sabato 6 dicembre 2008

Un anno dalla tragedia della Thyssen Krupp


E' passato un anno dalla tragedia della Thyssen Krupp, l'incidente all'accieria torinese in cui morirono arsi vivi 7 operai.

Una tragedia annunciata diventata il simbolo delle morti sul lavoro in Italia.

L'emblema di un sistema produttivo in cui la sicurezza dei lavoratori è all'ultimo posto nell'elenco delle priorità come, purtroppo, dimostrano le cronache quotidiane che registrano ogni giorno incidenti su incidenti.
Nonostante l'approvazione del testo unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, in Italia si continua a morire. E tanto.
Le cifre ufficiali dicono che nel 2008 sono oltre 1000 le vittime del lavoro, a cui vanno aggiunti tutti quei lavoratori in nero (prevalentemente extracomunitari senza permesso di soggiorno) che muoiono senza che nessuno ne sappia nulla.

L'Italia veste la maglia nera in Europa per gli incidenti sul lavoro, ma all'orizzonte non si intravede alcun cambio di rotta. Addirittura pare che Confindustria voglia proporre 46 emendamenti al testo unico sulla sicurezza per depotenziarlo ulteriormente, quando invece servirebbero controlli (e quindi un maggior numero di ispettori del lavoro) più stringenti ed efficaci.

Oggi è il momento del ricordo e della commozione.

Da domani, però, bisognerà ricominciare a ragionare seriamente sul tema della sicurezza sul lavoro.

In un quadro di crisi generalizzata, e quindi di evidente debolezza dei lavoratori stretti dalla minaccia di perdere l'occupazione, devono essere i partiti di sinistra (o ciò che ne rimane) e i sindacati (troppo spesso acquiescenti con le politiche padronali) a tenere alta la guardia e incalzare il governo su questo tema così drammaticamente urgente.

Ma anche l'opinione pubblica - noi tutti - deve fare la propria parte, facendo sentire la propria voce attraverso tutti i luoghi di incontro e partecipazione democratica: la Rete, da questo punto di vista, può fungere da megafono del malcontento e dell'indignazione.

Un'iniziativa dal basso forse sarebbe più efficace di tanti vuoti proclami della nostra classe dirigente.

Nessun commento: