Sono trascorsi 7 anni dal famigerato 9/11.
Ricordo esattamente dove mi trovavo quando seppi della notizia: ero a Monselice, vicino Padova, a casa di mia cugina.
Mi ero appena svegliato dalla siesta pomeridiana e, ancora intorpidito dal sonno, non capivo bene cosa fossero le immagini che apparivano sullo schermo: un film di fantascienza, uno scherzo alla Orson Welles, un documentario sul futuro dell'America?
Troppo irreale la realtà per realizzare immediatamente l'accaduto.
Non eravamo pronti, non pensavamo che una cosa simile potesse succedere.
Poi ci sono stati i tragici giorni di Madrid e di Londra, e la nostra consapevolezza è cambiata.
Credo che nella memoria di ognuno di noi ci siano degli eventi collettivi che rimangono impressi a fuoco.
Eventi talmente forti che ricordiamo esattemente dove ci trovavamo e cosa stavamo facendo nel preciso momento in cui abbiamo appreso la notizia.
Io, ad esempio, ricordo con nitidezza eventi anche lontani nel tempo che furono dei veri e propri shock emozionali: l'omicidio Dalla Chiesa, l'attentato a Falcone e, appunto, l'11 settembre.
E voi dove eravate? Cosa stavate facendo? Cosa ricordate di quel tragico giorno che - volenti o nolenti - ha cambiato per sempre il nostro modo di essere occidentali?
7 commenti:
Io dormivo, mentre il mondo sembrava finire. Lavoravo la mattina presto su Radio2, sveglie all'alba, poi a casa a dormire per recuperare. Mi sono svegliata verso le tre del pomeriggio, ignara, e come prima cosa ho telefonato all'ufficio collaboratori per chiedere notizie di un pagamento che aspettavo. L'impiegata mi ha dato una risposta evasiva, ma non mi ha detto niente. A svegliarmi ci ha pensato mia sorella. "Non sai niente? Allora prima siediti..." Mi sono sentita un verme, perché pensavo al denaro mentre in tv andava in onda l'apocalisse, ma riflettendo adesso penso: non è curioso che il World Trade Center crolli e qualcuno solleciti dei soldi che non arrivano? (PDA)
Stavo pranzando con il mio amico Paolo che lavora per l'Eurovisione. Ricordo che ricevette una telefonata dal suo ufficio centrale che gli ordinava di partire immediatamente per New York così come si trovava, senza bagagli nè altro e che si sarebbe potuto procurare tutto ciò di cui aveva bisogno una volta lì. Io pensai "Figata, come un vero agente segreto!". Lui poi non riuscì a partire perchè tutti gli aeroporti americani erano chiusi ed io solo nel pomeriggio mi resi conto dell'entità del dramma.
Da Federico Guglielmi (Mucchio Selvaggio) ricevo e pubblico volentieri:
"Ero in fotocomposizione e stavo preparando uno dei primi numeri del Mucchio Extra, non c'erano né radio né tv. Mi squilla il cellulare, era Riccardo Bertoncelli... mi disse "Hai visto che tragedia? Hanno distrutto il World Trade Center!" Alché io, pensando a uno scherzo di dubbio gusto, gli ho risposto qualcosa tipo "ma non sarebbe stato meglio il Vaticano?".
Subito dopo, mi ha convinto che mi stava dicendo la verità, e sono rimasto senza parole. Pensavo alle vittime, ovvio, ma anche - la mente è una cosa proprio strana - allo scempio compiuto contro una straordinaria opera d'arte di tipo ingegneristico/architettonico come quella... la vista delle due torri che apparivano dalla strada che dal JFK porta a Manhattan era fantastica, così come contemplare New York dalla terrazza all'ultimo piano.
Tornato a casa, le immagini in tv mi hanno annientato. Sono comunque andato lo stesso allo Stadio Olimpico a vedere Roma-Real Madrid, prima giornata di Champions League, giocata in un clima a dir poco surreale".
Stavo lavorando al computer, come al solito con musica di sottofondo (ricordo, erano i Mission of Burma), quando ad un tratto notai che mancava qualcosa; era quel mormorio classico di tante città come Pescara, una citta' che faticosamente cercava di tornare alla routine dopo una lunga estate ma che non risparmiava i suoi urticanti suoni .
abbassai la musica, la città non parlava come al suo solito, bisbigliava ovattata.
neanche il tempo di godere di questa strana ma piacevole atmosfera che squilla il telefono; erano moglie e figli (spaventatissimi seppur piccoli) a casa dei suoceri che volevano accertarsi che anche io fossi sintonizzato su quelle immagini che stavano congelando il mondo.
Non riuscii più a lavorare, mi incollai al televisore quasi vergognandomi perchè non riuscivo a capire fino a quanto era voyeurismo e quanto necessità di essere aggiornato.
ricordo solo che la sera avevamo in programma una partita di calcetto; quando si seppe che la uefa aveva obbligato le squadre a giocare le partite di Champions il nostro unanime pensiero fu "se giocano loro giochiamo anche noi".
Non era emulazione dei campioni, non era mancanza di rispetto per le vittime, per il cordoglio internazionale-
Era solo la necessità, dopo ore catapultati nell'incubo più scuro che avevamo mai vissuto, di riprovare quelle sensazioni ri normalità, di routine, di umanità che lì per lì ci sembravano estirpate per sempre-
Chicco/Base/Pescara
Mi è piaciuto molto lo scritto di Chicco di Pescara e concordo con lui circa l'atmosfera di quella giornata che la ricordo come un qualcosa di "ovattato", sospesa tra sonno e veglia, uno stato di irreale realtá.
Mentre lí avveniva la "fine del mondo" e il suono della devastazione, insieme al resto, perforava i corpi, noi, al di qua dello schermo, impotenti ne vedevamo i fumi, le esplosioni,gli scrosci senza suono, i crolli e lo scioglimento di tonnellate di acciaio come se fossero elementi strutturali di uno strano zucchero filato.
Eravamo spettatori di una guerra in atto ma nel perfetto stile hollywoodiano: non ci arrivava l'odore acre delle carni infuocate e rese poltiglia dall'acciaio fuso, non sentivamo i rumori assordanti di tonnellate di materia cedente alla forza di gravitá, non potevamo vedere le migliaia di vetri che da altezze indicibili, cadendo, facevano a fette visi, spaccavano teste, mutilavano braccia come una pioggia assassina...
In tutta questa irreale realtá, l'elemento piú disturbante fu quando, dopo poche ore, stranamente, giá sapevano i nomi dei colpevoli, ovvero farsi sorprendere da un atto del genere e poco dopo avevano tutto sotto controllo. Questo fatto mi innescó una serie di dubbi che ancora non mi tolgo.
E in poche ore l'"islamico" ( e il mondo é pienissimo, cosí come le nostre cittá) diventava il nemico invisibile numero uno, quello che ti poteva annientare con armi sofisticatissime in ogni momento, mentre andavi al mercato, sull’autobus, in treno, ovunque.
Ovvero questo fatto, in poche ore, annientava i lunghissimi tempi dell’integrazione, per quanto mi riguarda spesso anche piacevole e costruttiva, tra culture diverse.
Ricordo che ogni mattina scherzavo con il fioraio pakistano sotto casa e quel giorno, dopo poche ore, il mio sguardo verso di lui non era piú lo stesso: il seme maligno del dubbio stava mettendo radici.
Vi lascio questo link per vedere cosa c’è ora al posto delle Twin Towers: un gruppo di architetti ne hanno fatto due tristissimi spazi vuoti diventati delle vasche-fontane…
http://www.snoarc.no/#/projects/98/false/all/image/696/
Da Ned Ludd, ricevo per e-mail e pubblico volentieri:
"Dov'ero e cosa facevo l'11 settembre 2001?
Ero a casa e stavo guardando la televisione e a un certo punto facendo zapping mi sono apparse davanti le scene delle Torri Gemelle che andavano a fuoco.......
Anch'io ho pensato a qualche film di non so che genere, ma presto mi sono accorto che la realtà superava l'immaginazione....
Davvero assurdo, ancora più assurdo se consideriamo che ancora oggi la verità sugli attacchi e sulle loro modalità non è ancora stata svelata e tante sono le ipotesi sugli attacchi alle Torri Gemelle..."
Da Giovanni "Pennello" Meli ricevo per e-mail e pubblico volentieri:
"Io l’11 settembre 2001 ero all’Isola d’Elba (mia prima volta in assoluto in tal bel posto).
Quando ci sono tornato quest’estate, ero pronto al...peggio!?
Uhm, speriamo bene. Questo mondo e' proprio... pazzo! Capitalismo, religioni, violenza...
Consoliamoci con un po' di bella musica!? Basterà?
Salut!"
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