lunedì 5 marzo 2012
No Tav non significa No al progresso
Sul suo seguitissimo blog "Terra è libertà" il mio amico Fabio Cuzzola attacca il fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari, per il suo ultimo editoriale di domenica. Che ha sorpreso anche me, francamente.
Scrive Scalfari che lo stupisce la posizione degli studenti, ostile all’Alta Velocità. E ancor di più che fra i più acerrimi nemici dell'opera vi siano gli studenti calabresi.
Anche se non più studente da almeno una quindicina d'anni, sono calabrese e capisco l'avversità al progetto degli studenti. Della Valsusa come della Calabria.
Non sono contrario alla Tav, al progresso e all'ammodernamento generale del Paese.
Ancor di più perchè noto il ritardo quarantennale dell'Italia rispetto agli altri membri fondatori dell'Unione e ad altri paesi nostri "cugini", come la Spagna, che da tempo hanno messo il turbo, raggiungendoci e superandoci in fatto di infrastrutture e trasporti.
Proprio per questo motivo credo che ci sia bisogno di grandi opere pubbliche.
Di quelle necessarie allo sviluppo, non di cattedrali del deserto che abbiamo già sperimentato sulla nostra pelle, soprattutto al Sud.
In un periodo in cui le risorse pubbliche sono sempre più risicate, al punto da tagliare con l'accetta lo stato sociale, una discussione sulle priorità strategiche per l'Italia sarebbe doverosa tra le forze politiche e la società civile.
In un paese in cui, a 151 anni dall'unità, la forbice tra Nord e Sud si è allargata a dismisura invece di ridursi, la Tav Torino-Lione può essere considerata un'opera strategica?
Credo che lo sarebbe molto di più una linea ad alta velocità che arrivi a Reggio Calabria, e non si fermi a Salerno come è ora.
Lo sarebbero il completamento della Salerno-Reggio, la messa in sicurezza di molte aree geologicamente a rischio, un nuovo e moderno sistema di acquedotti in Calabria e Sicilia, la costruzione di reti ferroviarie e stradali in Sardegna e Sicilia, una metropolitana degna di questo nome nella capitale. Con tempi di realizzazione certi e costi in linea con quelli europei.
Essere contro la Tav o contro il Ponte sullo Stretto non significa essere contro il progresso. Significa avere un'idea diversa di progresso. Che tenga conto delle persone e non solo e soltanto delle lobby imprenditoriali e finanziarie.
Etichette:
domenica 4 marzo,
editoriale,
Fabio Cuzzola,
No Ponte,
NO TAV,
Roberto Calabrò,
Scalfari,
Terra è Libertà
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
Accolgo l'invito e la provocazione che viene anche dalla CGIL...la TAV venite a farla al Sud.
Posta un commento