"Assassini, assassini! Dov'erano gli estintori? Assassini!
Chi mi ridà adesso mio figlio? 26 anni! Assassini! Bastardi!
Avete rovinato la mia famiglia! Assassini".
Il grido straziante di Nino Santino, il padre di Bruno, uno dei quattro operai arsi vivi alla ThyssenKrupp di Torino mi ritorna in mente spesso in questi giorni in un misto di rabbia e tristezza.
Lavorare per 1000 Euro al mese. Morire per 1000 Euro al mese.
Per fare arricchire imprese multinazionali che non garantiscono non alti standard di sicurezza, ma neanche la sostituzione di un estintore!
Il problema in questo Paese è che ormai nessuno parla più della classe operaia.
Non ne parlano le televisioni se non accade una strage come quella di Torino.
Non ne parlano i sindacati che si occupano solo degli statali e dei pensionati e soprattutto dei loro privilegi.
Non ne parlano più i partiti.
L'ex Partito Comunista, poi PDS, poi DS, ora Partito Democratico si occupa di scalare banche, organizzare feste e individuare - assieme al cavaliere Berlusconi - la migliore legge elettorale per garantirsi l'inamovibilità dal Parlamento.
Intanto la condizione operaia, come è emerso in questi ultimi giorni, è sempre più difficile: precarietà, turni massacranti per potersi garantire uno stipendio appena dignitoso, assenza di sicurezza sul lavoro (come dimostrano le oltre 1000 morti "bianche" nel 2007) e della possibilità di fare ascoltare la propria voce.
In questi giorni di rabbia e di dolore, ci sentiamo vicini agli operai e alle loro famiglie.
Ma dobbiamo anche mantenere la lucidità necessaria per alzare la voce e chiedere alla nostra classe dirigente, soprattutto ai sedicenti partiti di sinistra, di rimettere al centro dell'agenda parlamentare la condizione operaia, la sicurezza sul luogo del lavoro, la lotta alla precarietà e la questione salariale.
Se non sono in grado di farlo, che abbiano la dignità di dimettersi e di non venirci più a chiedere di votarli.