lunedì 12 novembre 2007

Una vita spezzata


Smettiamola con le ipocrisie.
Un poliziotto ieri ha ucciso un ragazzo di 28 anni, senza motivo.
Sparando come nel Far-West.

La notizia è questa.

E su questo omicidio dovrebbe essere fatta giustizia.
Purtroppo sappiamo - dai fatti di Genova in poi (per non andare troppo indietro nel tempo) - che in questo Paese a "democrazia limitata" difficilmente accadrà.

Perchè è un dato di fatto che le forze dell'ordine godono in Italia di sostanziale impunità.
E su questo dobbiamo tentare di far sentire la nostra voce, sollevando una vera emergenza democratica.
Perchè da noi la polizia gira armata e spara?
Non si spiega infatti perchè in società anche più violente della nostra, in Inghilterra ad esempio, la polizia gira senza armi da fuoco e garantisce comunque un efficiente servizio a tutela dei cittadini.

Queste sono le domande che dovremmo rivolgere ai nostri rappresentanti in Parlamento...

In queste ore, però, oltre al cordoglio per una giovane vita spezzata (Gabriele R.I.P.) è bene mantenere la lucidità necessaria per non fare confusione.

Quello che è successo dopo, ovvvero la guerriglia urbana scatenata da un manipolo di delinquenti che i media continuano a definire tifosi, non ha niente a che vedere con l'omicio di Gabriele Sandri.

E' stata solo la scusa, la miccia per far esplodere una situazione di per sé incandescente.

In queste ore ci dovrebbe essere spazio solo per il dolore e la riflessione.
Un ragazzo di 28 anni non c'è più.
Appena poche ore prima era allo storico Piper a far girare i dischi e a far ballare la gente.
Ora è morto.
Ammazzato da un poliziotto. Senza un perchè.

3 commenti:

  1. ho scritto qualcosa di simile sul mio blog e condivido ogni parola del tuo post

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  2. Ciao Roberto,
    hai proprio ragione.

    Il problema reale è l'informazione.

    In italia non c'è una vera informazione (POLITICA soprattutto), anzi, sembra che L'INFORMAZIONE IN ITALIA SIA UN MEZZO per "coprire" e "ditrarre" le nostre attenzioni dalla VERA INFORMAZIONE.

    Alla gente in questo episodio deve arrivare la corretta informazione: UN POLIZIOTTO HA SPARATO SENZA MOTIVO. DEVE ESSERE PROCESSATO E PUNITO.

    Ma vedrai che non succederà nulla di tutto cio' probabilmente lo metteranno in qualche ufficio a far pratiche e chiusa li...SPERO NON SARA' COSI'. SPERO NON SARA' COSI'...

    LO STATO non fa parlare e non da voce ma la soccombe.

    Non capisco i giornalisti (e non è certo il tuo caso) che decidono di dare delle prime pagine ed ampi spazi alla rivolta degli ULTRA BOICOTTANDO e dando meno spazio al vero caso: RAGAZZO UCCISO DA RAGAZZOPOLIZIOTTO ARMATO.
    E non capisco la POLIZIA.
    leo

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  3. GIANLUCA RUNZA mi ha inviato il suo (brillante) commento via e-mail. Ecco il suo post...

    "Il 77 si svolge sugli spalti e i capicurva sono il corrispettivo dei
    vari curcio, fioravanti e mambro - ovviamente con un livello culturale
    e intellettuale in meno. Questo è in un certo senso un bene, perchè ci
    permette (finalmente?) di vedere la violenza infame per ciò che è,
    senza alcun alibi ideologico o culturale a giustificarla o a rendercela
    simpatica.
    Ogni idea, nel senso più largo disponibile, si è oramai
    totalmente disgregata e tutto ciò che tiene unito il malessere dei
    casseurs de noantri, di chi lo è veramente e di chi gioca a farlo
    (esattamente come trenta a passa anni fa c'erano tanti, ma proprio
    tanti, che giocavano a fare i rivoluzionari, sputando su quelle stesse
    poltrone che avrebbero poi occupato e difeso) è la propria squadra.
    Così la violenza di classe si è trasformata in violenza di squadra (di
    calcio) e, ora come ma anche più di allora, il nemico non può che
    essere la polizia, cioè la (l'articolo determinativo significa
    "l'unica") rappresentazione concreta, cioè in carne ed ossa, dello
    Stato. Il Far West dell'autogrill non aveva niente a che vedere con gli
    scontri sugli spalti, ma era l'occasione giusta per far vedere che la
    violenza gratis, dunque assurda dunque irrazionale dunque impossibile
    al dialogo, c'è anche dalla parte dei cosiddetti buoni lavoratori da
    1.200 euro al mese; e l'occasione giusta per trovare un alibi per
    sfogare la propria violenza e dimostrare la propria presenza nella
    società. Se possiamo condividere la prima, più o meno inconsapevole,
    ragione (la violenza, quel tipo di violenza lì, c'è anche da parte
    della polizia), la seconda fa soltanto emergere l'assenza di differenze
    tra chi, in divisa, spara ad altezza d'uomo alle 9 del mattino da una
    carreggiata all'altra di un'autostrada e chi fracassa teste, macchine e
    finestre con una sciarpa colorata al collo.
    Andando oltre è chiaro che
    un Paese che dal dopoguerra a oggi non ha mai conosciuto la verità su
    chi ha fatto cosa - e non l'hai mai conosciuta sempre e soltanto a
    senso unico, cioè quando la verità e la colpa ricadevano e ricadono sui
    piani più o meno alti, delle istituzioni prima ancora che degli uomini
    - non potrà che generare forme di intolleranza e violenza fisiologica
    nei confronti dei sempiterni impuniti. Il degrado culturale in cui
    viviamo in Italia, infine, fa sì che adesso queste forme di
    rivendicazione, e conseguente violenza, avvengano e siano legate alle
    tribune e ai tribuni dello stadio.
    Poche storie, è questo che siamo".

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