giovedì 4 ottobre 2012

I 60 anni di NME


Amato e odiato, ambito o vilipeso, il New Musical Express rimane il più influente e importante settimanale musicale del Regno Unito, se non del mondo.

Proprio in questi giorni NME festeggia il suo sessantessimo compleanno.
Un traguardo che in pochi, con la crisi conclamata dell'editoria, possono permettersi di celebrare. Men che meno tra le testate musicali.

La settimana scorsa il settimanale londinese è andato in stampa con un'edizione limitata con otto diverse copertine. Su ognuna di esse campeggiava un artista che in tempi vicini o lontani aveva già avuto l'onore di apparire sulla cover di NME: Liam Gallagher, gli Arctic Monkeys, Paul Weller, Noel Gallagher, The Killers, Manic Street Preachers, Patti Smith, John Lydon.

All'interno di questa "special issue" viene ripercorsa l'avventura del giornale, a partire dal primo numero (la cui ristampa si trova allegata nelle pagine centrali!) pubblicato il 7 marzo del 1952: costava sei pence, in copertina varie immagini dei Goons, un famoso gruppo di commedianti dell'epoca, mentre all'interno erano i musicisti jazz a farla da padroni.

Nel '56 con l'esplosione del rock'n'roll NME compie la prima delle sue innumerevoli trasformazioni: personaggi come John Lennon, Malcom McLaren e Marc Bolan iniziano ad essere degli avidi lettori.

Gli anni Sessanta vedono NME e Melody Maker contendersi lo scettro di settimanale musicale più diffuso: le gesta di Beatles e Stones, e degli infiniti altri protagonisti di quella incredibile stagione artistica, offrono materiale a non finire per intrattenere e informare i e lettori.

Arriva il nuovo decennio e lo stile della rivista cambia per sempre: nel 1971 il direttore Alan Smith inizia ad assumere una schiera di giornalisti provenienti dall'underground (tra questi il leggendario Nick Kent) che portano una ventata di freschezza e di entusiasmo. Oltre a un nuovo linguaggio molto più vicino a quello dei lettori. Perfetto per raccontare l'esplosione del punk, che verrà da lì a poco.

Gli anni 80 sono i più controversi, anche se il settimanale riesce ancora a intercettare i fermenti dell'underground. Un esempio è la cassettina "C86" che racchiude brani di indie-band del Regno Unito (tra cui Primal Scream, Wedding Present, The Shop Assistants, Pastels, The Mighty Lemon Drops, The Shrubs).
Nel 1989 lo scossone della cosiddetta scena di Madchester preannuncia un nuovo periodo d'oro per la musica inglese, e per le sorti di NME, le cui vendite ritornano a salire con l'arrivo degli anni 90 e l'esplosione del fenomeno Brit-pop.

Nel 1996 al settimanale - che negli stessi anni "fagocita" lo storico concorrente Melody Maker - si affianca l'edizione on-line che porta alle evoluzioni dei nostri giorni dove carta e Internet diventano due facce della stessa medaglia.

Sfacciatamente modaiolo, spesso anticipatore/creatore di trend, fortemente legato alle sue matrici "british" (e quindi, inevitabilmente, campanilista), NME rimane comunque una di quelle tradizioni inglesi - come i double decker, il tè, le cabine telefoniche rosse o una pinta di lager - di cui non si può fare a meno se si vive (o si trascorre un periodo) nel Regno Unito. Nonostante tutto, questa è la sua forza.
Una forza che proviene da 60 anni di storia.

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