lunedì 26 maggio 2008

Greyhound races...bye bye!!!



La settimana scorsa un articolo di "Repubblica" raccontava di un mito inglese che va in pensione: il Walthamstow Stadium, uno dei principali cinodromi londinesi.
Dopo l'abbattimento dello stadio di Wembley (poi ricostruito) e del mitico Highbury dell'Arsenal (demolito per far posto a un complesso edilizio), un altro luogo simbolo dell'Inghilterra finirà nell'album dei ricordi.
Come il calcio in Italia, che in 10 anni ha visto crollare il numero degli spettatori a causa del predominio delle televisioni, anche le "greyhound races", le corse dei levrieri, hanno perso gran parte del loro pubblico per la stessa ragione: gli spettatori/scommettitori preferiscono vedere le gare sullo schermo, nelle agenzie dei bookmakers, piuttosto che allo stadio.

Sono legato al mondo delle "greyhound races" per motivi sentimentali.
Dieci anni fa ho lavorato per sei mesi in un altro celebre cinodromo londinese: il Wimbledom Stadium.

E' stata un'esperienza divertente e istruttiva sulla natura e sui costumi degli inglesi. Quasi un punto di osservazione sociologico, direi.
Le "greyhound races" sono qualcosa di strettamente legato alla cultura popolare britannica. Un'istituzione: come i pub.
Non a caso, proprio una corsa dei levrieri è immortalata sulla copertina del disco più famoso di una delle più famose band inglesi degli anni '90: "Parklife" dei Blur.
Anche tutte le foto del libretto descrivono momenti di vita all'interno di un cinodromo, un'abitudine che si ripete tre volte alla settimana - martedì, venerdì e sabato - tra pinte di birra, scommesse ai banchi dei bookmakers, chiacchiere e fragorose risate.

Per fortuna il Wimbledon Stadium esiste e resiste ancora.
Ma se il trend è quello descritto nell'articolo di "Repubblica", è facile prevedere che la "scure della modernità" si abbatterrà ben presto anche sugli altri due cinodromi londinesi.

E' un altro pezzo della vecchia Inghilterra che scompare, fagocitato dalle esigenze sempre più omologanti della globalizzazione.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Bel blog, scoperto per caso, cercando in rete la voce "Rockerilla".
Io su "Rockerilla" ci scrivevo (il mio primo articolo fu la recensione del concerto milanese degli Swell Maps nell'aprile 1979) ed ho letto con nostalgia il tuo bel post del maggio 2007 ed i commenti dei tuoi lettori.
Tornero' a trovarti con regolarità.
Ciao,
Marco Reina

Anonimo ha detto...

Time waits for no-one... (except Chuck Norris!)
Ciao da Santo...!

Anonimo ha detto...

Ridateci Vittoria Imperatrice delle Indie; la Vaglia delle Indie; il Red Darp; Sherlock Holmes; Gordon Pascià, etc. etc. etc.
Vi prego non portatemi in manicomio.
Tonino