La crisi finanziaria che sta attanagliando l'Occidente dovrebbe farci riflettere.
Lo tsunami dei mutui subprime che ha spazzato via istituti di credito e assicurativi negli Stati Uniti sta arrivando anche da noi.
Nel mondo globalizzato non ci sono più frontiere. E nell'universo della finanza ancora meno.
E' la vecchia teoria del battito d'ali di farfalla, il famoso "effetto butterfly".
Nonostante le rassicurazioni dei politici nazionali ed europei, e delle banche di casa nostra, c'è poco da stare tranquilli.
Per anni abbiamo vissuto in un sistema in cui la crescita era il solo ed unico paradigma. Ma non può esserci crescita infinita in un pianeta a risorse limitate.
E poi la grande libertà concessa alla finanza, senza alcun controllo su prodotti-spazzatura che non avevano alcuna àncora con il mondo reale, ha portato al punto di non ritorno in cui siamo oggi.
Il problema è che adesso chi ha generato l'uragano dovrebbe esserne travolto.
Ma non succederà.
I manager che per anni hanni incassato stock options milionarie dovrebbero finire in galera.
I responsabili degli istituti bancari che, ad ogni livello, hanno venduto prodotti ad alto tasso di rischio a ignari clienti - gente che magari aveva raggranellato un piccolo gruzzoletto dopo una vita di lavoro e sacrifici - dovrebbero restituire il maltolto. O in alternativa scontare una lunga pena detentiva.
Invece a cosa assistiamo? A liberisti della prima ora (da Berlusconi a Tremonti in Italia, passando per i loro corrispettivi europei) pronti a salvare le banche con i nostri soldi.
Lo stesso scenario di Alitalia: socializzano le perdite e privatizzano i profitti.
Bisognerebbe invece lasciare gli istituti al loro destino: se sono così solidi come dicono la sfangheranno.
Altrimenti faranno la fine di Lehman Brothers negli Stati Uniti.
I soldi piuttosto dovrebbero servire ad aiutare i piccoli investitori, incauti o truffati dalle banche.
Ma chi ha il potere per farlo?
E chi da voce ai cittadini?
Ci sarebbe bisogno di una visione strategica sul nostro futuro, di una idea di società diversa: basata sul lavoro, sui diritti, sulla condivisione e sulla solidarietà.
Quello che era una volta l'ideale della Sinistra.
Ma quale sinistra?
Quella oggi all'opposizione che, invece di tutelare i diritti dei lavoratori e tenere sotto controllo il costo della vita, pensava a scalare istituti bancari?
Oppure l'altra, quella rimasta fuori dal Parlamento, che invece di unirsi è più divisa che mai in tre ridicoli partitini all'1,5% dei consensi?
Mala tempora currunt.
Intanto noi cittadini senza strumenti e ormai privi di interlocutori potremmo provare ad iniziare una rivoluzione silenziosa dal basso.
Cambiando gli stili di vita. Consumando meno. Riciclando. Aggiustando le cose invece di buttarle. Resistendo alle sirene del nuovo a tutti i costi.
Ritrovando antiche forme di socialità e convivialità.
Rifiutando la massificazione delle nostre vite.
Come dicono gli inglesi "Every cloud has a silver lining", ogni avversità ha un aspetto positivo: forse dovremmo imparare da questa crisi a vivere in maniera diversa, più austera e forse più felice.
E a pensare a un mondo radicalmente diverso...