venerdì 1 ottobre 2010

London is not Swinging anymore...



Tornare a Londra fa sempre effetto. Nel bene o nel male.
Ho vissuto in questa città uno dei periodi più straordinari e indimenticabili della mia vita e dopo ci sono ritornato tantissime altre volte. Per cui quando mi capita di metterci nuovamente piede è un po' come tornare a casa.

Ma la Londra del 2010 è diversa.
Rispetto agli standard italiani, al nostro proverbiale immobilismo, questa metropoli appare sempre dinamica e vitale. Con un altro passo, un'altra velocità.
Ma chi ne conosce a fondo lo spirito, e ne sa cogliere gli umori, si accorge che qualcosa è cambiato.

Scendo con la metro a Tottenham Court Road e il primo impatto è scioccante.
Dove c'era lo storico London Astoria, uno dei rock club più importanti d'Europa, non c'è più nulla.
O meglio c' è un cantiere. L'intero isolato è stato raso al suolo e adesso si lavora per ampliare la fermata della tube e per costruire il Crossrail, la nuova linea della ferrovia che passerà per il centro.



Lo sapevo - al London Astoria avevo anche dedicato un post su questo blog - ma vedere con i propri occhi cosa ne rimane è tutta un'altra cosa. E' comunque il segno del dinamismo di una città che si trasforma a una velocità sorprendente, mi dico.

Ma basta voltare l'angolo su Oxford Street per accorgersi del cambiamento, radicale.
La strada è transennata per lavori, cerco il Virgin Megastore e mi accorgo che ha chiuso. Al suo posto non ha aperto nessuno. Continuo a camminare e vedo altri negozi chiusi.
La strada è sempre affollata, ma non ci si imbatte più in quel via vai caotico che la rendeva eccitante e, talvolta, insopportabile.
I ragazzi (prevalentemente italiani) con i cartelli e i flyer in mano, che ti fermavano per invitarti a provare una lezione d'inglese in una delle tante scuole disseminate lungo la via, sono spariti. Segno che anche le scuole sono sparite.
Dai negozi d'abbigliamento giovanile non esce più musica house a tutto volume, nè c'è quella confusione e quell'effervescenza che caratterizzava queste meravigliose trappole per turisti.



Lo storico 100 Club resiste, ma non si sa ancora per quanto.
Rischia di chiudere se il contratto d'affitto, come annunciato, subirà un'impennata di oltre il 40%.

Più avanti spero di trovare HMV. Per fortuna c'e' ancora: dentro si trovano tanti Cd, Dvd e libri, con un'ampia selezione di offerte. Anche se è sempre più grande lo spazio destinato all'abbigliamento e ai gadget.

Attraverso la strada, oltrepasso la celebre Wardour Street dei Jam e mi dirigo verso la Berwick Street degli Oasis (ricordate la copertina di “(What's The Story) Morning Glory”?) e dei negozi di dischi.



Sister Ray, che già da qualche anno ha preso il posto di Selectadisc, per fortuna è ancora lì con la sua bellissima selezione di dischi e Cd e t-shirt e libri di ogni genere. I prezzi, come al solito, sono mediamente buoni.

Ma pochi metri più in là, dall'altro lato del marciapiede, noto con sommo dispiacere che non esiste più Mister Cd, il negozio più economico di Londra, dove c'era sempre il “rischio” di portarsi a casa un Cd per poche sterline.
Qualche anno fa avevano già chiuso il “bargain basement” che negli anni 90, nel periodo di massimo fulgore, conteneva decine di migliaia di Cd a 1 pound o poco più.
Adesso è proprio il negozio che è sparito. Chiuso.
Senza che al suo posto abbia riaperto nessuno.

Non è l'unico locale sbarrato su Berwick Street. Anche dove c'erano caffè, sandwich bar e altri negozi ora non c'è nulla. Solo i locali desolatamente vuoti.
La crisi a Londra ha colpito pesantemente. Ed è visibile, tangibile.



Me lo conferma anche Daren, il simpatico proprietario di “Sherry's”, l'ultimo negozio – assieme allo storico “The Face” - di abbigliamento mod rimasto a Carnaby Street: “La Cool Britannia degli anni 90 è solo un ricordo, non c'è più nulla di quell'atmosfera effervescente e vitale. Siamo nel bel mezzo della crisi, non è affatto alle spalle come dicono: in molti perderanno il posto da qui al prossimo anno. La maggior parte dei negozi indipendenti ha chiuso, resistono solo i grandi marchi, il grande business”.

Basta dare un'occhiata a Carnaby Street per rendersene conto: troviamo tutti i grandi brand dell'abbigliamento, negozi trendy e à la page (Tommy Hilfinger, Pepe Jeans, Levi's, The North Face, ma anche i classici dello stile mod, Lambretta e Ben Sherman, ormai trasformatisi anche loro in marchi di successo). Hanno preso il posto dei coloratissimi negozietti underground che vendevano ogni sorta di abbigliamento punk/dark, o hippy-psychedelico con annessa chincaglieria indiana. Niente più chiodi, jeans attillati, t-shirt, stivali di ogni sorta e foggia.
Solo capi di abbigliamento trendy e all'ultima moda. Per tutta la strada.
Ma che non fanno grandi affari...

E anche se le insegne scintillanti resistono, Londra e tutto il Regno Unito si trovano a dover fronteggiare la peggiore crisi economica dagli anni Settanta, dai tempi bui della Thatcher.

Forse è per questo che Ed Miliband, il nuovo leader del Labour, appena eletto alla guida del partito, ha affermato che l'Inghilterra adesso ha bisogno di una buona dose di ottimismo e di speranza per ripartire.
London is London...but is not Swingin' anymore.

5 commenti:

Cirano ha detto...

E' vero Londra cambia pelle continuamente, si rinnova sempre, istrionica e meravigliosa come sempre. Sono qui a leggere il tuo post sorseggiando un tè. Senza nostalgia per quello che Londra è stata.....immagina io che ci sono stato per la prima volta nell'84, perchè ogni volta scopro nuove tendenze, nuove bellezze nascoste, perle disconosciute ai grandi circuiti turistici....è vero prima o poi London Calling per noi due.
Fabio Cirano

SuzySecret ha detto...

eh si Rob e' un bel pezzo che e' cambiata Londra
non ci sono quasi piu' negozi di dischi....

Anonimo ha detto...

ciao roberto :). in effetti ho ancora bisogno di digerire questo we a londra.io invecchio e sembra che londra ringiovanisca. certo che la tendenza è ad una certa omologazione e all'appiattimento verso un ideale estetico più da nip & tuck che da velvet goldmine.
camden è una specie di disneyland e brick lane lo diventerà. mi è piaciuto andare a stockwell e vedere quel comitato di ragazzini che organizza dei concertini mantenendo quella convivialità e quella trasgressione che sono proprie ai londinesi.
del resto, il centro di londra è terra promessa dei provinciali da tanto (vedi il budda delle periferie, vedi noi ad un certo periodo della nostra esistenza). la periferia è un incubatore morale.
per il resto non si puo' accusare londra d'immobilismo! ho assistito alla distruzione della vecchia stazione di piccadilly circus, ora c'è un buco a tottenham crt rd, sono andato al royal george e il pubblico - e lo stesso locale - sono radicalmente cambiati. niente più buskers ( a parte quelli registrati nel tube), barboni non ne ho visti. sicurezza e "igiene".
ma come direbbe mimmo caccamo : "anyway ...."
ma l'odore di sporco e di frittura è ancora la, e questo mi basta e mi avanza. questa è la mia madeleine.
voilà!
eta

zorrotropa ha detto...

londra cambia? sì, ma anche noi! e così, a 40 anni, scopri aspetti della città che a 18 non ti interessavano nemmeno.

http://www.youtube.com/watch?v=okIAhqP9jB0

kindsaluv ha detto...

un amico mi aveva descritto la situazione, ma addirittura mister cd deceduto... ci ho passato un paio di pomeriggi dentro a scartabellare roba. peccato.