giovedì 12 gennaio 2012

Siamo tutti Giovanni Tizian



Ieri la notizia è deflagrata come una bomba in Rete e sui giornali, rilanciata a più riprese dalle agenzie di stampa: Giovanni Tizian, un giornalista precario che vive e lavora a Modena, è costretto da due settimane a vivere sotto scorta per la minaccia che la 'ndrangheta possa attentare alla sua vita.

Giovanni non è solo un giornalista precario che rischia la vita senza tutele e per pochi euro al pezzo (e qui andrebbe aperto un dibattito serio sulle condizioni della stampa e dell'editoria in Italia), ma è anche una vittima della 'ndrangheta che gli uccise il padre, un bancario integerrimo di Bovalino, nella Locride, quando aveva appena 7 anni.

Come molte altre vittime della violenza mafiosa, e in onore alla memoria di suo padre, Giovanni ha deciso di impegnarsi in prima persona contro le mafie. Scrivendo, analizzando, denunciando il sistema delle più potenti organizzazioni criminali presenti nel nostro Paese.
Lo ha fatto, e continua a farlo, anche attraverso l'impegno nell'associazione daSud.
E proprio la sua associazione ha deciso di lanciare una campagna di mobilitazione e sostegno per difenderlo:

Giovanni è figlio di Peppe Tizian vittima innocente della ‘ndrangheta.
Ha appena pubblicato il libro-inchiesta: “Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”.

La politica ha cancellato la parola mafia dal vocabolario pubblico, l’informazione ha finto di non vedere, le associazioni e i movimenti hanno sottovalutato. E invece la mafia al nord c’è, fa affari, è pericolosa, sta dentro i processi economici e sociali. E non vuole essere disturbata.
Così nella civilissima Emilia Romagna può accadere che a Giovanni Tizian, un giornalista precario di 29 anni, impegnato sul fronte antimafia con l’associazione daSud, venga assegnata una scorta. Per il suo lavoro di inchiesta sulle mafie al Nord. Un lavoro coraggioso, vero, che pochi giornalisti fanno. E che tutti dobbiamo difendere.
In questi anni Giovanni ha scritto inchieste raccontando il volto reale delle mafie al nord svelando - sulla Gazzetta di Modena, su Linkiesta.it, su Lettera 43, Narcomafie - ciò che accade in Lombardia, Piemonte, Liguria e Emilia Romagna.

L’ha fatto spesso in solitudine, una solitudine doppia, inaccettabile: quella di chi racconta una verità che nessuno ha la voglia o l’onestà intellettuale di sentire. E la solitudine di chi fa il giornalista con passione, rigore, professionalità. Ma lo fa da precario, senza le tutele di cui godono i giornalisti e gli scrittori famosi, quelli che pubblicano con le grandi case editrici, quelli che scrivono sui giornali nazionali.
In questi anni al giornalismo, ha voluto affiancare il suo impegno antimafia con l’associazione daSud: Giovanni infatti ha vissuto sulla propria pelle la violenza della ‘ndrangheta. È figlio di Peppe Tizian, ucciso il 23 ottobre del 1989. Era nato a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria. Era un funzionario di banca «integerrimo», dicono gli investigatori. Aveva solo 36 quando l’hanno ammazzato. Il suo omicidio è rimasto senza colpevoli. Giovanni era ancora un bambino. Ha tenuto per sé questa storia per quasi venti anni. Nel 2008, durante la Lunga Marcia della Memoria di daSud, la decisione di condividere la sua storia e di iniziare l’impegno antimafia. Da allora ogni anno daSud dedica una parte delle proprie attività al ricordo di Peppe Tizian: sul luogo dell’omicidio, a Locri, lungo la statale 106 due anni fa è stato realizzato un murales.

Proprio a partire dalla sua esperienza personale Giovanni Tizian ha scritto un libro sulle mafie al nord. Si intitola “Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”, lo ha pubblicato la casa editrice Round Robin, la casa editrice con cui daSud ha deciso di costruire il suo racconto delle mafie e dell’antimafia con inchieste, romanzi e fumetti. È un lavoro straordinario, Gotica, documentatissimo, che offre anche ottime chiavi di interpretazione delle attività dei clan. Racconta gli intrecci con la politica, con l’economia, con le professioni. E i traffici di droga, il pizzo, l’usura, il gioco d’azzardo. Racconta il giro dei soldi. I soldi dei clan.
«Sono sicuro di riuscire a trovare il modo di continuare a fare il mio lavoro. Non penso che un giornalista possa cambiare il mondo, ma credo nell'utilità sociale del mestiere di giornalista», dice Giovanni.
Continuerà a fare il suo lavoro. Lo farà meglio di prima. E avrà sempre al suo fianco daSud, la sua associazione. Insieme non indietreggeremo di un solo passo, insieme continueremo a raccontare le storie nascoste o dimenticate di mafia e antimafia di questo Paese.
Ma la sfida che i clan hanno lanciato a Giovanni è una sfida lanciata all’Italia che resiste e che vuole cambiare: a tutti il compito di organizzare un grande movimento di scorta popolare e civile. Associazioni, gruppi, comitati, partiti, singoli, giornahttp://www.blogger.com/img/blank.giflisti, organizzazioni, personaggi, artisti, trasmissioni radio e tv, giornali, amministratori, scrittori: tutti quanti possiamo fare molto per non fare sentire soli Giovanni e la sua famiglia. E per garantire che possa fare tranquillamente il suo lavoro.

La campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian” prevede incontri, iniziative, presentazioni, dibattiti, campagne web e di comunicazione.
Chiunque volesse aderire può manifestare la propria disponibilità inviando una mail all'indirizzo iogiovannitizian@dasud.it


Aggiornamento ore 14


E' stato attivato il sito http://www.iomichiamogiovannitizian.org/

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