martedì 26 aprile 2011

Poly Styrene R.I.P.

POLY STYRENE (3.7.1957 - 25.4.2011)





Poly Styrene, una delle icone femminili del punk, è morta. Aveva 53 anni e alla fine di febbraio le era stato diagnosticato un cancro al seno. Una malattia fulminante che l’ha portata via mentre stava per vivere un altro momento esaltante della sua carriera: a fine marzo era infatti uscito il suo nuovo album “Generation Indigo” a cui aveva lavorato con passione nel corso degli ultimi anni e che avrebbe voluto portare in tour questa primavera.
Ma il cancro l’ha sconfitta in appena due mesi.

Nata nel 1957 da madre inglese e padre somalo, Marianne Joan Elliott-Said (questo il suo vero nome) a 15 anni lascia la scuola e inizia la sua avventura artistica.
Si muove nella scena underground della capitale inglese, pubblica un singolo (“Silly Billy”) a suo nome ma, dopo aver visto in azione i Sex Pistols il giorno del suo diciottesimo compleanno, decide che è arrivato il momento di formare una band.

Mette un annuncio su “New Musical Express” e “Melody Maker” e recluta quattro giovanissimi come lei: la sassofonista Lora Logic, appena quindicenne (poi sostituita da Rudi Thompson), il chitarrista Jak Airport, il bassista Paul Dean e il batterista BP Hurding.

Nascono così gli X-Ray Spex, la più originale formazione del punk inglese. Originali sotto molti punti di vista: per l’utilizzo inedito del sassofono, per la solarità e l’abbigliamento coloratissimo di Poly-Styrene (“Usavo materiale comprato nei mercatini e lo trasformavo in qualcosa di originale, che durava lo spazio di un concerto o poco più”) e per i testi ironici che mettono alla berlina il consumismo, la visione maschilista della donna-oggetto e l’idea di una società massificata. Canzoni come “Oh Bondage, Up Yours!”, “Identity”, “Plastic Bag”, “The Day The World Turned Dayglo”, “Warrior In Woolworths” segnano un’epoca ed entrano di diritto nella storia del punk. Come il loro debut-album “Germfree Adoldescents”, pubblicato nel 1978. Un capolavoro.

Il punk è la fotografia di un momento, rabbia giovanile convogliata in musica.
Brucia velocemente come gli X-Ray Spex che si sciolgono due anni dopo. Nel frattempo Poly Styrene ha già pubblicato un album da solista, “Translucence”, spostandosi verso sonorità decisamente più pop e vagamente jazzate.
Anticonformista per natura, gioiosa e sempre attenta a combattere le imposizioni della società sull’individuo, diventa una Hare Khrisna e prosegue la sua attività artistica come compositrice, scomparendo dalle luci dei riflettori, eccezion fatta per il singolo “Gods & Godesses” del 1986, per la reunion degli X-Ray Spex che nel 1995 frutta il prescindibile “Conscious Consumer” e per il più recente lavoro a suo nome “Flower Aeroplane” del 2004.

Nel 2008 riforma gli X-Ray Spex per un unico trionfale concerto al Roundhouse di Londra. Da quel momento in avanti si dedicherà anima e corpo alla realizzazione del nuovo disco, “Generation Indigo”, in cui dà spazio alle sue visioni sulla vita, sulla spiritualità, sulla società, stando sempre dalla parte della gente.
Era gioiosa, Poly Styrene, e piena di energia per il nuovo album che per lei rappresentava una nuova sfida, un’eccitante avventura artistica da vivere appieno.
Ma il male ha avuto la meglio.
Il mondo, non soltanto quello della musica, sarà un po’ meno “fluorescente” senza di lei.

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