Stamattina mi sono svegliato all’alba e non ho ripreso sonno.
Il sito di Repubblica non era ancora aggiornato, così mi sono messo a girovagare su Internet.
Su Youtube sono andato a cercare alcuni video delle mie band preferite e ne ho trovati alcuni spettacolari dei New Bomb Turks.
Appena l’orario è stato abbastanza decente da non far sobbalzare i miei vicini ho tirato fuori la discografia completa dei Turks e ho iniziato ad ascoltarla tutta, disco dopo disco…
Random, senza ordine cronologico. Iniziando dallo splendido “Nightmare Scenario” del 2000.
Il sito di Repubblica non era ancora aggiornato, così mi sono messo a girovagare su Internet.
Su Youtube sono andato a cercare alcuni video delle mie band preferite e ne ho trovati alcuni spettacolari dei New Bomb Turks.
Appena l’orario è stato abbastanza decente da non far sobbalzare i miei vicini ho tirato fuori la discografia completa dei Turks e ho iniziato ad ascoltarla tutta, disco dopo disco…
Random, senza ordine cronologico. Iniziando dallo splendido “Nightmare Scenario” del 2000.
Ho subito pensato che questa è una band da riscoprire.
Non sono mai stati abbastanza incensati e celebrati, i New Bomb Turks. Non hanno raggiunto, neanche in minima parte, il successo che è toccato a formazioni largamente inferiori (i nomi li lascio a voi, tanto li conoscete…). E non si sono mai venduti.
Con i loro primi due dischi su Crypt, “Destroy Oh Boy” (1993) e “Information Highway Revisited (1994), diedero il via al rinascimento punk negli anni ’90. E una speranza di futuro al rock’n’roll.
E a noi che, poco più che ventenni, necessitavamo di vivere la nostra rivoluzione musicale…
Ricordo di averli messi in copertina su “Let It Bleed”, la fanzine che pubblicavo all’epoca. L’articolo, firmato sotto mentite spoglie, era di un entusiasta Luca Frazzi.
Neppure il passaggio alla Epithaph scalfì il potenziale comunicativo della band di Columbus, Ohio.
A risentirlo oggi anche “Scared Straight”, il primo disco per quel marchio che – al momento dell’uscita – ci sembrò più debole dei precedenti, suona benissimo. Contiene un pugno di grandi canzoni (da "Hammerless Nail" a "Professional Againster" e "Jeers of A Clown") e i germi dell’evoluzione musicale che i Turks stavano per compiere.
Un’evoluzione che si realizzò pienamente con “At Rope’s End”, disco spettacolare in cui emergevano chiare matrici R&B, e si consolidò nei due capitoli finali “Nightmare Scenario” (considerato, giustamente, dalla band come uno dei propri lavori migliori) e “The Night Before The Day The Earth Stood Still”.
Ma la forza dirompente dei New Bomb Turks era live, come può testimoniare chi ha avuto la fortuna di assistere ad un loro concerto.
Sono stati una grandissima band, i Turks. Meritano di essere riscoperti da chi – i ventenni di oggi – non li ha conosciuti e amati a dovere. E da chi, come il sottoscritto, li adorava quando erano in azione e continua a farlo oggi, a quasi quindici anni di distanza...
Non sono mai stati abbastanza incensati e celebrati, i New Bomb Turks. Non hanno raggiunto, neanche in minima parte, il successo che è toccato a formazioni largamente inferiori (i nomi li lascio a voi, tanto li conoscete…). E non si sono mai venduti.
Con i loro primi due dischi su Crypt, “Destroy Oh Boy” (1993) e “Information Highway Revisited (1994), diedero il via al rinascimento punk negli anni ’90. E una speranza di futuro al rock’n’roll.
E a noi che, poco più che ventenni, necessitavamo di vivere la nostra rivoluzione musicale…
Ricordo di averli messi in copertina su “Let It Bleed”, la fanzine che pubblicavo all’epoca. L’articolo, firmato sotto mentite spoglie, era di un entusiasta Luca Frazzi.
Neppure il passaggio alla Epithaph scalfì il potenziale comunicativo della band di Columbus, Ohio.
A risentirlo oggi anche “Scared Straight”, il primo disco per quel marchio che – al momento dell’uscita – ci sembrò più debole dei precedenti, suona benissimo. Contiene un pugno di grandi canzoni (da "Hammerless Nail" a "Professional Againster" e "Jeers of A Clown") e i germi dell’evoluzione musicale che i Turks stavano per compiere.
Un’evoluzione che si realizzò pienamente con “At Rope’s End”, disco spettacolare in cui emergevano chiare matrici R&B, e si consolidò nei due capitoli finali “Nightmare Scenario” (considerato, giustamente, dalla band come uno dei propri lavori migliori) e “The Night Before The Day The Earth Stood Still”.
Ma la forza dirompente dei New Bomb Turks era live, come può testimoniare chi ha avuto la fortuna di assistere ad un loro concerto.
Sono stati una grandissima band, i Turks. Meritano di essere riscoperti da chi – i ventenni di oggi – non li ha conosciuti e amati a dovere. E da chi, come il sottoscritto, li adorava quando erano in azione e continua a farlo oggi, a quasi quindici anni di distanza...
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