mercoledì 17 ottobre 2007

London calling pt.2: ROUGH TRADE


Una bella novità del mio ultimo giro londinese si chiama ROUGH TRADE.

Sì, una novità, perchè la celebre etichetta discografica (casa di Stiff Little Fingers, Swell Maps, Raincoats, Cabaret Voltaire, Smiths, Fall e centinaia di altri artisti seguiti dopo) e mitico negozio di dischi ha deciso di raddoppiare. Aprendo un nuovo punto vendita a Brick Lane.

In tempi di diffusione di massa del download (legale e non) e di crisi certificata dei supporti discografici, una notizia come questa non poteva certo lasciarmi indifferente e mi sono fiondato subito nell'East End per vedere Rough Trade East, parlare con Spencer Hickman, manager del negozio, e capirne un po' di più.

Scendo alla fermata della tube ad Aldgate, mi immergo nell'atmosfera da Indie Orientali di Brick Lane e in cinque minuti arrivo a destinazione.
La zona sta cambiando, Brick Lane è il nuovo quartiere 'in' di Londra, con negozi di moda alternativa, vintage-shop, caffè e bar di tendenza.

All'interno di una ex fabbrica di birra - la celebre Old Truman Brewery - si trova una sorta di passeggiata in un cortile in cui sono nate decine di negozi coloratissimi e attraenti.
Uno di questi è ROUGH TRADE East: un megastore enorme di 5.000 metri quadrati!

Più che di un semplice negozio di dischi si tratta di un open-space di nuova concezione, un spazio culturale con all'interno un bar/caffè, un'area wireless, un palco per i concerti e per altre iniziative culturali (happening, presentazioni di libri, ecc.).

Come mi spiega Spencer, il modo di fruire la musica è cambiato.
Ed è cambiato anche il modo di acquistarla: c'è sempre gente che desidera avere a casa il disco in vinile o il CD, però vuole anche interagire - al momento dell'acquisto - con lo staff di un negozio o con altri clienti/appassionati.
O, se possibile, direttamente con gli artisti.

Questa riflessione ha portato Rough Trade a fare una scommessa.
E aprire questo fantastico open-space che è inteso come spazio culturale e non soltanto come un mero luogo di compravendita.

Da Rough Trade East si va non soltanto per acquistare dischi, libri o gadget, ma anche per prendere un caffè e fare uno spuntino. Ci si può collegare in modalità wireless con il proprio laptop e lavorare mentre si ascolta della musica.
O, ancora, si può assistere alla presentazione di un libro, allo show-case di una band, o all'installazione in diretta di un'artista multimediale.

Questa scommessa, rischiosa ma decisiva, sembra essere - almeno finora - vincente: siamo di lunedì pomeriggio (giorno tendenzialmente poco felice per qualsiasi attività commerciale) e all'interno del negozio ci sono almeno trenta persone: chi tra gli scaffali, chi seduto con il proprio portatile, chi intento a sorbire una tazza di tè e chi a chiedere informazioni ai gentilissimi commessi alla cassa.

Quando, dopo un'ora, mi rituffo per strada, provo una sensazione di sollievo e di felicità. I negozi di dischi non sono destinati a scomparire tristemente, se riescono a cambiare concezione, ad aprirsi ai cambiamenti e a diventare oggi ancor più di ieri luoghi di diffusione culturale...

Si, è proprio una bella sensazione!

3 commenti:

Duende ha detto...

Roberto! Già che ultimamente sogno una notte sì e l'altra pure di partire per Londra... saludos da Arezzo ;) (fra)

robdarroch ha detto...

E allora devi proprio andarci a Londra...vale sempre la pena!

Wolfman Bob ha detto...

Una grande idea quella dell'open space!
I ragazzi di Avellino della Garage Records (e membri dei funny dunny) l'hanno coraggiosamente intrapresa nella città irpina da un paio d'anni e, pur con mille difficoltà, stanno creando concerti, spazi di aggregazione, scambio e conoscenza.
Ci sono titoli strepitosi nel loro negoizio - bar. E poi la sera dj set, one man band, e un sacco di bella gente.