sabato 20 giugno 2009

The Desert Island Records



Vi ricordate “Alta Fedeltà”, il fortunato romanzo di Nick Hornby?
In quel libro il protagonista Rob Fleming, grandissimo appassionato di musica, aveva una vera e propria mania per le “Top 5”: classifiche con i cinque singoli preferiti, o con i cinque migliori lati A dei 45 giri o con le cinque più belle canzoni di Elvis Costello.

Adesso lo scrittore inglese raddoppia e ci svela quali sono i suoi dieci album preferiti. I dischi che si porterebbe su un’isola deserta.
Ce lo racconta in “The Desert Island Records” (Tuttle Edizioni, 383 pagine, 17 euro), un interessante volume curato da Stefano Isidoro Bianchi e Christian Zingales, rispettivamente direttore e capo redattore di “Blow Up”, rivista che negli ultimi otto anni ha raccolto e pubblicato le personali classifiche di oltre cento artisti.

A partire da Nick Hornby, unico non musicista presente, che sotto le palme di un atollo sperduto porterebbe con sé “London Calling” dei Clash e un cofanetto di Aretha Fraklin, il secondo dei Led Zeppelin e un album degli sconosciuti - ma suoi amici personali - The Bible.

Ma le sorprese non finiscono qui: scorrendo le pagine si scopre, ad esempio, che il geniale David Byrne mette due italiani tra i suoi dieci dischi da isola deserta: “Creuza de ma” di Fabrizio De Andrè e “Storie d’amore” degli Avion Travel.
Mentre Martin Gore dei Depeche Mode stila una lista tutto sommato classica, fatta di Elvis e Beatles, David Bowie e Iggy Pop. E se Manuel Agnelli degli Afterhours non tradisce le sue radici underground, scegliendo i Devo e gli Alley Cats, i Replacements e i Fall, Vinicio Capossela conferma tutto il suo eclettismo mettendo assieme Jeff Buckley e un cantautore popolare come Matteo Salvatore.
Il più insospettabile? Luca Carboni. Che non riesce a fare a meno di De Gregori. E neppure dei Sex Pistols.

1 commento:

Franco Zaio ha detto...

E i tuoi dischi da isola deserta quali sono? (Sempre che uno su un'isola deserta abbia voglia di ascoltare musica) :-)
Ciao