrebbe essere messo al bando per apologia di fascismo, continua incredibilmente ad operare indisturbato e addirittura a potersi presentare alle elezioni con i propri candidati.

E ora che al governo c'è il centro-sinistra (?) la situazione non è cambiata.
Bisogna chiedere a gran voce, da semplici cittadini - attraverso i blog e le lettere ai quotidiani - ma anche attraverso i partiti e le associazioni, che il governo persegua questi atti con la massima fermezza e che tutte le formazioni neofasciste, ad iniziare da Forza Nuova, vengano messe al bando e considerate fuorilegge.
Bisogna chiedere che il Ministero degli Interni faccia sgomberare tutti i covi di destra (che si sono appropriati abusivamente dell'appellativo di "centri sociali"), partendo da Casa Pound: una vergogna fascista e razzista nel cuore della Capitale, a due minuti a piedi dalla stazione Termini.
Non è più possibile tollerare oltre questo clima di odio e di violenza.

mercoledì 27 giugno 2007

Fontanelle



Riscaldamento globale, afa insopportabile, emergenza idrica.

L'acqua sta diventando il bene più prezioso, più del petrolio. Se è vero che le multinazionali stanno già mettendo le mani sulle grandi riserve idriche naturali del pianeta per fare profitti e se numerosi analisti concordano che la prossima guerra mondiale sarà proprio per il controllo delle acque.

In questo quadro la politica, specie quella italiana, sembra essere in ritardo.

Ma l'altro giorno, con mia grande sorpresa, trovo nella cassetta della posta una pubblicazione a cura della regione Lazio intitolata semplicemente "Acqua".

All'interno tutta una serie di informazioni interessanti (rivolte per lo più agli agricoltori) e una serie di consigli pratici (il "Decalogo per il risparmio delle risorse idriche") rivolti a tutti i cittadini.

Iniziativa lodevole, penso.

Peccato che la prima fonte di spreco di risorse idriche in questo paese siano gli acquedotti (in Sicilia si perde fino al 70% di acqua).
E a Roma le fontanelle.

Ce ne sono centinaia in città, forse migliaia.
Rappresentano il perfetto ristoro per chi è assetato e accaldato.
Ma sono senza rubinetti e l'acqua sgorga fresca e corrente ventiquattro ore al giorno, sette giorni alla settimana, 365 giorni all'anno.

Milioni di litri di un bene prezioso dispersi inutilmente.

Possibile che il buon Walter Veltroni, amministratore attento e politico che sembra avere sempre l'idea giusta al momento giusto (non è per questo che oggi viene incoronato leader del Partito Democratico?), in tutti questi anni da sindaco di Roma non abbia mai pensato di fare installare dei semplici rubinetti alle migliaia di fontane pubbliche della Capitale?

Noi ci potremo anche lavare i denti "in modo ecologico", non usare l'acqua corrente per fare i piatti, aggiustare il rubinetto che gocciola e mantenere comportamenti virtuosi, ma se chi amministra il bene pubblico non fa attenzione a queste piccole/grandi cose, allora è inutile spendere tanti soldi in pubblicazioni patinate e decaloghi per il cittadino modello!

domenica 24 giugno 2007

Ascoltati questa settimana...





VV.AA. "Nuggets vol. 2", DETROIT COBRAS "Mink Rat or Rabbit", ELVIS COSTELLO "My Aim Is True", IAN DURY "New Boots and Pants", THE ROLLING STONES "Aftermath", THE SONICS "Here Are", THE DT'S "Filthy Habits", THE JOLT "The Jolt", GRINDERMAN "Grinderman", PAUL COLLINS "Flying High", THE CREATION "Our Music is Red with Purple Flashes", SCREAMING TREES "Buzz Factory", ARETHA FRANKLIN "Aretha In Paris", FRANTI "Non Classificato", THE SOMELOVES "Don't Talk About Us", THE MEOWS "At The Top Of The Bottom", KRYPTONICS "Rejectionville", DUSTY SPRINGFIELD "Dusty In Memphis"...

venerdì 22 giugno 2007

Down In The Garage


E' on-line su Freak Out la seconda "puntata" di DOWN IN THE GARAGE, la mia rubrica dedicata alle sonorità Sixties-oriented.
In questo numero si parla di Morlocks, Billy Childish,The Higher State, Dollsquad, Boonaraaas, Ugly Beats, Dragontears, Avvoltoi, The Others.
Per accedere direttamente all'articolo, cliccate qui
Buona lettura!

giovedì 21 giugno 2007

La fine di un'epoca



Era nell'aria da tempo, ma la chiusura di un negozio di dischi storico come Disfunzioni Musicali assume un valore simbolico: la fine di un'epoca.

Ogni volta che mi trovo a passare da S. Lorenzo e vedo abbassate le saracinesche di quello che per anni è stato il più importante negozio di dischi della capitale, penso a come sia cambiato - e in maniera così repentina - l'universo musicale.

In pochi anni, con l'avvento del peer-to-peer e del download digitale, non solo è finita un'epoca. Ma sta morendo anche una cultura.

Oggi i pochi negozi di dischi che sopravvivono lo fanno grazie a un pubblico over-30.
I ragazzini entrano, fanno un giro, guardano con curiosità le copertine dei dischi (che poi, una volta tornati a casa, scaricheranno da Internet) e - se va bene - comprano una t-shirt, una toppa, qualche spilletta.

Il merchandising sta diventando il core-business di molti negozi, mentre i dischi diventano poco più che un mero accessorio. Si è completamente rovesciata la logica delle cose.

Con i dischi che non si comprano più (e che quindi si producono sempre meno), scompare una cultura, uno stile di vita.

Quello della ricerca spasmodica del disco, oggetto di culto/del desiderio, oltre che fonte di innumerevoli ascolti, buone vibrazioni o cocenti delusioni...
Quello delle riviste e delle fanzines lette avidamente e custodite gelosamente.
Quello dei negozi di altre città alla cui scoperta si andava come se si fosse in pellegrinaggio alla Mecca.

Le pubblicità dei negozi che apparivano sulle pagine delle riviste specializzate rappresentavano, poi, una sorta di mappa dell'Italia underground...
Così se capitavi a Firenze non potevi non passare da Contempo, a Roma da Disfunzioni e dalla Banda Bonnot (oggi Hellnation), a Catania da Rock 86, a Pisa da Gasoline (poi Wide), a Bologna da Nannucci e dal Disco d'Oro, a Mestre da Indie, a Milano da Supporti Fonografici e da Psycho, a Gallarate da Carù, a Torino da Rock&Folk...

Ogni negozio ti apriva le porte di un mondo dove forse avresti potuto trovare il sette pollici che non riuscivi a recuperare da nessuna parte...

I negozi di dischi erano anche luogo di ritrovo. Lì potevi incontrare i personaggi più bizzarri della città, i prime mover della scena musicale locale, oltre che dei veri maniaci/enciclopedie musicali ambulanti.
Oppure erano (per me lo sono ancora oggi) il posto perfetto dove fare appuntamento con gli amici.

Ora tutto questo scenario sta scomparendo inesorabilmente sotto i colpi della tecnologia e della "modernità".
Ogni negozio di dischi che chiude è un pezzo di cultura musicale che scompare.

E mentre passo davanti alle vetrine chiuse di Disfunzioni mi sento sempre più come un animale in via d'estinzione. O come Fred Flinstone...

mercoledì 20 giugno 2007

Rock'n'Roll Kamikaze





I RADIO BIRDMAN stanno preparando un nuovo assalto rock'n'roll.

Dopo un paio di date di riscaldamento nella natia Australia, la formazione di Sydney è pronta a conquistare gli Stati Uniti. E poi anche l'Europa.

Il tour americano parte oggi da Los Angeles e si concluderà, dopo venti blitzkrieg rock'n'roll, a Denver, Colorado, il 14 luglio.

Poi sarà la volta dell'Europa. Già confermata una data in Italia: il 25 ottobre alla Stazione della Birra di Morena (Roma).

Accendete la radio...e restate sintonizzati!

martedì 19 giugno 2007

Sad news



La notizia è triste e sconvolgente.

Nella notte tra sabato 16 e domenica 17 giugno è scomparso, a causa di un malore improvviso, Francesco, il batterista dei Taxi.

Se ne va a soli 28 anni, lasciando costernati parenti e amici.

Lo ricorderemo con il suo sorriso gentile e il suo parruccone da Manitoba a pestare le pelli dietro alla batteria.

R.I.P. Franco. Che la terra ti sia lieve.


domenica 17 giugno 2007

¡Viva España!




La notizia è di Repubblica.it


Ariel Santamaria, un ex postino spagnolo, ha fatto il suo esordio come consigliere comunale di Reus (nei pressi di Barcellona) vestito da Elvis Presley.


Non si tratta di una semplice goliardata: Ariel sta semplicemente tenendo fede alle promesse elettorali.


In cambio del voto, infatti, aveva promesso di presentarsi al consiglio vestito da Elvis, di dipingere di rosa il municipio e di piantare marijuana nel parco cittadino.


Il suo programma elettorale prevede anche di fornire di luci portatili e gps le volanti della polizia municipale, in modo che gli agenti possano "accorrere in aiuto dei cittadini che hanno bisogno di maggiore illuminazione per rollarsi una canna". Un grande!


Ma perchè noi abbiamo invece Mastella, Buttiglione, Casini e Rutelli?


venerdì 15 giugno 2007

Via i corrotti!




Domenica scorsa Franca Rame ha acquistato un quarto di pagina de “la Repubblica” per chiedere a Romano Prodi di sostenere il suo disegno di legge volto a far licenziare gli “intoccabili”: ovvero tutti quei dipendenti pubblici condannati – con sentenza definitiva – per corruzione, per reati sessuali, per pedofilia.


Intoccabili che, nonostante la sentenza di condanna, continuano imperterriti a mantenere tranquillamente il loro posto di lavoro, pagati con i soldi dei contribuenti, cioè con i nostri soldi!!!
Qui sotto riporto interamente l’appello di Franca Rame e vi invito a firmarlo sul sito http://www.francarame.it/

Gentile Presidente del Consiglio Romano Prodi,
Noi cittadini le chiediamo di porre rimedio a un’infamia che mina l’efficienza e l’onestà della pubblica amministrazione.
Chiediamo di affermare il patto di correttezza tra lavoratori e aziende anche all’interno della pubblica amministrazione.
Chiediamo che tutti i funzionari pubblici condannati vengano automaticamente licenziati senza possibilità di scappatoie.
Esiste un progetto di legge in bozza, avanzato all’interno della maggioranza, che determinerebbe il licenziamento soltanto per i dipendenti pubblici condannati a più di due anni per corruzione, violenza sessuale, pedofilia. In questo modo il 98% dei condannati resterebbe nella Pubblica Amministrazione!
Si tratta di una proposta intollerabile e insultante per i cittadini e i funzionari pubblici onesti!
Un funzionario rappresenta lo Stato. Quindi deve essere persona integerrima. Oggi individui come l’ex ministro De Lorenzo sono ancora sul libro paga delle istituzioni.
Addirittura restano al loro posto insegnanti condannati per pedofilia!
Chiediamo che la Pubblica Amministrazione pretenda un risarcimento per il danno di immagine che reati del genere comportano.
Chiediamo inoltre che, insieme a questa legge sul licenziamento dei dipendenti pubblici corrotti, sia approvata anche la proposta di legge presentata da Franca Rame sul codice di procedura per i giudizi innanzi alla Corte dei Conti che annulla il condono emanato dal governo Berlusconi, condono che permette ai funzionari pubblici condannati di evitare il pieno risarcimento dei danni arrecati.
Chiediamo infine che sia revocato il trasferimento di Luigi Magistro, creatore del sistema di controllo informatico dell’Audit: è mai possibile che una volta che c’è un funzionario pubblico che combatte con successo la corruzione lo si debba punire?
Nella certezza che Lei vorrà impegnarsi in questa operazione di pulizia e giustizia dando un segno forte e chiaro al Paese, La salutiamo cordialmente

domenica 10 giugno 2007

Ascoltati questa settimana...




THE GORIES "I Know You Be Houserockin'", THE BEATLES "White Album", GUN CLUB "Fire of Love", SLAUGHTER & THE DOGS "Do It Dog Style", JOHNNY THUNDERS & THE HEARTBREAKERS "L.A.M.F.", MOONDOGS "The John Peel Sessions", THE B-52's "Wild Planet", SECRET AFFAIR "Glory Boys", THE SEEDS "A Web of Sound", LEADFINGER "A Floating Life", SUPERFURRY ANIMALS "Phantom Power", THE WILLOWZ "Chautauqua", ZZ TOP "Tres Hombres", FLAMING SIDEBURNS "Keys To The Highway", BEASTS OF BOURBON "Little Animals"...

sabato 9 giugno 2007

Leadfinger "The Floating Life"


Nel post di qualche giorno fa, a proposito dei Brother Brick, avevo menzionato Stew "Leadfinger" Cunningham, leader di quella band e di altre formazioni australiane tanto leggendarie quanto misconosciute: Proton Energy Pills, Asteroid B-612, Challenger 7, Yes-Men.

Una vera leggenda dell'underground, Stew. Che, dopo vent'anni spesi a regalarci riff graffianti e canzoni straordinarie, ha finalmente deciso di firmare il suo primo album da solista.

Si intitola "The Floating Life" ed è appena uscito in Spagna - via Bang! Records.

Racchiuso in una lussuosa confezione digipack, "The Floating Life" è un disco intimo, privato, personale.

Sin dalla bellissima foto di copertina, la quiete dopo la tempesta nello sterminato paesaggio australiano, si intuisce anche la portata sonora di questo disco registrato in perfetta solitudine nello studio di casa, nell'estrema periferia a sud di Sydney.

Chi era abituato ai contundenti riffi chitarristici di Leadfinger (con Brother Brick e Asteroid B-612) o ai solari brani power-pop dei Challenger 7, forse rimarrà sorpreso da "The Floating Life".

Io ne sono rimasto piacevolmente sorpreso.

"The Floating Life" è un disco sinceramente ispirato e svela il lato intimo del più grande songwriter australiano degli ultimi dieci anni.

Molti umori convivono nella tessitura dell'album: se l'iniziale "Went Looking" - solo per chitarra acustica e voce - è quanto di più personale ci si possa attendere, la splendida "Edge of Suburbia" è un episodio delicato e intimista, dagli aromi blues. La celebrazione della solitudine come luogo dell'anima: "I got lost in suburbia/hanging out at the edge of the world/They can't find me here in suburbia.../I'm at the end of the world".

In "Thin Lizzy" Stew riprende la sei corde elettrica per regalarci un altro dei suoi imbattibili frammenti power-pop, dedicato stavolta a un suo idolo di gioventù: Phil Lynott.

La romantica "Boo Radley" cede il passo all'atmosfera rarefatta e desertica di "Back in the Burgh", mentre "So In A Hurry" è un'incredibile ballata dalle sfumature psichedeliche.

Con "The Sydney Way?" Leadfinger dà un po' di gas al disco con un brano ravvivato da una sezione ritmica e dai guizzi della sua chitarra. "Bicycle Man" è un divertissment acustico che prepara il terreno alla title-track - "The Floating Life" - ispirata all'opera del poeta australiano John Forbes. E anche questa sembra una potente dichiarazione dal profondo dell'anima: "I wanted to survive, I wanted to get high/I wanted to invite/I wanted to incite, I wanted just enough/I wanted to depart/Iwanted to imbibe/I wanted to survive".

"The Philadelpia Ruse" si apre a spiragli di luce con uno splendido fraseggio chitarristico, ma è la conclusiva "The Music Had The Last Say" che ci regala uno dei momenti più ispirati dell'album. Un brano intenso, nella sua delicatezza elettro-acustica, dedicato all'amico e compagno di avventure Sean Greenway, prematuramente scomparso nel 2001.

Un altro prezioso tassello di un disco intimo e splendido.

giovedì 7 giugno 2007

Sbadigli


Non mi era mai capitato di annoiarmi al punto da sbadigliare ripetutamente a un concerto rock.

Bè, ieri ho fatto anche quest'esperienza e proprio di fronte a quello che è considerato il gruppo più importante degli ultimi anni: i White Stripes.

In realtà la serata era iniziata sotto i migliori auspici.
Ero curioso di vedere dal vivo una band che, provenendo dall'underground, era riuscita a conquistarsi i favori del pubblico mainstream.
Il loro "Blood White Cells" era stato uno dei miei dischi da playlist qualche anno addietro.
E poi, di fronte al teatro TendaStrisce di Roma, si respirava l'aria dell'evento: le bancarelle con le magliette, tanta gente...
Ho provato un po' la sensazione di vent'anni addietro quando, inseguendo i miei sogni rock'n'roll, partivo da Reggio Calabria per andare a vedere i Rolling Stones o i Pink Floyd...

Peccato che l'attesa di vedere dal vivo la "next big thing" del rock mondiale sia svanita sin dai primi accordi: chitarra ultradistorta per un sound hard-rock, batteria pestona ma poco incisiva, e la voce di Jack White senza grande estensione pur restando sempre e comunque sui toni alti...

Rimango perplesso e mi chiedo dove sia finita la band che aveva fatto del ritorno al suono delle radici (r'n'r, country, blues), appropriatamente scarnificato, la propria cifra stilistica...

Le cose vanno un po' meglio quando Jack White imbraccia per un paio di pezzi una semiacustica bianca, ma dopo poco il registro sonoro torna sullo stantio hard-rock di prima.

Il problema principale dei White Stripes è che non riescono a trasmettere nulla.
Nonostante gli innumerevoli cambi di chitarra, il volume altissimo e la distorsione, non c'è tensione emotiva.
Non si avverte mai - neppure per un attimo - quella carica pericolosa che ti fa vibrare sottopelle.
Il tempo passa, gli sguardi all'orologio si fanno sempre più frequenti e, uno dopo l'altro, partono gli sbadigli.

Se neanche un pezzo come "Seven Nation Army" (il famoso "popopopopo" delle notti mondiali)
riesce a risollevare le sorti del concerto, vuol dire che c'è proprio qualcosa che non funziona.

I White Stripes non meritano affatto il successo ottenuto.
Soprattutto se si pensa ai tanti gruppi underground che, pur in possesso di grandi canzoni e di un tiro sonoro micidiale, non sono riusciti ad ottenere neanche un decimo dell'attenzione che invece circonda qualsiasi mossa del duo di Detroit.
Chissà perchè mi viene in mente il nome di un altro musicista della Motor City: Mick Collins...
E penso che vale sempre la regola d'oro, oggi ancor più di ieri: non si può giudicare un gruppo rock senza averlo prima "testato" dal vivo.

mercoledì 6 giugno 2007

Uscito vivo dagli anni '80


C'è un bel libro che ho divorato in un giorno e che mi va di consigliarvi.

Si intitola "Uscito vivo dagli anni '80" (NdA Press) e lo ha scritto Antonio Bacciocchi, in arte Tony Face: uno dei nomi più importanti dell'underground italiano.
Batterista dei leggendari Not Moving (prima ancora dei Chelsea Hotel e dopo di Timepills, Lilith, Link Quartet), prime-mover del movimento mod in Italia, boss dell'indie-label Face Records, organizzatore di concerti, conduttore radiofonico...

In venticinque anni di attività underground, Tony Face è stato protagonista e spettatore del movimento antagonista degli anni '80.
In un periodo di cloroformio culturale, Tony è stato punk e mod quando essere punk e mod poteva crearti numerosi problemi. Con i tuoi coetanei, ma anche con la polizia.
E' stato il batterista della più oscura e selvaggia r'n'r band italiana, i Not Moving, con cui ha registrato dischi, suonato e viaggiato in condizioni incredibili, conosciuto personaggi assurdi e brave persone e...creato un mito underground.
Ha inseguito il suo sogno rock'n'roll, visto centinaia di concerti, suonato assieme a Clash, Nico e Johnny Thunders e conosciuto molti dei suoi idoli.
Il tutto in un periodo in cui leggere una fanzine che arrivava da lontano rappresentava una scoperta di nuovi universi musicali, viaggiare all'estero - nel mondo diviso in blocchi contrapposti - era davvero un'avventura e trovare i dischi di gruppi punk, mod e new wave un'impresa di non poco conto.
Non c'era Internet, myspace, youtube. Non c'era la posta elettronica. Non c'erano gli mp3.
Non c'erano neanche i Cd, pensate.
Un'altra epoca.

In "Uscito vivo dagli anni '80" Tony Face ci fa rivivere l'eccitazione giovanile di un periodo unico e irripetibile. E, per certi aspetti, difficile.
Non era tutto rose e fiori: la polizia non era particolarmente benevola con chi girava tutto vestito di nero, i jeans attillati e i capelli strani. I fasci ti aspettavano al varco e la parte più ottusa del movimento non vedeva l'ora di farti il processo politico.
In questo quadro, però, c'erano i concerti, i viaggi, i fans accaniti, la scoperta di altri tipi strani come te che condividevano le tue stesse passioni. Si viveva al limite, sempre in bilico tra eccitazione e delusione, gioia e stanchezza.

Nel suo libro Tony Face non segue un preciso filo cronologico, non racconta la storia in maniera dettagliata, ma lascia che siano i ricordi e le sensazioni a venire fuori come potenti flashback.

Scrive Luca Frazzi nell'introduzione: "Uscito vivo dagli anni Ottanta è un libro onesto. E' un diario lungo dieci anni, è il racconto di una passione vera, grandissima. La sua, la nostra".

Non posso fare altro che sottoscrivere queste parole. E consigliarvi di leggere il libro tutto d'un fiato, come ho fatto io. Sono certo che non ve ne pentirete.

lunedì 4 giugno 2007

Tales From Oz #4



E' on-line su Freak Out la quarta "puntata" di TALES FROM OZ, la mia rubrica dedicata al rock australiano.

In questo numero si parla di Scientists, Beasts of Bourbon, Brother Brick, Johnny Casino’s Easy Action, Early Hours.

L'url completo é http://www.freakout-online.com/special.aspx?idspecial=55

Buona lettura!


domenica 3 giugno 2007

Ascoltati questa settimana...



THE BEATLES "Revolver", THE BEATLES "Rubber Soul", THE MISSING LINKS "Driving You Insane", BROTHER BRICK "Stranded In The Nineties", SERGE GAINSBOURG "Histoire de Melody Nelson", TALKING HEADS "More Songs about Buildings and Food", KRYPTONICS "Rejectionville", PAUL WELLER "Catch-Flame!", WILD BILLY CHILDISH "Punk Rock at the Legion Hall", ZEROS "Don't Push Me Around", B-52's "Play Loud", LEADFINGER "The Floating Life"...

venerdì 1 giugno 2007

Stranded in the 90's



Negli anni '90, quando i riflettori sul rock australiano si erano ormai spenti, un manipolo di indomite formazioni continuava a far vivere il sound chitarristico e selvaggio della terra di Oz.

I BROTHER BRICK erano uno dei gruppi principali di quel rinascimento dell'Aussie-rock. A formarli ci pensò Stew "Leadfinger" Cunningham, uno dei talenti più cristallini che il rock australiano abbia mai espresso, subito dopo lo split dei suoi seminali Proton Energy Pills alla fine del 1990.

Per tutto il decennio, con line-up cangianti ma con Leadfinger ben saldo al timone, i Brother Brick disseminarono il loro percorso di prove discografiche: l'EP "Getting Beyond A Shit", una serie di singoli favolosi e soprattutto l'album "A Portable Altamont", pubblicato nel 1999 dalla piccola etichetta francese Hellfire Club, che rappresentò il vertice della produzione del terzetto di Sydney.

Quel disco, un vero capolavoro dell'hi-energy rock'n'roll australiano, conteneva una manciata di canzoni spettacolari in cui il chitarrismo valvolare e straripante di mr. Cunningham si sposava alla perfezione con un songwriting degno della Motor City.

Sfortunatamente all'epoca non furono in molti a poter ascoltare quel disco: esaurita la prima tiratura, "A Portable Altamont" non venne mai ristampato.

Oggi però tutti i brani dei Brother Brick tornano nuovamente alla luce, grazie all'attivissima label australiana Off The Hip che pubblica l'opera omnia del gruppo di Sydney.

"STRANDED IN THE NINETIES" è un eccezionale doppio CD che contiene tutti i brani editi dalla band: dai primi gemiti dell'Ep "Gettin' Beyond A Shit" fino all'ultimo singolo, quello della "svolta" power-pop: "See You Tonight". In mezzo ci sono i formidabili singoli"Chokito Bar", "The Same", "No Turning Back" e l'eccezionale unico album della band.

E c'è pure un intero CD di demo, registrazioni live, brani sparsi su compilation (tra cui è d'obbligo segnalare le cover di "Savage" dei Fun Things e "Color Me Impressed" dei Replacements).

Insomma su "Stranded In The Nineties" è racchiuso l'intero universo musicale di una delle più grandi formazioni australiane dello scorso decennio.

Se li avete persi dieci anni fa, non mancate il contatto con i Brother Brick anche questa volta!!!