domenica 30 gennaio 2011

"Brooklyn Sound Solution", ascolta in streaming il nuovo album dei FLESHTONES!


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Esce il 14 marzo "Brooklyn Sound Solution", il nuovo album dei FLESHTONES, feat. Lenny Kaye (Patti Smith Group)

In anteprima lo potete ascoltare in streaming qui!

venerdì 28 gennaio 2011

Underground New York 1974 - 1978


Puntata speciale a LA CANTINA DEL ROCK.

Domani sera, sabato 29 gennaio, alle ore 18.30,
Roberto "Wolfman Bob" Colella e il sottoscritto affronteremo un viaggio in una delle scene musicali più eccitanti di tutti i tempi: l'underground newyorkese a cavallo tra il 1974 e il 1978.

Vale a dire quel coacervo di artisti leggendari, club storici (come il CBGB's o il Max's Kansas City) e scambi artistici che diedero vita al punk.
Si parte dal 1974 perchè i germi dell'ultima vera rivoluzione rock'n'roll erano stati messi in circolo nel corpo decadente della Grande Mela da formazioni come le New York Dolls e artisti carismatici come Wayne County (prima di cambiare sesso e diventare Jayne).

L'underground newyorkese dei medi anni 70 era un ribollire di artisti, collaborazioni, storie di ordinaria disperazione, poesia, droga, sesso e tanto fantastico rock'n'roll.
I protagonisti di quella stagione unica e irripetibile ci saranno tutti, in questo viaggio tra le maleodoranti strade della Bowery e i lerci cessi del CBGB's: Ramones, Heartbreakers, Richard Hell, Dictators, ma anche la poesia di Patti Smith, il rock visionario dei Television, quello innovativo dei Talking Heads, il pop dei Blondie e il ritorno all'energia dei Sixties dei Fleshtones.

E allora non mancate il contatto: domani alle 18,30 sintonizzatevi sulle frequenze di Radio Popolare Roma (103.3 fm) o in streaming su www.radiopopolareroma.it





martedì 25 gennaio 2011

Tornano i GANG OF FOUR con "Content"



I GANG OF FOUR sono tornati con un nuovo album dopo 16 anni di silenzio discografico.
Si intitola "Content" e lo potete ascoltare in streaming qui.

martedì 18 gennaio 2011

"Brooklyn Sound Solution", il nuovo disco dei FLESHTONES



Si intitolerà "BROOKLYN SOUND SOLUTION", il nuovo album dei FLESHTONES in arrivo il 15 marzo per Yep Roc.

Un disco assai atteso anche per via di un ospite d'eccezione: Lenny Kaye, il leggendario chitarrista del Patti Smith Group e amico di lunga data della band, che ha suonato in quasi tutti i brani dell'album.

Dalle prime indiscrezioni lasciate trapelare dai Fleshtones, "Brooklyn Sound Solution" si comporrà per una parte di cover e per un'altra di originali per un totale di 12 brani.
Tra le prime si annoverano una versione surf-rock del classico dei Beatles "Day Tripper" e un remake in chiave psichedelica di "I Wish You Would", brano di B.B. Arnold, reso celebre dagli Yardbirds.

"E' un disco di cover rafforzato dagli originali e da un approccio originale alle cover", ha dichiarato Peter Zaremba. "Volevamo realizzare un sacco di cose. Volevamo fare un disco di cover, volevamo fare un disco strumentale, volevamo realizzare un album R&B. Alla fine ce ne siamo venuti fuori combinando tutti questi elementi".

La produzione dell'album è stata affidata a un altro amico di lunga data della strepitosa formazione di New York, il dj e scrittore Phast Phreddie the Boogaloo Omnibus, che si è portato appresso una pila di circa 70 oscuri singoli di R&B tra cui spulciare e ascoltare mentre il disco era in fase preparatoria.

Con queste credenziali "Brooklyn Sound Solution" si preannuncia come una nuova esplosione di Super-Rock!

L'etichetta della band, la Yep Roc, intanto ha comunicato che oltre alla versione normale in Cd e Lp, il disco verrà stampato anche in un'edizione limitata "deluxe" che conterrà anche un Dvd con il documentario "Pardon Us for Living But the Graveyard Is Full", diretto da Geoffrey Barbier, e il 7 pollici "Bite Of My Soul" sul retro del quale troverà posto un brano non incluso nell'album dall'icastico titolo di "Remember The Ramones".

sabato 15 gennaio 2011

A Mirafiori vince il sì e perde il paese


Lo spoglio, concluso nella notte, ha dato il suo verdetto: a Mirafiori ha vinto il “sì” al referendum sull’accordo siglato tra Marchionne e i sindacati “aziendali” (Cisl, Uil, Ugl). Ma è una vittoria risicata, con appena il 54 % dei consensi.
In termini reali, appena 410 voti di differenza.

Un risultato che ci obbliga ad alcune considerazioni.
Il “sì” ha vinto con un voto estorto a molti operai che, intervistati, hanno affermato apertamente di condividere le ragioni del “no” e della Fiom, ma di aver votato “sì” per paura di non perdere il posto di lavoro. Cioè quanto paventato da Marchionne in caso in cui l’accordo da lui voluto non fosse stato ratificato dalla fabbrica.

Ciò nonostante la vittoria del "sì" non è stata schiacciante, per tutta la notte è stato un testa a testa. Addirittura i primi due seggi scrutinati avevano certificato il vantaggio temporaneo del “no”.

Alla fine i 410 voti di differenza dimostrano che il “sì” ha prevalso grazie agli impiegati e ai quadri presenti in fabbrica. Se avessero votato solo gli operai, la forza lavoro, coloro che stanno in catena per otto ore filate, avrebbe vinto il “no”.

Adesso questo risultato apre una serie di scenari e lascia sul campo una teoria di problemi e interrogativi.
La Fiat, e il suo ad, hanno incassato il risultato che volevano. Ma adesso dovranno rispettare l’accordo, mettere sul piatto 1 miliardo di euro, svelare a tutti il piano industriale (finora tenuto nascosto) e i modelli che si vorrano produrre a Mirafiori.
Uno dei quali, già si sa, sarà un Suv Chrysler con i motori e altre componenti prodotte a Detroit e assemblato sulla carrozzeria realizzata a Torino. Quindi un prodotto che impiegherà solo parzialmente la mano d’opera italiana.
Succederà lo stesso per gli altri modelli?

Il “successo” di Marchionne al referendum avrà anche ripercussioni sul mondo sindacale e politico. Intanto pone un problema di rappresentanza all’interno delle fabbriche in una fase in cui i rapporti tra capitale e lavoro, in un contesto globalizzato e in un periodo di crisi internazionale, hanno raggiunto una nuova preoccupante soglia di iniquità. E poi pone un problema politico. Di politica industriale. Che questo governo non è in grado di affrontare, ma che neppure le forze d’opposizione sembrano essere in grado di prendere in carico. Basti vedere le posizioni deboli, confuse, ambigue, spesso antitetiche espresse da illustri esponenti del PD.
Di fronte a un imprenditore che minaccia di chiudere la fabbrica e spostare altrove la produzione, un partito di tradizione laburista dovrebbe avere la forza e la capacità di contrapporsi, obbligandolo al dialogo e alla trattativa, illustrando idee e programmi alternativi con i quali poi arrivare a una sintesi.
Ma nessuna forza nè di governo (ça va sans dire) nè di opposizione pare in grado di possedere. Gli scenari aperti sono tanti. Un nuovo modello contrattuale potrebbe fare “scuola” e portare a una riduzione generalizzata di diritti e tutele che vada ben oltre lo specifico della Fiat.
Siamo di fronte a uno snodo epocale, con la disoccupazione ai suoi massimi livelli che rende vulnerabili e ricattabili i lavoratori. Tra i tanti problemi di prospettiva, uno fondamentale – che andrà risolto - riguarda anche il sindacato e la sua capacità di stare in fabbrica accanto agli operai.

mercoledì 12 gennaio 2011

Rottamare il rottamatore



"Sto con Marchionne senza se e senza ma. La Fiat tira fuori i soldi senza chiederne e il Pd non si schiera? Io sto con chi investe".

Prima di parlare il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, dovrebbe documentarsi.
O qualcuno del suo entourage dovrebbe informarlo di quanti soldi la Fiat ha ricevuto dallo Stato italiano negli ultimi 50 anni.

Sarà perchè è giovane e certe cose non le sa, sarà perchè fa finta di non saperle, ma se questo è il futuro del PD, colui che voleva rottamare le cariatidi del partito, allora è il caso di rottamare il rottamatore!

martedì 11 gennaio 2011

Io sto con la FIOM




Come se non bastasse una condizione del lavoro che in Italia ci ha fatti ripiombare indietro di decenni (qualche dato: disoccupazione all'8,7%, quella giovanile al 28,9, contratti precari ormai diffusi in ogni settore, pensioni future che per l'INPS non potranno essere corrisposte, tutele e sussidi inesistenti), tra tre giorni si concluderà l'attacco finale ai diritti dei lavoratori.

A portarlo avanti è il più celebrato manager del settore automotive, l'uomo omaggiato da Obama e considerato da molti come modello di imprenditore globale: Sergio Marchionne.

L'ad della Fiat ha espresso chiaramente il concetto: o i lavoratori di Mirafiori accettano il nuovo contratto in deroga da quello nazionale o gli investimenti di 2 miliardi di euro previsti dall'azienda torinese si sposteranno altrove. Prendere o lasciare.

Con una posizione del genere, è impossibile intavolare una trattativa.
La FIOM, l'organizzazione sindacale della CGIL nelle fabbriche metalmeccaniche, ha già detto no a un simile atteggiamento e ha invitato i lavoratori a votare "no" al referendum del 14 gennaio.
Una posizione condivisibile. Niente affatto da duri e puri, nè da sindacalisti ideologicamente prevenuti.

Immaginiamo con quale libertà d'animo gli operai di Mirafiori andranno a votare venerdì: se votano no Marchionne ha fatto sapere che sposterà la produzione altrove e loro prima finiranno in cassa integrazione e poi probabilmente perderanno il lavoro.
Se votano sì, come è probabile sotto un ricatto del genere, diranno addio a una serie di diritti acquisiti dopo anni di lotte dei loro genitori.

Piero Fassino, alto dirigente del PD (ovvero quello che dovrebbe essere la forza laica e riformista del Paese) e prossimo candidato a sindaco di Torino, ha affermato che se fosse un operaio voterebbe "sì".
Il punto è che Fassino non è un operaio, non lo è mai stato, mai lo sarà.
Non ha idea di cosa significhi lavorare in catena, fare i turni, prendere uno stipendio da fame e con quello cercare di mantenere una famiglia, dei figli, pagare un mutuo, ecc.

La questione del referendum di Mirafiori svela due aspetti: da un lato un ricatto bello e buono al soggetto più debole, ovvero i lavoratori, e un attacco frontale al sindacato non allineato (la Fiom); dall'altro l'assenza di una voce forte e chiara a tutela dei lavoratori da parte del principale partito di opposizione, non più laburista, non più di centro-sinistra, ormai in perenne crisi di identità e quasi in coma irreversibile.

Siamo di fronte a uno snodo cruciale nel futuro delle relazioni sindacali del Paese e l'assenza della politica, quella con la "p" maiuscola, pesa come un macigno nei destini dei lavoratori italiani. Non solo degli operai della Fiat.

Giorni cupi ci attendono.

sabato 8 gennaio 2011

giovedì 6 gennaio 2011

Non scrivo per meno di 50 euro!



Finite le feste, si ricomincia.
Il 2011 si annuncia, sotto il profilo professionale, come un anno ancora più difficile del 2010.
L'ultimatum di Marchionne al referendum sul nuovo contratto da applicare nello storico stabilimento di Mirafiori ne è l'esempio più lampante. Quello che è immediatamente sotto gli occhi di tutti.
Ma molte altre sono le battaglie che i lavoratori di ogni settore dovranno combattere per mantenere il proprio posto di lavoro, il proprio salario e la propria dignità.

Tra questi lavoratori c'è anche la categoria a cui appartengo: quella dei giornalisti freelance.

Professionisti dell'informazione che mantengono in vita giornali e riviste, ma che sono trattati come "paria" rispetto ai colleghi più fortunati che hanno un contratto che li tutela economicamente e non solo.

Per questo motivo il 2011 si apre sotto le insegne di una campagna per i diritti dei freelance:
"Non lavoro per meno di 50 euro".

La campagna dei giornalisti che rifiutano di scrivere gratis, che si ispira all'esempio dei braccianti africani che a Castel Volturno hanno scioperato contro i caporali con questo slogan.

Molti dei giornali, siti e contenitori di informazione sono prodotti sfruttando giornalisti collaboratori e precari. Con contratti da fame o senza uno straccio di contratto per anni. Pagati anche 4 centesimi a riga o pochi euro ad articolo, ricattabili e isolati.
Si lavora senza sapere se, quanto e quando si verrà pagati.

Non chiediamo un contratto, chiediamo rispetto.
Chi aderisce alla campagna promossa dall'ebook "Quattro per cinque" di Raffaella Cosentino - che vi consiglio di acquistare sul sito Terrelibere - non accetta più di scrivere senza garanzie.

I nostri obiettivi:

1. Riconoscimento del pagamento minimo per articolo o notizia coperta (50 euro minimo)
2. Certezza dei tempi per il pagamento (40 giorni massimo)
3. Regole chiare per la proposta, l'approvazione, la pubblicazione.
4. Iscrizione al sindacato dei giornalisti con una quota ridotta (20 euro e non 100 annuali)
5. Rappresentanza sindacale per i collaboratori all'interno delle redazioni.

Segui la campagna:

sul blog: http://40per50.blogspot.com/
pagina delle adesioni: http://40per50.blogspot.com/p/cosa-vogliamo.html
su terrelibere.org (e-book): http://www.terrelibere.org/libreria/quattro-per-cinque
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