lunedì 17 dicembre 2012
A London's classic: TIME OUT
Era da tempo che volevo scrivere un post su un classico della cultura pop inglese: TIME OUT.
Ricordo ancora come fosse ieri qual era la prima cosa che facevo venti anni fa ogni volta che sbarcavo in Inghilterra: cambiavo le lire in sterline e andavo subito dal newsagent a comprare NME (o Melody Maker) e Time Out.
Rivista musicale la prima, guida settimanale all'eccitante vita londinese la seconda.
Oggi NME resiste faticosamente, ha festeggiato i suoi sessant'anni di vita e ha fagocitato il rivale di sempre, il Melody Maker.
Mentre Time Out, che da anni ha diversificato le pubblicazioni facendo uscire guide di vario genere, ha risposto alla crisi dell'editoria e al conseguente crollo delle copie vendute con una scommessa. Rilanciando alla grande.
Dallo scorso 25 settembre, infatti, Time Out è diventato un free press.
Si trova gratis ogni martedì nelle principali stazioni della Tube e in diversi pub, negozi di dischi e librerie.
Il settimanale, che dal 1968 ci informa di cosa succede nella capitale inglese (dai concerti alle mostre, dal teatro agli happening, passando inevitabilmente per la sezione bar e ristoranti), invece di chiudere o di proporre - come avviene in Italia - tagli pesantissimi al personale, ha giocato d'anticipo puntando tutto sulla pubblicità.
E' la stessa strada percorsa da un po' di tempo anche dal quotidiano Evening Standard e l'azzardo, al momento, sembra pagare.
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Roberto Calabrò,
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