Visualizzazione post con etichetta London. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta London. Mostra tutti i post
lunedì 17 dicembre 2012
A London's classic: TIME OUT
Era da tempo che volevo scrivere un post su un classico della cultura pop inglese: TIME OUT.
Ricordo ancora come fosse ieri qual era la prima cosa che facevo venti anni fa ogni volta che sbarcavo in Inghilterra: cambiavo le lire in sterline e andavo subito dal newsagent a comprare NME (o Melody Maker) e Time Out.
Rivista musicale la prima, guida settimanale all'eccitante vita londinese la seconda.
Oggi NME resiste faticosamente, ha festeggiato i suoi sessant'anni di vita e ha fagocitato il rivale di sempre, il Melody Maker.
Mentre Time Out, che da anni ha diversificato le pubblicazioni facendo uscire guide di vario genere, ha risposto alla crisi dell'editoria e al conseguente crollo delle copie vendute con una scommessa. Rilanciando alla grande.
Dallo scorso 25 settembre, infatti, Time Out è diventato un free press.
Si trova gratis ogni martedì nelle principali stazioni della Tube e in diversi pub, negozi di dischi e librerie.
Il settimanale, che dal 1968 ci informa di cosa succede nella capitale inglese (dai concerti alle mostre, dal teatro agli happening, passando inevitabilmente per la sezione bar e ristoranti), invece di chiudere o di proporre - come avviene in Italia - tagli pesantissimi al personale, ha giocato d'anticipo puntando tutto sulla pubblicità.
E' la stessa strada percorsa da un po' di tempo anche dal quotidiano Evening Standard e l'azzardo, al momento, sembra pagare.
Etichette:
cultura pop,
Evening Standard,
London,
Londra,
Melody Maker,
NME,
Roberto Calabrò,
Time Out
sabato 24 novembre 2012
Carnaby Christmas: It's Only Rock'n'Roll
Negli anni Sessanta erano due simboli della “Swingin' London": Carnaby Street e i Rolling Stones si ritrovano nuovamente insieme per celebrare il cinquantennale della storica rock band.
La celebre via londinese è stata trasformata con un'installazione natalizia interamente dedicata agli Stones.
L'arco con l'iconica scritta "Welcome to Carnaby Street" adesso appare con la lingua rossa, il celebre logo dei Rolling Stones, e un nuovo slogan: “Carnaby Christmas – It’s Only Rock’n’Roll”.
Ad abbellire tutta la via e le stradine laterali sono dei grappoli di splendidi dischi dorati al centro dei quali campeggiano foto della band e dei singoli componenti dagli anni Sessanta ad oggi, oltre alle copertine degli album, raccolte e live inclusci.
Cme se non bastasse proprio a Carnaby Street è stato aperto un temporary store chiamato "GRRR!", come la raccolta pubblicata in questi giorni, all'interno del quale è possibile acquistare dischi, libri, t-shirt, gadget e memorabilia delle Pietre Rotolanti.
L'impatto visivo è emozionante, soprattutto di sera, grazie anche all'illuminazione curata da Patrick Woodroffe che dal 1989 è il light designer di ogni tour della band. Il risultato è quello che potete vedere in questa photogallery
Etichette:
Carnaby Street,
Grrr,
London,
Londra,
pics by Roberto Calabrò,
Roling Stones,
Swingin' London
martedì 20 novembre 2012
La rivincita dei negozi di dischi
Il mio pezzo di oggi from London. Su Linkiesta.it
http://www.linkiesta.it/last-shop-standing-ultimo-negozio-dischi
sabato 27 ottobre 2012
LAST SHOP STANDING: intervista a Graham Jones
Due anni fa Arcana pubblicò un libro intitolato "Il 33° Giro".
A firmarlo era Graham Jones che, dopo avere speso un quarto di secolo a lavorare nel mondo della distribuzione indipendente di dischi, aveva deciso di lanciare l'allarme su quello che stava succedendo nel mercato discografico con una vera e propria moria dei piccoli negozi.
Girando il Regno Unito per lavoro, Jones raccolse le testimonianze dei proprietari di 50 negozi indipendenti per capire meglio cosa stesse succedendo e come questi appassionati negozianti stessero reagendo e sopravvivendo alla crisi dei formati fisici e a quella economica.
Adesso quel libro si è trasformato in un documentario: "Last Shop Standing. The Rise, Fall and Rebirth of The Independent Record Shop".
Ho incontrato e intervistato Grahan Jones a Londra per GlobTV.
Qui sotto trovate la video-intervista:
Etichette:
Arcana,
Graham Jones,
Il 33° Giro,
independent record stores,
Last Shop Standing,
London,
Londra,
negozi di dischi
martedì 9 ottobre 2012
Bevis Frond: intervista a Nick Saloman
Londra è un posto magico che favorisce incontri segnati dagli astri.
Non vedevo Nick Saloman, a.k.a. Bevis Frond, esattamente da 14 anni, da quando la sua band tenne un fantastico concerto al Garage di Highbury & Islington.
Era il 1998.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti e Nick ha pubblicato una quantità di bei dischi. L'ultimo dei quali, "The Leaving Of London", uscito circa un anno fa, è uno dei suoi migliori.
Due settimane fa mentre mi trovavo a spulciare dischi in un negozio di Angel mi sono imbattuto per caso in Nick, anche lui alla ricerca di vinili d'antan.
Ci mettiamo a parlare e fissiamo un incontro per la settimana successiva, per una birra e due chiacchiere, al Mucky Pup, un bel pub di Islington dove è stata realizzata quest'intervista esclusiva per GlobTV.
Enjoy it!
Etichette:
Bevis Frond,
GlobTV,
London,
Londra,
Nick Saloman,
Roberto Calabrò,
The Mucky Pup
venerdì 5 ottobre 2012
The Barracudas: video-intervista a Robin Wills
Lunedì scorso mi sono fatto uno speciale regalo di compleanno.
Sono andato a trovare Robin Wills dei Barracudas a casa sua, nel nord di Londra.
Ho trascorso l'intero pomeriggio con il leggendario chitarrista inglese.
Robin, da vero gentleman qual è, mi ha fatto ascoltare in anteprima i brani del nuovo singolo dei Barracudas, "God Bless The 45", in uscita a gennaio 2013.
L'eponima canzone, tre minuti di power pop spettacolare che celebra l'amore per i dischi di piccolo formato, è letteralmente una bomba.
Ai livelli delle cose migliori dei 'Cudas.
E proprio dei Barracudas che si sono riformati di recente, del nuovo singolo e dell'esperienza live all'ultimo Festival Beat abbiamo parlato in questa intervista realizzata in esclusiva per GlobTV.
Enjoy it!!!
Etichette:
Festival Beat,
Fortunate Sons,
GlobTV,
God Bless The 45,
London,
Roberto Calabrò,
Robin Wills,
The Barracudas
lunedì 24 settembre 2012
Giuda intervista, London, Buffalo Bar, 21.09.2012
Intervista esclusiva di GlobTV ai GIUDA, la più esplosiva glam-punk band italiana.
In occasione del loro concerto londinese al Buffalo Bar di Highbury & Islington
In occasione del loro concerto londinese al Buffalo Bar di Highbury & Islington
Etichette:
Buffalo Bar,
Giuda,
GlobTV,
Highbury and Islington,
London,
Roberto Calabrò,
Wired Up
domenica 23 settembre 2012
Giuda: double shot!
Come un pugile implacabile i Giuda piazzano l'uno-due e mandano Londra al tappeto.
Dopo la grande serata rock'n'roll "Wired Up!" al Buffalo Bar di Highbury & Islington, la formazione capitolina replica al The Lexington, un bel pub di Angel che al piano di sopra ospita una perfetta sala per concerti: roba che molti club italiani si sognano.
La serata è anche qui frizzante e vede la presenza di altri due gruppi oltre ai Giuda: gli Spivs e le Priscillas che fanno gli onori di casa.
Si rivedono molte facce incrociate la sera prima al Buffalo, segno che sono qui per il quintetto romano.
Mentre faccio la fila al bar, salgono sul palco Thee Spivs e attaccano con il loro punk-rock che quando si sporca di garage e di lo-fi rock'n'roll risulta a tratti coinvolgente.
Nulla di straordinario, ma l'energia e il tiro giusto ci sono.
E' solo il warm-up per i Giuda che, come una calamita, attraggono sotto il palco il pubblico presente. Che, viste le dimensioni della sala, è decisamente più numeroso della sera prima.
Una corda di basso saltata al primo pezzo non impedisce al gruppo di far esplodere tutta la sua dirompente carica sonora.
Il live-act dei Giuda è energia e divertimento allo stato puro: glam rock stradaiolo, di quello che alla metà degli anni Settanta lasciava a casa i lustrini di Bolan e Bowie, e flirtava con il pub rock e il suo pubblico working class.
Tutti i pezzi, inclusi quelli che comporranno il nuovo album, hanno groove, forza d'impatto e strofe-slogan che ti si appiccicano in testa come un coro da stadio.
L'effetto sui fan la dice lunga: cori all'unisono su ogni canzone.
E ricordate che si tratta di una band italiana (di più, romana) che gioca in trasferta.
Un successo così per un gruppo italiano in Inghilterra non si era mai visto!
Finita la scaletta, identica alla sera prima, i Giuda sono richiamati a forza sul palco e mandano tutti KO con "Roll On" e "Here Come Saturday Night". E' un trionfo.
Quando finiscono il loro set, la sala si svuota almeno della metà.
Ed è un peccato perchè le Priscillas, quartetto per tre quarti al femminile, fanno la loro figura con un bel tiro rock'n'roll impastato di glam e pop: una via di mezzo tra Blondie, Suzi Quatro e Nikki & The Corvettes.
Potendo contare, tra l'altro, sulla presenza scenica della cantante e della bionda chitarrista che, a fine concerto, scoprirò essere la moglie del buon Luca Cattaruzza (chi si ricorda la Hang Over Records di Milano?).
Un'altra grande rock'n'roll nite. A cui Londra forse non era più abituata.
Etichette:
Angel,
Giuda,
glam,
London,
Roberto Calabrò,
The Lexington,
The Priscillas,
Thee Spivs
sabato 22 settembre 2012
Wired Up! I Giuda conquistano Londra
London is London e l'atmosfera che si respira ai concerti qui è unica al mondo.
A quanto pare l'evento underground di stasera è "Wired Up!" dove viene presentato l'omonimo libro (bellissima raccolta di copertine proto-punk e glam degli anni 70) e in cui suoneranno i Cyanide Pills di Leeds e soprattutto i Giuda from Rome, Italy.
Alle 9 di sera il Buffalo Bar, giusto al lato della tube station di Highbury & Islington, inizia a brulicare di gente: attempati glam-rocker, giovani punk, rock'n'roll fan di tutte le età.
Il locale è sold out, l'atmosfera è satura. Tra il pubblico riconosco una leggenda del punk come TV Smith degli Adverts, mentre Robin Wills dei Barracudas è già alla consolle e mette sui piatti rari 45 giri di oscure formazioni glam dei Seventies.
Dopo il set tirato e dalla bella presenza scenica dei Cyanide Pills, punk band di Leeds dal gancio melodico, con bassista di colore che sembra un giovane Phil Lynott, è il momento dei Giuda.
L'unica band italiana in questo momento ad avere un solido seguito di fan tanto in Inghilterra quanto negli Stati Uniti.
Quando attaccano con "Wild Tiger Woman", un pezzo nuovo, si scatena la bolgia. Tutti sotto il palco, a due centimetri dalla band, a cantare e ballare.
Accanto a me un omone barbuto (che scoprirò poi essere il nuovo cantante dei Turbonegro) non nasconde il proprio entusiasmo.
Quando poi arrivano gli anthem di "Racey Roller" - "Tartan Pants", "Back Home", "Comin' Back To You", "Get It Over" - si scatena il delirio. Braccia alzate e cori all'unisono: una grande festa rock'n'roll.
I Giuda non fanno in tempo a finire la scaletta che pochi istanti dopo devono riprendere a suonare acclamati a gran voce dal pubblico che gremisce la sala: ancora un paio di pezzi, con la gente in delirio.
La festa continua fino a notte fonda con i DJ Set, le chiacchiere e le risate con amici vecchi e nuovi.
Poi è tempo di prendere il bus e tornare a casa tuffandosi nell'umida notte londinese.
Etichette:
Adverts,
Barracudas,
Buffalo Bar,
Cyanide Pills,
Giuda,
Highbury and Islington,
London,
Londra,
Racey Roller,
Roberto Calabrò,
Robin Wills,
TV Smith,
Wired Up
venerdì 6 maggio 2011
I Fab Four e gli "intrusi" ad Abbey Road: una nuova mostra alla Snap Galleries

Resterà aperta fino alla fine del mese (28 maggio) e chi è a Londra dovrebbe farci un salto.
La nuova intrigante mostra della Snap Galleries (8 Piccadilly Arcade, SW1Y 6NH) ha per protagonisti i Beatles. O meglio, gli sconosciuti che avrebbero potuto entrare nella leggenda dei Fab Four.
Si intitola "Beatles and Bystanders: the unknowns at Abbey Road"
e ha un focus particolare. Puntato su una delle copertine più celebri della storia della musica: "Abbey Road", appunto.
In esposizione vi è l'intera session realizzata dal fotografo scozzese Iain MacMillan per immortalare i Beatles. In quella giornata di agosto del 1969, nelle vicinanze di Abbey Road non si trovavano solo i Fab Four a passare e ripassare sulle famose strisce pedonali ma anche una serie di persone capitate lì per caso.

Come Paul Cole. Un turista americano in vacanza a Londra che si trovava a fare due passi dalle parti di St. John’s Wood, in attesa della moglie. E che finì per essere immortalato in una delle più celebri foto di tutti i tempi: la copertina del penultimo album dei Beatles.
Come lui, sulla copertina di "Abbey Road" - e nella storia del rock - sarebbero potuti finire altri inconsapevoli passanti.
"Beatles and Bystanders: the unknowns at Abbey Road" ce lo svela mostrandoci le sei fotografie della session e una serie di ingrandimenti che mostrano come almeno una dozzina di persone siano finite negli scatti di MacMillan.


Tra queste una misteriosa ragazza con un top viola che appare nella penombra degli alberi sulla destra, il conducente di un furgoncino nero (di cui si intravede solo il braccio...), due passanti sulla destra, una figura presumibilmente femminile vestita di rosso sullo stesso marciapiede di Mr. Cole.
Solo Paul Cole e tre operai sul marciapiede opposto, poi identificati come Alan Flanagan, Steve Millwood e Derek Seagrove, però sono entrati - loro malgrado - nella storia della pop culture. La mostra della Snap Galleries ci svela chi avrebbe potuto esserci al loro posto, e non ce l'ha fatta per un soffio...
Etichette:
Abbey Road,
Fab Four,
London,
Roberto Calabrò,
Snap Galleries,
The Beatles
mercoledì 6 ottobre 2010
Jimi Hendrix at Mason's Yard: Gered Mankowitz photos

Per chi è a Londra, fino al 6 novembre, c'è un appuntamento immancabile alla Snap Galleries (8 Piccadilly Arcade, SW1Y 6NH), a due passi da Piccadilly Circus: "The Experience: Jimi Hendrix at Mason's Yard".

Una favolosa mostra fotografica dedicata a Jimi Hendrix con scatti editi ed inediti del grande fotografo rock Gered Mankowitz.
Si tratta di due session fotografiche realizzate da Mankowitz nel 1967 nel suo studio londinese di Mason's Yard: la prima con la Jimi Hendrix Experience al gran completo, la seconda con il solo Jimi.
Foto di grandi e piccole dimensioni, in bianco e nero (quelle originali), ma anche a colori in una serie di rivisitazioni con tecniche digitali.


Una mostra bellissima, in uno spazio piccolo e accogliente.
Un'icona del rock'n'roll vista attraverso l'obiettivo di uno dei fotografi che hanno vissuto in prima persona l'epopea del grande rock degli anni Sessanta.
Don't miss it!
Etichette:
Gered Mankowitz,
Jimi Hendrix Experience,
London
lunedì 4 ottobre 2010
venerdì 1 ottobre 2010
London is not Swinging anymore...
Tornare a Londra fa sempre effetto. Nel bene o nel male.
Ho vissuto in questa città uno dei periodi più straordinari e indimenticabili della mia vita e dopo ci sono ritornato tantissime altre volte. Per cui quando mi capita di metterci nuovamente piede è un po' come tornare a casa.
Ma la Londra del 2010 è diversa.
Rispetto agli standard italiani, al nostro proverbiale immobilismo, questa metropoli appare sempre dinamica e vitale. Con un altro passo, un'altra velocità.
Ma chi ne conosce a fondo lo spirito, e ne sa cogliere gli umori, si accorge che qualcosa è cambiato.
Scendo con la metro a Tottenham Court Road e il primo impatto è scioccante.
Dove c'era lo storico London Astoria, uno dei rock club più importanti d'Europa, non c'è più nulla.
O meglio c' è un cantiere. L'intero isolato è stato raso al suolo e adesso si lavora per ampliare la fermata della tube e per costruire il Crossrail, la nuova linea della ferrovia che passerà per il centro.
Lo sapevo - al London Astoria avevo anche dedicato un post su questo blog - ma vedere con i propri occhi cosa ne rimane è tutta un'altra cosa. E' comunque il segno del dinamismo di una città che si trasforma a una velocità sorprendente, mi dico.
Ma basta voltare l'angolo su Oxford Street per accorgersi del cambiamento, radicale.
La strada è transennata per lavori, cerco il Virgin Megastore e mi accorgo che ha chiuso. Al suo posto non ha aperto nessuno. Continuo a camminare e vedo altri negozi chiusi.
La strada è sempre affollata, ma non ci si imbatte più in quel via vai caotico che la rendeva eccitante e, talvolta, insopportabile.
I ragazzi (prevalentemente italiani) con i cartelli e i flyer in mano, che ti fermavano per invitarti a provare una lezione d'inglese in una delle tante scuole disseminate lungo la via, sono spariti. Segno che anche le scuole sono sparite.
Dai negozi d'abbigliamento giovanile non esce più musica house a tutto volume, nè c'è quella confusione e quell'effervescenza che caratterizzava queste meravigliose trappole per turisti.
Lo storico 100 Club resiste, ma non si sa ancora per quanto.
Rischia di chiudere se il contratto d'affitto, come annunciato, subirà un'impennata di oltre il 40%.
Più avanti spero di trovare HMV. Per fortuna c'e' ancora: dentro si trovano tanti Cd, Dvd e libri, con un'ampia selezione di offerte. Anche se è sempre più grande lo spazio destinato all'abbigliamento e ai gadget.
Attraverso la strada, oltrepasso la celebre Wardour Street dei Jam e mi dirigo verso la Berwick Street degli Oasis (ricordate la copertina di “(What's The Story) Morning Glory”?) e dei negozi di dischi.

Sister Ray, che già da qualche anno ha preso il posto di Selectadisc, per fortuna è ancora lì con la sua bellissima selezione di dischi e Cd e t-shirt e libri di ogni genere. I prezzi, come al solito, sono mediamente buoni.
Ma pochi metri più in là, dall'altro lato del marciapiede, noto con sommo dispiacere che non esiste più Mister Cd, il negozio più economico di Londra, dove c'era sempre il “rischio” di portarsi a casa un Cd per poche sterline.
Qualche anno fa avevano già chiuso il “bargain basement” che negli anni 90, nel periodo di massimo fulgore, conteneva decine di migliaia di Cd a 1 pound o poco più.
Adesso è proprio il negozio che è sparito. Chiuso.
Senza che al suo posto abbia riaperto nessuno.
Non è l'unico locale sbarrato su Berwick Street. Anche dove c'erano caffè, sandwich bar e altri negozi ora non c'è nulla. Solo i locali desolatamente vuoti.
La crisi a Londra ha colpito pesantemente. Ed è visibile, tangibile.
Me lo conferma anche Daren, il simpatico proprietario di “Sherry's”, l'ultimo negozio – assieme allo storico “The Face” - di abbigliamento mod rimasto a Carnaby Street: “La Cool Britannia degli anni 90 è solo un ricordo, non c'è più nulla di quell'atmosfera effervescente e vitale. Siamo nel bel mezzo della crisi, non è affatto alle spalle come dicono: in molti perderanno il posto da qui al prossimo anno. La maggior parte dei negozi indipendenti ha chiuso, resistono solo i grandi marchi, il grande business”.
Basta dare un'occhiata a Carnaby Street per rendersene conto: troviamo tutti i grandi brand dell'abbigliamento, negozi trendy e à la page (Tommy Hilfinger, Pepe Jeans, Levi's, The North Face, ma anche i classici dello stile mod, Lambretta e Ben Sherman, ormai trasformatisi anche loro in marchi di successo). Hanno preso il posto dei coloratissimi negozietti underground che vendevano ogni sorta di abbigliamento punk/dark, o hippy-psychedelico con annessa chincaglieria indiana. Niente più chiodi, jeans attillati, t-shirt, stivali di ogni sorta e foggia.
Solo capi di abbigliamento trendy e all'ultima moda. Per tutta la strada.
Ma che non fanno grandi affari...
E anche se le insegne scintillanti resistono, Londra e tutto il Regno Unito si trovano a dover fronteggiare la peggiore crisi economica dagli anni Settanta, dai tempi bui della Thatcher.
Forse è per questo che Ed Miliband, il nuovo leader del Labour, appena eletto alla guida del partito, ha affermato che l'Inghilterra adesso ha bisogno di una buona dose di ottimismo e di speranza per ripartire.
London is London...but is not Swingin' anymore.
Etichette:
100 Club,
Berwick Street,
Carnaby Street,
London,
London Astoria,
Mister CD,
Oasis,
Roberto Calabrò,
Sherry's,
Sister Ray,
Swingin',
Wardour Street
giovedì 12 febbraio 2009
Finisce un'epoca: addio al London Astoria

Un altro pezzo di Londra che se ne va. Un’epoca che finisce.
Lo scorso 15 gennaio ha chiuso definitivamente i battenti uno dei rock club più famosi del Regno Unito: l’Astoria.
Lo scorso 15 gennaio ha chiuso definitivamente i battenti uno dei rock club più famosi del Regno Unito: l’Astoria.
Il celebre club al 157 di Charing Cross Road, a due passi dall’incrocio con Oxford Street, è stato per oltre trent’anni un tempio del rock. Adesso sta per essere demolito. Al suo posto passerà il raddoppio della linea ferroviaria londinese chiamato Crossrail.
Il London Astoria avrebbe fatto una brutta fine comunque: i nuovi proprietari che lo avevano acquistato nel 2006 avevano in mente di trasformare questo bellissimo edificio di inizio Novecento – fu aperto nel 1927 come cinema – in una nuova struttura con appartamenti, negozi e uffici, in vista delle Olimpiadi del 2012.
La più bieca speculazione edilizia che sta trasformando i quartieri di Londra senza tener conto della storia e del valore simbolico dei luoghi.
Il London Astoria era un tempio del rock: prima come teatro e poi come club ha ospitato il meglio della scena rock mondiale. Dal suo palco sono passati nomi che hanno fatto storia come Rolling Stones, Jimi Hendrix, David Bowie, Beach Boys, Black Sabbath, gruppi che hanno segnato in tempi più recenti il rock alternativo – Nirvana, Red Hot Chili Peppers, Smashing Pumpkins, Pearl Jam, Foo Fighters, Radiohead - e che hanno rivitalizzato il suono inglese (i tanti nomi del Brit-pop, dagli Oasis ai Blur, passando per Ocean Colour Scene e Supergrass).
Fino a fenomeni più recenti come White Stripes, Franz Ferdinand, Arctic Monkeys o la splendida voce di Amy Winehouse. Solo per citarne alcuni.
Fino a fenomeni più recenti come White Stripes, Franz Ferdinand, Arctic Monkeys o la splendida voce di Amy Winehouse. Solo per citarne alcuni.
Una piccola parte di un universo di band famose e meno famose che hanno calcato le assi della celebre “venue” londinese.
Personalmente all’Astoria, e al club più piccolo direttamente collegato (il LA2), ho visto diversi concerti quando abitavo a Londra alla fine degli anni ‘90.
Il più memorabile dei quali - lo ricordavo nel post in memoria di Lux Interior - fu quello dei Cramps.
Un concerto indimenticabile, in un luogo indimenticabile.
Entrando all’Astoria avevi l’impressione di entrare in un tempio del rock le cui pareti trasudavano storia, musica, emozioni, trasgressione.
Chi passa adesso da Charing Cross può ancora vedere l’edificio dell'Astoria Theatre chiuso, dietro le transenne. Tra qualche settimana, o al più tardi tra qualche mese, non ci sarà più.
Un concerto indimenticabile, in un luogo indimenticabile.
Entrando all’Astoria avevi l’impressione di entrare in un tempio del rock le cui pareti trasudavano storia, musica, emozioni, trasgressione.
Chi passa adesso da Charing Cross può ancora vedere l’edificio dell'Astoria Theatre chiuso, dietro le transenne. Tra qualche settimana, o al più tardi tra qualche mese, non ci sarà più.
E' superfluo dire che si chiude un’epoca. Per Londra e per il rock’n’roll.
Iscriviti a:
Post (Atom)