sabato 29 maggio 2010
EIGHTIES COLOURS: oggi a Borgo d'Ale
Oggi pomeriggio a Borgo D'Ale, in provincia di Vercelli, la Biblioteca comunale (ex Chiesa di San Francesco) ospiterà la presentazione di "Eighties Colours".
L'appuntamento è alle ore 16. Modera il dibattito Lodovico Ellena che subito dopo si esibirà con la sua band di allora, gli psichedelici Effervescent Elephants riuniti per l'occasione.
Avremo tutti, sicuramente, "something to say"!!!
Se siete in zona, non mancate...
venerdì 28 maggio 2010
EIGHTIES COLOURS: oggi a Torino
Dopo Piacenza, Fidenza e Napoli, è il turno di Torino.
O meglio di Avigliana: stasera alle 20, al caffè Tritolo, presenteremo "Eighties Colours" assieme a Luca Re (Sick Rose), Ursus D'Urso (No Strange), Cristina Scanu, Marco Ciari (Party Kidz)...e a tutti gli amici che decideranno di intervenire.
Vi aspetto numerosi! Keep the faith!
mercoledì 26 maggio 2010
Stasera allo spazio daSud, ERETICI DIGITALI
MERCOLEDI’ 26 MAGGIO - ORE 20
Spazio daSud - Vie Gentile da Mogliano, 170 (Pigneto) - Roma
ERETICI DIGITALI.
La rete è in pericolo, il giornalismo pure. Come salvarsi
Partecipano alla presentazione del libro:
gli autori Vittorio Zambardino (inviato Repubblica.it)
e Massimo Russo (direttore Kataweb).
Modera Roberto Calabrò (giornalista, associazione daSud)
Il mondo dei media e quello del Web rischiano seriamente, ognuno per proprio conto, di andare a rotoli, e con loro quel poco di libertà che racchiudono. Massimo Russo e Vittorio Zambardino, giornalisti che da oltre quindici anni "si sporcano le mani" con Internet, raccolgono la sfida e in dieci eretiche tesi raccontano gli scenari che si stanno profilando e che ci aspettano negli anni a venire. “Crediamo che una cultura e un modo di raccontare il mondo siano al tramonto, ma che il giornalismo vada salvato dalla crisi dei giornali, perché la realtà esiste ancora e va raccontata. Crediamo che, se continua a vivere la Rete come un’anomalia da ridurre al "mondo reale", la politica ne ucciderà la libertà di espressione. Crediamo che nel digitale ci siano i nuovi padroni dell’economia della conoscenza, non più buoni e più liberi dei padroni di prima: e crediamo che il popolo della Rete debba averne coscienza critica. Crediamo che il populismo non si fermerà davanti a Internet. E crediamo che la salvezza possa esserci solo facendo incontrare le parallele, tradendo tutti il proprio orto di appartenenza. Scrivendo insieme il racconto digitale del mondo”.
martedì 25 maggio 2010
EIGHTIES COLOURS: oggi a Napoli
Dopo l'Emilia Romagna sarà la città partenopea ad ospitare la prossima tappa dell'EIGHTIES COLOURS tour!
Stasera alle ore 20, si parlerà di garage, beat e neopsichedelia al KESTE' di Napoli in Largo San Giovanni Maggiore Pignatelli (di fronte all'Istituto Orientale).
Modera il dibattito il direttore editoriale di Freak Out, Giulio Di Donna.
A seguire DJ set a tema, a cura di Arthur Green.
Vi aspetto numerosi!
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sabato 22 maggio 2010
venerdì 21 maggio 2010
EIGHTIES COLOURS: oggi a Piacenza
Stasera, alle ore 18, presentazione di EIGHTIES COLOURS alla libreria Farhenheit 451 di Piacenza (Via Legnano 16).
Parleremo della scena neo-Sixties italiana degli anni Ottanta con un protagonista di quegli anni indimenticabili: Tony Face dei Not Moving.
Se siete in zona, non mancate all'appuntamento: vi aspetto.
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giovedì 20 maggio 2010
Fútbol
Il campionato di calcio si è finalmente concluso con la prevedibile vittoria dell'Inter che però, alla fine, si è dovuta sudare lo scudetto grazie allo straordinario recupero di una Roma indomita, rigenerata dalla cura Ranieri.
Al di là dei risultati della classifica, ecco chi ha vinto il vero scudetto secondo me:
CLAUDIO RANIERI. Un gentleman, un uomo di calcio, uno sportivo vero.
Licenziato ingiustamente e in maniera indecorosa (ricordiamolo: a due giornate dal termine dello scorso campionato, con la squadra seconda in classifica) dall'inqualificabile dirigenza della Juventus, il tecnico romano non ha fatto una piega.
E' rimasto ad aspettare e, quando è stato chiamato dalla Roma per sostituire Luciano Spalletti, ha messo in campo tutta la sua esperienza, la sua autorevolezza, la sua capacità di fare gruppo e valorizzare i giocatori.
Partenza a corrente alternata, poi la sua Roma è stata la più bella sorpresa del campionato. Ha recuperato 14 punti alla corazzata Inter, è riuscita nel sorpasso, è crollata di fronte alla Samp (in una gara che avrebbe meritato di vincere).
Alla fine è giunta seconda con grande onore.
In tutto ciò i meriti di Ranieri sono stati evidenti. Non solo sul piano tecnico e dei risultati. Ma soprattutto su quello sportivo e dello stile.
Mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento fuori dalle righe.
Il calcio italiano ha bisogno di gente come lui.
LEONARDO. Chiamato controvoglia a fare l'allenatore di una squadra non più all'altezza del suo glorioso passato, ha accettato l'incarico per l'amore che lo lega(va) al Milan. Ha rianimato una squadra che di anno in anno perde i suoi campioni e che l'anagrafe condanna a recitare inevitabilmente un ruolo di secondo piano. Ha rilanciato Ronaldinho.
Fino a quando polmoni e gambe dei giocatori hanno retto, il suo Milan è stato un valido avversario dell'Inter. Di più non poteva fare.
Lo ha fatto con stile impeccabile. Ha scelto, qualche volta ha sbagliato, ma è sempre stato coerente con le sue decisioni.
Non ha accettato i diktat di Berlusconi e, a fine campionato, consapevole che la sua autonomia era malvista dal presidente-padrone, ha lasciato con eleganza.
I tifosi si sono schierati dalla sua parte, contestando per la prima volta apertamente Berlusconi.
Il suo stile, il suo sorriso e la sua eleganza (indossa le cravattine vintage che io adoro) rimangono tra le cose migliori di questa stagione.
JOSE' MOURINHO. Piaccia o non piaccia, è davvero lo "Special One".
In due stagioni ha portato l'Inter dove gli era stato chiesto.
In finale di Champions. Dove non arrivava dal 1972.
Ha già vinto due "tituli" e sabato si gioca il terzo, il più importante.
Poi andrà a Madrid, verso una nuova sfida. Non per soldi (ne guadagna così tanti che non he ha bisogno), ma perchè in Italia non si sente amato. Ed è vero.
Un po' è anche colpa sua. Pur di tenere l'attenzione tutta su di sè (e far respirare la squadra) ha spesso gettato benzina sul fuoco delle polemiche.
Il suo atteggiamento è spesso arrogante. Non sorride mai. Risponde con astio alle domande. Ma, al di là dei meriti sportivi (enormi), ha finalmente stravolto la liturgia delle risposte scontate e politicamente corrette. Dice quello che pensa, senza peli sulla lingua. E le cose che dice non sono mai banali.
Chi lo ha attaccato, dal prossimo campionato lo rimpiangerà.
E veniamo ora alle pagelle negative.
La più sonora bocciatura è per la JUVENTUS. La squadra che amavo da ragazzino e in cui non mi riconosco più. Lo stile-Juventus dei tempi di Boniperti, del Trap allenatore e di Zoff-Gentile-Cabrini-Bonini-Brio-Scirea...non esiste più.
Esiste solo una dirigenza arrogante, composta di manager che sapranno tutto di bilanci ma che di pallone giocato capiscono poco e che non danno (forse perchè non hanno) alcun valore all'aspetto umano e sportivo.
Solo così si spiega la scelta azzardata di un allenatore esordiente e senza idee.
Solo così si spiega una campagna acquisti in cui sono stati gettati al vento 50 milioni per un mediocre mediano (Felipe Melo) e per un regista (Diego) mai messo in condizione di funzionare in un collettivo costruito male.
Dispiace per Zac, un signore, ma neanche lui è riuscito a cavare un ragno dal buco.
Segno che molti giocatori sono al capolinea o sul viale del tramonto (Del Piero, Grosso, Camoranesi, Cannavaro, forse anche Buffon), molti non all'altezza del blasone, molti ancora acerbi. Urge rifondazione. A partire dalla dirigenza.
Al di là dei risultati della classifica, ecco chi ha vinto il vero scudetto secondo me:
CLAUDIO RANIERI. Un gentleman, un uomo di calcio, uno sportivo vero.
Licenziato ingiustamente e in maniera indecorosa (ricordiamolo: a due giornate dal termine dello scorso campionato, con la squadra seconda in classifica) dall'inqualificabile dirigenza della Juventus, il tecnico romano non ha fatto una piega.
E' rimasto ad aspettare e, quando è stato chiamato dalla Roma per sostituire Luciano Spalletti, ha messo in campo tutta la sua esperienza, la sua autorevolezza, la sua capacità di fare gruppo e valorizzare i giocatori.
Partenza a corrente alternata, poi la sua Roma è stata la più bella sorpresa del campionato. Ha recuperato 14 punti alla corazzata Inter, è riuscita nel sorpasso, è crollata di fronte alla Samp (in una gara che avrebbe meritato di vincere).
Alla fine è giunta seconda con grande onore.
In tutto ciò i meriti di Ranieri sono stati evidenti. Non solo sul piano tecnico e dei risultati. Ma soprattutto su quello sportivo e dello stile.
Mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento fuori dalle righe.
Il calcio italiano ha bisogno di gente come lui.
LEONARDO. Chiamato controvoglia a fare l'allenatore di una squadra non più all'altezza del suo glorioso passato, ha accettato l'incarico per l'amore che lo lega(va) al Milan. Ha rianimato una squadra che di anno in anno perde i suoi campioni e che l'anagrafe condanna a recitare inevitabilmente un ruolo di secondo piano. Ha rilanciato Ronaldinho.
Fino a quando polmoni e gambe dei giocatori hanno retto, il suo Milan è stato un valido avversario dell'Inter. Di più non poteva fare.
Lo ha fatto con stile impeccabile. Ha scelto, qualche volta ha sbagliato, ma è sempre stato coerente con le sue decisioni.
Non ha accettato i diktat di Berlusconi e, a fine campionato, consapevole che la sua autonomia era malvista dal presidente-padrone, ha lasciato con eleganza.
I tifosi si sono schierati dalla sua parte, contestando per la prima volta apertamente Berlusconi.
Il suo stile, il suo sorriso e la sua eleganza (indossa le cravattine vintage che io adoro) rimangono tra le cose migliori di questa stagione.
JOSE' MOURINHO. Piaccia o non piaccia, è davvero lo "Special One".
In due stagioni ha portato l'Inter dove gli era stato chiesto.
In finale di Champions. Dove non arrivava dal 1972.
Ha già vinto due "tituli" e sabato si gioca il terzo, il più importante.
Poi andrà a Madrid, verso una nuova sfida. Non per soldi (ne guadagna così tanti che non he ha bisogno), ma perchè in Italia non si sente amato. Ed è vero.
Un po' è anche colpa sua. Pur di tenere l'attenzione tutta su di sè (e far respirare la squadra) ha spesso gettato benzina sul fuoco delle polemiche.
Il suo atteggiamento è spesso arrogante. Non sorride mai. Risponde con astio alle domande. Ma, al di là dei meriti sportivi (enormi), ha finalmente stravolto la liturgia delle risposte scontate e politicamente corrette. Dice quello che pensa, senza peli sulla lingua. E le cose che dice non sono mai banali.
Chi lo ha attaccato, dal prossimo campionato lo rimpiangerà.
E veniamo ora alle pagelle negative.
La più sonora bocciatura è per la JUVENTUS. La squadra che amavo da ragazzino e in cui non mi riconosco più. Lo stile-Juventus dei tempi di Boniperti, del Trap allenatore e di Zoff-Gentile-Cabrini-Bonini-Brio-Scirea...non esiste più.
Esiste solo una dirigenza arrogante, composta di manager che sapranno tutto di bilanci ma che di pallone giocato capiscono poco e che non danno (forse perchè non hanno) alcun valore all'aspetto umano e sportivo.
Solo così si spiega la scelta azzardata di un allenatore esordiente e senza idee.
Solo così si spiega una campagna acquisti in cui sono stati gettati al vento 50 milioni per un mediocre mediano (Felipe Melo) e per un regista (Diego) mai messo in condizione di funzionare in un collettivo costruito male.
Dispiace per Zac, un signore, ma neanche lui è riuscito a cavare un ragno dal buco.
Segno che molti giocatori sono al capolinea o sul viale del tramonto (Del Piero, Grosso, Camoranesi, Cannavaro, forse anche Buffon), molti non all'altezza del blasone, molti ancora acerbi. Urge rifondazione. A partire dalla dirigenza.
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mercoledì 19 maggio 2010
EIGHTIES COLOURS in libreria e tour!!!
Finalmente, dopo una lunga attesa, arriva in libreria "Eighties Colours".
Da venerdì 21 maggio sarò in tour a presentarlo. Qui sotto le date confermate (altre sono in via di definizione)
venerdì 14 maggio 2010
Stile inglese
La settimana appena trascorsa ci ha dato una lezione di stile. Di stile inglese, per l'esattezza.
La transizione da 13 anni di governo laburista a una coalizione Tory-LibDem è avvenuta, nonostante le difficoltà di un parlamento in bilico, in soli cinque giorni.
L'addio di Brown che prende moglie e figlioletti e se ne va dal n. 10 di Downing Street è esemplare.
Quanto la conferenza stampa di insediamento del suo successore David Cameron che lo ringrazia per gli anni spesi al servizio della nazione.
Un esempio di stile istituzionale, lontano anni luce dalla caciara, dagli insulti, dalle accuse, dalle meschinità che ogni giorno accompagnano il teatrino della politica italiana.
Un'altra lezione di stile è poi arrivata mercoledì sera, al termine della finale di Europa League tra Fulham e Atletico Madrid. Con i tifosi della squadra londinese che, seppur perdenti, hanno applaudito i loro beniamini ma anche la squadra avversaria. Da noi si sarebbe scatenato l'inferno appena terminata la partita.
Tornando alla politica, la considerazione più evidente che ci arriva da questa lezione di stile è che nei paesi a solida tradizione democratica, come il Regno Unito, chi termina la propria esperienza istituzionale chiude per sempre con la politica. Cede il passo.
Da noi si assiste invece a uno spettacolo di cabaret, vecchio e squallido, per cui un ministro costretto anni fa alle dimissioni, viene più volte investito della stessa carica (ma in dicasteri diversi, tanto per cambiare!), salvo poi a dovere dare nuove e imbarazzate dimissioni qualche anno dopo.
O dove un candidato premier bocciato sonoramente dagli elettori, continua la sua traiettoria politica, assumendo incarichi, partecipando ai salotti televisivi fino a spuntare una nuova candidatura a sindaco della Capitale. E farsi trombare di nuovo.
Dove un ex leader di partito, ex sindaco, ex ministro ed ex direttore di giornale, invece di ritirarsi a vita privata a scrivere libri e fare beneficenza in Africa (come pure aveva promesso) tenta di rientrare in gioco formando una corrente partitica travestita da fondazione.
O dove ex potenti della prima Repubblica siedono ancora in Parlamento, attaccati col mastice alle poltrone di Montecitorio.
Ma, al di là di tutto, è l'anagrafe a segnalare l'inesorabile declino dell'Italia: Cameron e il suo vice Clegg hanno entrambi 43 anni. Berlusconi quasi 74.
Il che la dice lunga sullo stato di salute di quello che non è più - se mai lo è stato - un paese per giovani.
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lunedì 10 maggio 2010
Mark Lanegan in Italia
Da vent'anni è "la" Voce del rock, Mark Lanegan.
Una voce splendida, cavernosa e riconoscibile sin dalle prime battute.
Una voce che marchia a fuoco i solchi dei dischi su cui è impressa e li trasforma spesso in lavori indimenticabili.
Sin dai tempi dei leggendari Screaming Trees - la sua straordinaria band di rock psichedelico accostata erroneamente alla scena grunge - il cantante di Ellensburg ha messo in chiaro una cosa. Che la sua voce era uno strumento in più, in grado di esprimere le ferite e i tormenti dell'anima.
Chiusa l'avventura con la sua straordinaria formazione, Lanegan ha proseguito una carriera di grande spessore: da solista (con album mai meno che egregi) e con svariate collaborazioni. Dai Queens Of The Stone Age ai lavori con Isobel Campbell dei Belle & Sebastian fino alle recenti prove con gli inglesi Soulsavers.
Adesso ritorna in Italia con uno show acustico che si preannuncia mozzafiato.
Due le date previste: il 13 maggio ai Magazzini Generali di Milano e il giorno successivo, venerdì 14 maggio al Circolo degli Artisti di Roma.
Un appuntamento che "rischia" seriamente di trasformarsi nel concerto dell'anno.
Aggiornamento 11 maggio:
Comunicazione di servizio: è di poche ore fa la notizia che le due date di Mark Lanegan in Italia sono "sold out". Non sono disponibili pertanto neppure i biglietti al botteghino.
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martedì 4 maggio 2010
EIGHTIES COLOURS su Post.it
EIGHTIES COLOURS: il countdown è iniziato!
Un'anticipazione si trova sul numero della free press POST.IT di maggio 2010
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domenica 2 maggio 2010
IGGY AND THE STOOGES: Live in London
Concerto dell'anno o truffa del secolo?
Dobbiamo amare Iggy senza se e senza ma oppure riconoscere che è un cinico bastardo che è passato sul cadavere di Ron Asheton pur di continuare a suonare e far soldi?
Il sondaggio è aperto...a voi i commenti!!!
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sabato 1 maggio 2010
1 Maggio: Festa del (non) Lavoro
Una volta era la festa dei lavoratori, delle conquiste sindacali e sociali, delle lotte della classe operaia che avevano portato a un cambiamento nella società e a condizioni di lavoro e di salario accettabili per tutti.
Poi è arrivata la flessibilità e quindi la precarietà che, come era ampiamente prevedibile, si sono trasformate in "precarietà permanente": un terribile ossimoro per due generazioni di italiani che, per la prima volta dal dopoguerra, vivono in condizioni peggiori dei propri genitori, vedendo di fatto annullate un secolo di conquiste sociali.
Non solo la scomparsa del posto fisso (che di per sè potrebbe pure starci), ma l'abolizione di qualsiasi tipo di tutela, di qualsiasi forma di rete di protezione sociale. Contratti a tempo che, una volta scaduti, non danno diritto ad alcun tipo di assistenza sociale, che producono l'impossibilità di acquistare una casa, di fare un progetto, di programmare un minimo di futuro. Che ti negano una vita dignitosa.
Tutto ciò nell'acquiescenza dei sindacati che continuano a proteggere i protetti (pensionati e lavoratori a tempo indeterminato) e del sedicente centro-sinistra, impelagato prima in squallide lotte di potere e oggi nell'incapacità a dar vita a un partito degno di tal nome e a un progetto complessivo di riforma della società italiana.
Nel giorno che fu della Festa del Lavoro e che oggi si è trasformato nella Festa del Non Lavoro, chiediamo la grazia a Lui: a San Precario.
L'unico che può salvarci da un destino segnato.
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