mercoledì 4 maggio 2011
A Reggio si vota, ma la città sprofonda nell'indifferenza
Una fotografia della città dello Stretto a due settimane dal voto
I tempi delle allegre notti danzanti sul lungomare e delle passerelle di Valeria Marini sul corso Garibaldi sono finiti per sempre. Spariti in un lampo assieme alla poltrona dell’ex sindaco Giuseppe Scopelliti (Pdl), volato verso mete più ambiziose: la presidenza della regione Calabria.
Eletto dai calabresi con un plebiscito, l’enfant prodige della destra reggina ha lasciato dietro di sé un cumulo di macerie. E una città che si interroga su un futuro incerto, sospesa com’è tra una crisi economica devastante, una classe politica sempre più divisa in lotte intestine a destra come a sinistra e il degrado che avanza.
Per rendersi conto che i tempi sono cambiati basta fare un giro per la città dello Stretto. Cumuli di spazzatura attorno ai cassonetti, strade che sembrano una groviera, lavori pubblici lasciati a metà. La Villa comunale, un tempo abituale meta di famiglie e bambini, giace in uno stato di abbandono, sfregiata da ingombranti opere in muratura iniziate e mai finite. Sul piazzale della Libertà della prevista fontana circolare che avrebbe dovuto sancire la grandeur della passata amministrazione resta solo l’enorme base di cemento circondata dalle erbacce.
Di fronte c’è il Quiiper, l’ipermercato simbolo della crisi economica che attanaglia la città. Fa parte dell’impero in disfacimento della Gdm, il più importante gruppo della grande distribuzione in provincia che un mese fa ha portato i libri contabili al tribunale fallimentare.
Oltre ai tre Quiiper dislocati nei luoghi strategici della città, stanno per chiudere anche decine di piccoli supermercati Carrefour express, di proprietà dello stesso gruppo, presenti in ogni quartiere. A rischiare il posto non ci sono solo i mille dipendenti dell’azienda, ma anche i lavoratori dell’indotto: quasi duemila persone. Come se a Torino chiudesse la Fiat.
La crisi investe un altro fiore all’occhiello dell’economia reggina: la Mauro Caffè, una volta leader in Calabria e tra i nomi più importanti del settore a livello nazionale. L’azienda, passata tre anni fa nelle mani dell’imprenditore Fabrizio Capua, attuale assessore regionale ai programmi speciali dell’Unione Europea, sembra non navigare in acque tranquille, secondo quanto denunciano i sindacati.
E il settore pubblico non sta meglio. Da mesi sono senza stipendio i dipendenti della Multiservizi, la società mista del Comune per gli interventi di manutenzione, su cui ha messo le mani la criminalità organizzata. Ai primi di aprile, durante un’operazione antimafia in cui sono finite in manette ventisei persone, è stato arrestato il direttore operativo Giuseppe Rechichi. Per i magistrati che conducono le indagini, non solo un referente della potente cosca Tegano ma in passato anche uomo di fiducia dei killer durante la guerra di mafia. La prova provata che la ‘ndrangheta controlla anche le società a capitale pubblico.
Con questo quadro preoccupante la città va alle elezioni. A Reggio non c’è aria di cambiamento, la gente è come assuefatta e la politica non offre un grande spettacolo. Una volta eletto governatore Scopelliti, la destra è implosa: il sindaco facente funzioni Giuseppe Raffa ha subito attacchi violenti da parte dei suoi stessi assessori, con una crisi in giunta e relativo rimpasto che ha lasciato strascichi velenosi. Alla fine Raffa ha strappato una difficile candidatura alla Provincia, mentre al Comune il candidato del centrodestra è risultato Demetrio Arena, un uomo di fiducia dell’ex sindaco: fu infatti Scopelliti a nominarlo amministratore unico dell’Atam, la municipalizzata che si occupa dei trasporti pubblici. Mentre Futuro e libertà ha presentato un proprio candidato, il carneade Carlo Sbano.
A sinistra le cose non vanno meglio: invece di puntare su un candidato unitario l’opposizione si è frantumata. E gli aspiranti alla poltrona di sindaco, nell’area progressista, sono diventati tre. Un guazzabuglio difficile da decifrare. Massimo Canale, consigliere comunale uscente ed ex segretario del Pdci, è stato sconfessato dal suo vecchio partito ed è oggi sostenuto da Pd, Rifondazione Comunista e da due liste civiche. I vendoliani di Sinistra e Libertà hanno stretto un accordo con Italia dei Valori e Pdci sulla candidatura di Aldo De Caridi dell’Idv (già passato per l’Mpa di Lombardo), tra i mugugni di molti militanti. C’è poi l’outsider Giuseppe Siclari, del Partito Comunista dei Lavoratori. Il terzo polo invece ha deciso di candidare il potente Giuseppe Bova, ex presidente del Consiglio regionale uscito recentemente dai ranghi del Partito democratico. Chi vincerà? A Reggio Calabria nessuno azzarda previsioni. L’impressione, in questo momento, è che a perdere sia solo la città.
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