sabato 24 settembre 2011
I vent'anni di "Nevermind"
24 settembre 1991. Negli Stati Uniti esce "Nevermind", il secondo album dei Nirvana.
Il primo per la major Geffen.
Un disco esplosivo e melodico al tempo stesso: la triade iniziale "Smells Like Teen Spirit", "In Bloom", "Come As You Are" è da ko.
Meno masticabili dal grande pubblico le altre canzoni. Eppure il miracolo si compie.
L'album del trio di Seattle - Kurt Cobain, Kris Novoselic, Dave Grohl - conquista le classifiche e vende (nel corso degli anni) qualcosa come trenta milioni di copie.
I Nirvana, da gruppo underground, diventano nel giro di poche settimane delle rock star, l'industria discografica fiuta l'affare e si butta a pesce su tutte le band del cosiddetto movimento grunge strappandole a forza di contratti remunerativi alle etichette indipendenti che fino allora le avevano sostenute.
Fino a raschiare il fondo del barile, alla ricerca dell'ennesimo gruppetto che porti in dote l'ennesima hit.
Il 24 settembre 1991 segna uno spartiacque nella storia della musica rock.
Da quella data nulla sarà come prima.
Il termine "indie" che indicava i gruppi e le etichette indipendenti, e con loro tutto un universo, una scena di persone alternative al sistema ufficiale, inizierà a perdere di valore.
Alla connotazione etica ne subentrerà una meramente estetica: oggi non si parla più di indie-band per indicare gruppi che incidono per etichette indipendenti e che hanno una visione alternativa al corporate-rock. Si parla di gruppi indie SOLO per indicare quelle band che hanno un suono "alternativo" al pop da classifica.
La fine dell'universo indipendente, di una scena forte e consolidata, con i suoi gruppi, le sue piccole/grandi case discografiche (cito solo le tre più importanti e influenti negli States: Sub Pop, SST, Dischord), i suoi club, i negozi di dischi, i suoi abituali luoghi di ritrovo, inizia proprio con l'uscita di "Nevermind".
Kurt Cobain non ce la farà a reggere il peso di quella pressione, di quel ruolo non cercato di rockstar, di quell'immensa insopportabile pressione mediatica.
E appena tre anni dopo si toglierà la vita.
"Nevermind" rimarrà un disco epocale. Nel bene e nel male.
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mercoledì 21 settembre 2011
Retromania
Tutti ne parlano, tutti lo citano, in molti stanno affollando gli incontri con l'autore divenuti un appuntamento mondano: "Retromania", il nuovo saggio di Simon Reynolds, pubblicato in Italia da ISBN (pag. 480, € 26,90), è il nuovo caso editoriale dell'anno. Almeno per quanto riguarda la critica musicale.
Non appena lo avrò terminato vi dirò esattamente cosa ne penso. In ogni caso Reynolds, che guarda la realtà da una prospettiva privilegiata: il centro e non la periferia dell'impero, dimostra ancora una volta di essere un fotografo lucido dei tempi in cui viviamo
Perchè sono vere le premesse da cui parte: mai come in questi anni l'arte ha guardato al passato (anche prossimo) e non al futuro.
Sarà mai perchè il presente ci deprime?
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venerdì 16 settembre 2011
Diario 2004 - 2007
Una selezione dei miei pezzi apparsi su DIARIO dal 2004 al 2007 è ora disponibile qui
http://dust.it/autore-diario/roberto-calabro/
Per chi scrive, il "Diario" diretto da Enrico Deaglio è stato una palestra di giornalismo di assoluto spessore. L'unico settimanale in grado di parlare dell'"altra" Italia e dell'"altro" mondo, con notizie e reportage che molto difficilmente avreste potuto leggere altrove.
Un'esperienza durata 11 anni e finita quasi all'improvviso lasciando un buco enorme nell'informazione italiana.
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martedì 6 settembre 2011
Settembre, si ricomincia...
Settembre, si ricomincia.
L'estate è stata prodiga di belle letture, dischi nuovi e ristampe da non perdere, idee folli e progetti da mettere in cantiere. Vediamo un po'.
NOT MOVING - Light/Dark: Singles, Eps and Early More 1981 - 1987
Ristampa dell'anno. Il meglio dei Not Moving è sempre stato sul piccolo formato, sui singoli e sugli EP. Più che "Sinnermen", ho sempre amato alla follia "Black'n'Wild" e "Jesus Loves His Children" e, da quando Area Pirata lo ha stampato, l'album fantasma "Land Of Nothing".
Nessun gruppo nell'Italia degli anni Ottanta era riuscito a far tanto: a mischiare nello stesso calderone sonoro garage, punk, psychobilly, blues, psichedelia.
Nuns e Gun Club, Cramps e Robert Johnson.
Il vertice della produzione della leggendaria band piacentina è racchiusa in queste 31 tracce che contengono anche i primi due singoli e il primo introvabile demo.
Energia oscura che esplode dai solchi digitali di questa raccolta assolutamente imperdibile.
BABY WOODROSE
Sono il gruppo psichedelico che più ho amato e seguito negli ultimi 10 anni.
Non hanno mai, o quasi mai, sbagliato un colpo. La loro storica etichetta Bad Afro adesso celebra il decennale di attività della band/progetto di Lorenzo Woodrose con due ristampe che escono a pochi mesi l'una dall'altra.
La prima si intitola "Mindblowing Seeds and Disconnected Flowers" e contiene i demo di 15 brani (con alcune esclusioni e diverse outtakes esplosive) che finirono nel debut-album "Blows Your Mind". (Qui la recensione su Freak Out).
La seconda è un must assoluto. Vale a dire "Love Comes Down", l'unico album dei Baby Woodrose a non essere stato pubblicato dalla Bad Afro (uscì per il marchio Spinello/Playground nel 2006). Per me si tratta in assoluto del disco migliore della band di Copenhagen assieme a "Money For Soul".
Un meraviglioso mix di psichedelia dalle tinte forti, garage color porpora e ballate influenzate dal folk-rock alla Love. Se lo avete perso all'epoca, non mancate di recuperare adesso. Esce a metà ottobre.
Qui la recensione che scrissi per Freak Out cinque anni fa.
CLAUDIO ROCCHI & EFFERVESCENT ELEPHANTS
Un regalo davvero inaspettato. L'incontro magico-misterico tra il mago della folkedelia italiana degli anni Settanta (ricordate "Volo Magico n.1"?) e una delle band protagoniste della scena neo-Sixties degli anni Ottanta: Claudio Rocchi ed Effervescent Elephants.
Insieme per firmare un piccolo gioiello underground "out of time".
Volutamente lontano da questi tempi frenetici e decadenti. Con un orecchio posato sul cuore e la mente rivolta ad Oriente. Suoni lisergici come non ne ascoltavamo da tempo.
Firma il tutto la piccola brillante Psych Out di Cosimino Pecere.
WELCOME BACK TO THE EIGHTIES COLOURS
E sempre Vico Ellena degli Effervescent Elephants, instancabile musico e vulcano di idee, ne ha tirata fuori una delle sue: una raccolta in cui i gruppi della stagione di Eighties Colours ancora in attività rifanno un brano storico di un'altra band dello stesso periodo. Le adesioni al progetto stanno fioccando. Hanno già aderito Effervescent Elephants, No-Strange, Avvoltoi, Vegetable Men, The Act, Lager, Double Deck Five, Impulsive Youth e si attendono altre adesioni/conferme... Stay tuned!
LEADFINGER - We Make The Music
Dall'Australia con furore. Il mio amico Stew "Leadfinger" Cunningham non ce la fa proprio a stare con le mani in mano. E dopo aver messo in archivio le esperienze con Proton Energy Pills, Brother Brick, Asteroid B-612, Challenger 7, Yes-Men - ovvero con il meglio dell'Aussie-rock degli ultimi 20 anni - adesso ci riprova con una band che porta il suo nome.
"We Make The Music" è il terzo album a nome Leadfinger, dopo un primo da solista e "Rich Kids" con una band vera e propria. L'esperienza in gruppo prosegue con questo disco che esce in due edizioni con scalette diverse: in Australia in CD (via Impedance), in Europa su vinile (via Bang!). Restano comunque un pugno di belle canzoni perennemente in bilico tra un rock'n'roll classico di stampo americano e uno sprazzo dell'hi-energy dei tempi migliori.
CYNICS - Spinning Wheeel Motel
Piacevolissimo ritorno quello dei Cynics, leggenda garage di fine anni Ottanta.
Erano quattro stagioni che la band guidata da Gregg Kostelich e Michael Kastelich rimaneva silenziosa sul versante discografico, sebbene fosse attivissima su quello live.
Con "Spinning Wheel Motel" i Cynics ritornano a far parlare di sé con una raccolta di canzoni che bene fotografa la maturità di una band che ha saputo raffinare il suo grintosissimo garage-sound con dosi massicce di folk rock e psichedelia a tinte tenui. Non è il loro capolavoro (che per me rimane "Rock'n'Roll" del 1990), ma pur sempre un disco gradevolissimo da ascoltare.
La versione in vinile, poi, con copertina apribile e vera ruota della fortuna è una chicca for vynil lovers only!
THE OUT KEY HOLE
Una rivelazione. Sebbene siano una formazione storica dell'underground messinese, in attività da quasi due decenni, gli Out Key Hole giungono solo ora al debut-album com "Dreams In Waking State" (Teen Sound). Un disco sorprendente e ispirato: psichedelia obliqua, realizzata per stratificazione, con citazioni mischiate a una notevole dose di personalità. Chitarre trabordanti di fuzz, organi vintage e una voce che arriva direttamente "back from the grave".
Adesso attendo solo di vederli dal vivo!
NICK KENT Apathy For The Devil
Erano mesi e mesi che volevo segnalarvi questo libro che per me resta una delle letture più spassose del 2011. Molti di voi forse conosceranno Nick Kent come uno dei giornalisti rock più famosi (assieme a Lester Bangs), firma di punta di NME negli anni 70.
Leggendo queste pagine scoprirete anche che il dinoccolato e diafano scriba britannico è stato, tra le altre cose, membro della primissima formazione dei Sex Pistols, fidanzato di Chrissie Hynde (quando ancora non la conosceva nessuno), compagno di bisbocce di Iggy Pop, degli Stones e dei Led Zeppelin. Questo "memoir", ironico e disincantato, degli anni Settanta è un viaggio dentro un decennio di eccessi e di grande rock'n'roll. Con una descrizione impietosa di cosa significhi essere un junkie con una sola cosa in testa (la roba). Nick Kent è sopravvissuto ed è qui per raccontarcelo. In un volume pazzesco che ti trascina via con la stessa forza di un ottovolante.
(PS= una doverosa menzione per Carlo Bordone: finalmente un libro rock con un'eccellente traduzione in italiano. Era ora, cazzo!)
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