sabato 13 ottobre 2007

London calling...



Londra è sempre Londra.

A quarant'anni esatti dalla fantastica stagione psichedelica, a trenta dall'esplosione punk e a dieci dal momento magico del brit-pop, la capitale inglese continua a pulsare di suoni, colori e odori...
Una settimana a Londra si rivela sempre un'ottima maniera per fare il pieno di nuovi stimoli culturali, per respirare l'atmosfera di una metropoli che, indifferente al passare del tempo, esalta il suo dinamismo, cambia di continuo pur rispettando le sue tradizioni.

Le librerie di Charing Cross, i negozi di strumenti musicali di Denmark Street, il mercato e i negozi di dischi di Berwick Street (la strada immortalata, all'alba, sulla copertina di "(What's the Story) Morning Glory" degli Oasis), i negozi a luci rosse e i peep-shows di Soho, il caos colorato di Camden Town al sabato, le gallerie d'arte e i grandi spazi espositivi dislocati in vari angoli della città continuano ad emanare grande fascino, ad essere fonte costante di ispirazione, oltre che miniera per acquisti a lungo desiderati...
In un post di qualche tempo fa, parlavo della moria dei negozi di dischi specializzati in Italia, prendendo ad esempio la chiusura di Disfunzioni Musicali. Ho voluto verificare se la stessa cosa stesse succedendo anche a Londra e ho fatto un giro.

Su Oxford Street i megastore di Virgin e HMV sono quotidianamente presi d'assalto e, grazie all'euro, ormai i dischi costano meno in Inghilterra che da noi (situazione impensabile appena 10 anni fa).
E comunque HMV ha disseminato i suoi "stores" in ogni quartiere della città, da Wimbledon a Putney fino al centro.
Mentre la Virgin, a Piccadilly, ha addirittura acquisito il megastore della Tower.

Io preferisco comunque i piccoli negozi e mi dirigo subito all'amata Berwick Street per vedere com'è la situazione.
Mister CD ha chiuso il suo "bargain basement" dove, in un marasma di oltre 10.000 CD, riuscivi sempre a trovare l'occasione giusta tra 1 e 3 sterline. Ma il negozio principale (r)esiste ancora, anche se meno fornito di un tempo, con i commessi superpreparati e disponibili.

Selectadisc ha passato la mano, vendendo il suo bellissimo negozio (rimane solo lo store di Nottingham a questo punto) a Sister Ray che, a sua volta, ha chiuso lo shop alla fine della strada per trasferirsi nei locali più ampi e confortevoli al numero 34.
Resistono ancora Vinyl Junkies e Music and Video Exchange ma un paio di altri negozietti sono spariti.
E' la volta di Camden: uscito dalla tube mi dirigo dove una volta c'era il bel negozio della Tower. Chiuso, ma me l'aspettavo (la catena americana ha vissuto una grossa crisi e dismesso tutti i suoi negozi).

Evito accuratamente il caos di Camden High Street e svolto per la più tranquilla e interessante (almeno per me) Inverness Street: al numero 10 si trova ancora Out On The Floor: bellissimo assortimento di vinili d'annata ('60/'70), mentre nel primo basement si trova una sezione di poster d'antan ma dal costo proibitivo (in media 15 sterline l'uno, ma si tratta di riproduzioni) e al piano basso c'è una discreta selezione di CD e singoli.

La vera gioia sta nello scoprire che, nonostante tutto (il peer-to-peer, il download di massa, ecc.), alla fine della strada resiste il fantastico Sounds That Swing (vedi foto): un negozietto piccolo ma strabordante dischi e passione per il rock'n'roll dagli anni '50 a oggi: r'n'r, garage, psichedelia, punk.
Una vera miniera di materiale, sia in vinile che in CD.
Un pozzo senza fine per chi leggeva o scriveva su "Bassa Fedeltà" 10 anni fa!

Tornando su Camden High Street non posso non trascorrere un'oretta a spulciare tra l'usato di Music and Video Exchange: l'atmosfera è un po' decadente, si respira uno stato d'abbandono. Alle pareti non ci sono più i poster e le buste trasparenti che contenevano preziosi vinili da collezione sono ormai vuote. Anche il basement (una volta tutto dedicato al vinile) è pressocchè vuoto.
Ci sono comunque migliaia di CD usati e qualcosa alla fine riesci sempre a trovarla.
Nell'ultima stanza di questo labirinto sotterraneo, completamente deserta, sono accatastate centinaia di CD-singoli e di sette pollici a 50 penny. L'aria è di desolazione e di abbandono...che peccato!

Dopo un'ora di immersione discografica, esco di nuovo per strada. E mi rituffo nel caos stranamente non esagerato (per essere sabato) di Camden Lock.
Oltrepasso il canale e mi immergo nel mercato con i suoi colori, i suoi odori, la sua umanità variegata...
London is calling now and I live by the river...

4 commenti:

anna-satantango ha detto...

ci sono stata recentemente a londra, oltre ai dischi dove le mettiamo tutte le favolose zeppe?
anna-satantango

Anonimo ha detto...

...e non dimentichiamoci il leggendario "Minus Zero", il micro negozio di Blenheim Crescent che contiene al suo interno due distinti venditori, delizia per le orecchie (e croce per il portafogli) degli amanti del suono Sixties e del power pop... Alcune voci peraltro dicono che stia per chiudere... questa sarebbe una vera perdita per la capitale britannica.

robdarroch ha detto...

Minus Zero, Exotica e Rough Trade: tre delizie a pochi metri di distanza l'una dall'altra a Portobello!

Solo che stavolta non sono riuscito a passarci, perchè mi sono diretto a Brick Lane a vedere il nuovo negozio/spazio culturale appena aperto da Rough Trade...di cui parlerò nel mio prossimo post!

Comunque Minus Zero continua a rimanere un "personal favorite"...

tony-face ha detto...

A Camden ho trascorso intere giornate negli anni 80, dalla mattina alla sera a riempire borse e borse di 45 60's a prezzi imbattibili, che ancora fanno bella figura nella mia libreria (insieme agli altri 6.000 tra vinili e CD -scusa ma ci tengo troppo a sbandierare il numero dei miei dischi !!!!) e nelle serate da 60's DJ che ogni tanto faccio in giro.

E anche al mrcato di Camden si trovavano rarità in vinile di valore inestimabile (per i malati come noi).

poi è arrivato il collezionismo e tutto ha preso prezzi proibitivi