sabato 10 ottobre 2009

Jim Carroll R.I.P.




Questo maledetto 2009 con la sua lunga scia di lutti sembra non volere finire.
L'ultima grande perdita è di un mese fa ed è passata praticamente nel silenzio della grande stampa.
Mi riferisco a Jim Carroll, poeta, scrittore e musicista di New York.
Una figura influente dell'undergound americano, amato sin dai ragazzino dai beat (Allen Ginsberg ne riconobbe subito il talento) quando ad appena 13 anni scrisse lo sconvolgente The Basketball Diaries (tradotto in Italia come Jim entra nel campo di basket).E poi dal giro punk della Grande Mela.

Il suo esordio come musicista è del 1980 con il seminale Catholic Boy, un album in cui convivono la poetica metropolitana di Carroll e gli echi del punk, soprattutto nella figura della sua amica Patti Smith.

Al fondamentale Catholic Boy seguirono altri dischi, nessuno dei quali tuttavia all'altezza di quel leggendario esordio.
Da allora Jim Carroll, tra alti e bassi esistenziali, non ha mai smesso di pubblicare poesie e racconti. Negli ultimi anni era solito prendere parte a reading e collaborare con altri artisti.
Quando è stato colto dall'attacco cardiaco che l'ha stroncato era a casa, alla sua scrivania, a lavorare. Probabilmente a nuove poesie.

Con la sua morte si chiude un'era, quella della New York maledetta e romantica dei tardi Seventies.
R.I.P. Jim. Che la terra ti sia lieve.

There will always be a poem
I will climb on top of it and come
In and out of time,
Cocking my head to the side slightly,
As I finish shaking, melting then
Into its body, its soft skin

--Jim Carroll, "Poem"
da Void of Course (1998)


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