venerdì 31 dicembre 2010

giovedì 30 dicembre 2010

Un anno da ricordare...


Cose da ricordare di un anno che scompare...

L'uscita di "Eigthies Colours" e il tour straordinario che ne è seguito:

- a Roma, con Federico Guglielmi e John Vignola, e una sala gremita allo "Spazio daSud"

- a Fidenza, alla bellissima libreria La Vecchia Talpa con Luca Frazzi e tanti amici (Gigi Marinoni, Federico Ferrari, Gino Delle Donne, Joe Fuzz, Fabio Pasquarelli...)

- a Napoli, con Giulio Di Donna nel cuore della città (al Kesté, di fronte all'Orientale) e la bellezza di un posto unico e il calore degli amici (LucaMauro, Daniele, Marialaura, Enzo, Emma, Maria...)

- a Pescara, sulla spiaggia, una serata indimenticabile con i Vegetable Men riformati dopo 20 anni e una marea di gente

- a Firenze, una serata molto pischedelica con la mostra dei poster di Firehouse, il concerto dei Liars, un mucchio di amici, inclusi membri di Birdmen Of Alkatraz, Pikes In Panic, Leanan Sidhe

- a Pisa con Dome La Muerte (Not Moving) e Michele Marinò (Strange Flowers), la presenza di Maurizio Curadi (Steeplejack) e il concerto psichedelico degli Strange Flowers (feat. Dome La Muerte)

- ad Avigliana (To), con la passione strabordante di Cristina Scanu e Mauro Maffei e la presenza di gran parte della scena neo-Sixties di quegli anni: Luca Re e Rinaldo Doro (Sick Rose), Salvatore "Ursus" D'Urso (No Strange), Marco Ciari (Party Kidz), Paolo Avataneo (Double Deck Five), Fabrizio della Porta (Urlo/Buscadero), Maurizio Pustianaz
(Snowdonia)...

- a Borgo d'Ale con Vico Ellena e gli Effervescent Elephants che suonano in una chiesa sconsacrata...

- ad Avellino, da Camarillo Brillo, un piccolo spazio ma con la passione tipica dei posti di provincia e il calore del Sud. In mezzo a tanti amici (Giulio, Stefano, Sal, Michele, Silvia...)

- al Festival Narrazioni di Poggibonsi: luogo splendido, organizzazione impeccabile e l'entusiasmo coinvolgente dello staff (grazie Fra!)

- al Festival Beat, con la crema della scena neo-Sixties italiana: Luca Re, Tony Face, Moreno Spirogi, Scanna, Lilith (nascosta tra il pubblico) e l'impeccabile introduzione di Luca Frazzi

- a Italia Wave, un ritorno dopo più di 15 anni... una bella presentazione e una città di mare, Livorno

- a Reggio Calabria, con il mio amico Fabio Cuzzola, per smentire il detto "nemo propheta in patria"...

- a Messina, sulla spiaggia al tramonto insieme a un pugno di amici (Roberto, Alessandro, Pietro, Luciano, Eliana...)

- al Mei di Faenza per ritirare un premio inaspettato e assai gradito, e trascorrere una bella giornata con Moreno Spirogi e Bea, Salvatore Coluccio e Anna, i Barbieri...

- a Roma, in un piccolo locale al Pigneto, a chiacchierare amabilmente con il mio fratellone Bob Colella in mezzo a un gruppo di amici...

- al To Beat Parej, la serata più cool ed emozionante dell'anno (vedi post)


Incontri ravvicinati del terzo tipo:

Mick Jones, incontrato, intervistato e introdotto alla conferenza stampa del Neapolis Festival 2010
Lawrence Ferlinghetti, incontrato durante le sue vacanze romane in occasione della mostra "Ferlinghetti: 60 anni di pittura"
Franco Battiato, intervistato pubblicamente in occasione della presentazione del suo ultimo documentario all'Horcynus Festival di Messina

Luoghi e cose...

Londra e gli Hoodoo Gurus
L'Horcynus Festival e il posto più bello del mondo: lo Stretto di Messina
Correre in bicicletta sotto le Alpi, a S.Antonino di Susa... (ci sono cose che non hanno prezzo...)


Concerti (Top 5)

- The Fleshtones
- Gang Of Four
- Stems
- Mark Lanegan
- Pixies

venerdì 24 dicembre 2010

Musical books of the year


1. KEITH RICHARDS – Life (Feltrinelli)
2. MICHAEL AZERRAD – American Indie (Arcana)
3. TERRY RAWLINGS – Mod. Vita pulita in circostanze difficili (Arcana)
4. JOE BOYD – Le biciclette bianche (Odoya)
5. OZZY OSBOURNE – Io Sono Ozzy (Arcana)

giovedì 23 dicembre 2010

Playlist 2010: Reissues and live albums




1. IGGY POP & JAMES WILLIAMSON – Kill City (Bomp!)
2.THE ROLLING STONES – Exile On Main Street (Emi)
3.THE SOTF BOYS – A Can of Bees (Yep Roc)
4.THE SOFT BOYS - Underwater Moonlight (Yep Roc)
5.RADIO BIRDMAN – Live In Texas (Crying Sun)
6.THE PLIMSOULS – Live! Beg Borrow and Steal (Alive)
7.EFFERVESCENT ELEPHANTS – From The End To The Beginning (Psych Out)
8.JANE BIRKIN / SERGE GAINSBOURG – S/T (Light In The Attic)
9.MOTORPSYCHO – Timothy’s Monster (Stickman)
10.ONE DIMENSIONAL MAN – The Box (La Tempesta)

mercoledì 22 dicembre 2010

EIGHTIES COLOURS su ROLLING STONE...e RUMORE!




Per EIGHTIES COLOURS i regali di un Natale scoppiettante arrivano in anticipo.

ROLLING STONE
ha dedicato, grazie alla penna sempre attenta di Stefano Cuzzocrea, un'intervista al sottoscritto per parlare del libro e della scena neo-Sixties italiana.

La trovate a questo link

Come se non bastasse, RUMORE - dopo aver eletto "EIGHTIES COLOURS" libro del mese nel numero estivo - lo ha spedito direttamente nella Top Ten di fine anno: un risultato inaspettato che fa estremamente piacere e riempie di orgoglio.



Devo condividere questo onore con tutte le band e i personaggi intervistati e con il mio editore, Francesco Coniglio, che non solo ha accettato la scommessa di pubblicare un volume su un argomento apparentemente difficile come una scena underground, ma ha fatto anche in modo che il libro venisse realizzato con una bellissima veste grafica.

Thanks!

PLAYLIST 2010


ALBUMS

1. HOODOO GURUS – Purity Of Essence (Sony/Onehundredpercent)
2. THE BELLRAYS – Black Lightning (Fargo)
3. SHARON JONES & THE DAP-KINGS – I Learned The Hard Way (Daptone)
4. PAUL COLLINS – King of Power Pop! (Alive)
5. THE BLACK ANGELS – Phosphene Dream (Blue Horizon)
6. SCOTT MORGAN – Scott Morgan (Alive)
7. MARK LANEGAN / ISOBEL CAMPBELL – Hawk (V2/Cooperative)
8. CALIBRO 35 – Ritornano quelli di… (Ghost)
9. CUT – Annihilation Road (Go Down)
10. THE JIM JONES REVUE – Burning Your House Down (Punk Rock Blues)

11. GRINDERMAN - Grinderman 2 (Mute)
12. DOM MARIANI – Rewind & Play (Liberation Blue)
13. PENNY IKINGER – Penelope (Citadel)
14. MASSIMO VOLUME – Cattive abitudini (La Tempesta)
15. ELI PAPERBOY REED – Come And Get It (Parlophone)
16. THE MORLOCKS Play Chess (Popantipop)
17. PAUL WELLER Wake Up The Nation (Island/Universal)
18. BEATRICE ANTOLINI – BioY (Urtovox)
19. DRAGONTEARS – Turn On, Tune In, Fuck Off (Bad Afro)
20. DOME LA MUERTE & THE DIGGERS – (Area Pirata/Go Down)
21. RONNIE WOOD – I Feel Like Playing (Eagle)
22. CARBON/SILICON – The Carbon Bubble (Carbon/Silicon)
23. ROBYN HITCHCOCK & THE VENUS 3 – Propellor Time (Yep Roc)
24. EELS – Tomorrow Morning (Eworks)
25. HOLE – Nobody’s Daughter (Universal)
26. PETER CASE – Wig! (Yep Roc)
27. GIL SCOTT HERON – I’m New Here (XL)
28. ROKY ERICKSON & OKKERVILL RIVER – True Love Cast Out All Evil (Anti)
29. GIANT SAND – Blurry Blue Mountain (Fire)
30. CHERRY GHOST - Beneath This Burning Shoreline (Heavenly)


...continua domani, con le migliori ristampe!

martedì 21 dicembre 2010

Se n'è andato Bearzot




Non solo un grande CT, ma soprattutto una bella persona: Enzo Bearzot era serio, schivo, onesto.

Esattamente il contrario del tipico esponente del mondo del calcio di oggi.
Niente a che vedere con la boria di Lippi.
Niente a che spartire con l'arroganza di Capello.
Niente a che fare con le spacconate di Mourinho.

Enzo Bearzot è stato l'unico CT della Nazionale italiana a cui abbia voluto bene e nei confronti del quale provavo un misto di stima e affetto.
Sarà perchè la vittoria del Mundial di Spagna è stata la vittoria della "mia" Nazionale (avevo 11 anni e certe cose a quell'età si vivono con un trasporto speciale), sarà perchè di esempi positivi il calcio italiano non ne abbia dati poi così tanti dopo di lui.
Sarà, anzi lo è certamente, perchè di persone così si sente la mancanza ancora oggi.
E non soltanto su un campo di calcio.

E' per questo che lo ricorderemo sempre con affetto.
E' per questo che oggi è una giornata triste.

sabato 18 dicembre 2010

Addio mio Capitano!




Era affetto, da tempo, da sclerosi multipla e ieri se n'è andato per sempre Don Van Vliet, meglio noto come Captain Beefheart.

Uno dei più grandi geni musicali del Novecento.

Ha preso il blues e lo ha stravolto. Ha preso il rock e lo ha stravolto.
Ha lasciato sparsi sul suo cammino semi che continuano a germogliare 40 anni dopo.
Ha influenzato diverse generazioni di musicisti.
Chiunque abbia preso una chitarra e si sia approcciato al blues e al rumore in maniera non convenzionale gli deve qualcosa.

Ci mancherai, Capitano!


venerdì 17 dicembre 2010

EIGHTIES COLOURS in RAI




Una nuova intervista per presentare "EIGHTIES COLOURS" e celebrare la fantastica stagione neo-Sixties italiana è da oggi in onda su "Millepagine", il programma della RAI dedicato ai libri e alla lettura, curato da Vittorio Castelnuovo.

La trovate a questo link

Nota: per visualizzare i filmati sul sito della Rai bisogna scaricare il programma Silverlight.

giovedì 16 dicembre 2010

Addio Mr. Blake

Se n'è andato Blake Edwards, regista autore di alcune delle pellicole più eleganti, divertenti e raffinate di Hollywood.

Tra queste la saga della Pantera Rosa, "Colazione da Tiffany" e soprattutto un film in assoluto tra i miei preferiti: "Hollywood Party" (The Party) con un indimenticabile Peter Sellers.

Un vero maestro. Ci mancherà.

martedì 14 dicembre 2010

An unforgettable night: TO BEAT PAREJ



Si annunciava come la serata più bella e cool dell’anno. E lo è stata.

Il TO BEAT PAREJ, il festival neo-Sixties ideato e organizzato dalla vulcanica Cristina Scanu, assieme a Beppe “Grumbi” Melchionna e alle power-girls torinesi, si è rivelato un bellissimo happening vissuto in un’atmosfera di vera gioia e condivisione.

L’arrivo a Torino è nel pomeriggio, in aeroporto ci viene a prendere Luca Re dei Sick Rose prima di scappare al Lapsus per il soundcheck. Il tempo di posare i bagagli e con Vera, Graziella e Miriam (tre power girls) carichiamo in macchina il pesantissimo trolley carico di “Eighties Colours” e ci dirigiamo verso il Cafè des Arts.

Torino è fredda e bellissima, il centro agghindato per il Natale.
Non ci ferma neanche un incidente con il tram, che ci rifà la fiancata della macchina.
Voliamo al Cafè des Arts. Fuori dalla porta ci aspettano Cristina Scanu, Grumbi e il poeta beat Gianni Milano.
Dentro il locale è ribollente di gente e buone vibrazioni.
Appena entro trovo Marco Ciari e Slep dei Party Kidz che saluto e con cui mi metto a chiacchierare.
Ma sono subito risucchiato nel vortice della saletta interna, dove è allestita la mostra fotografica “Rock Shot 3” di Mauro Maffei (marito di Cristina, grande amico e fotografo ufficiale della scena underground da 25 anni) e un’intera mensola trabocca di liquori-pozioni magiche dedicate ai protagonisti del To Beat Parej.
Un lungo abbraccio con Mauro e poi un saluto veloce agli amici presenti.

Quindi la serata ha inizio.

Beppe, Cristina e Vera indossano un casco giallo e ricordano i morti della Thyssen Krupp e gli altri caduti sul lavoro. L’underground non vive fuori dalla vita reale.



Quindi è Gianni Milano a declamare le sue poesie in un’atmosfera da reading anni Sessanta. Ci sono tre generazioni raccolte attorno a lui, mentre legge versi e ci rammenta che se le ideologie sono andate al macero, gli ideali no e guidano ancora le nostre vite e ispirano le nostre battaglie…

Poi tocca a noi. Parlare di altri ideali e di altre passioni. Quelle che hanno caratterizzato un decennio altrimenti grigio e plastificato: gli anni Ottanta.
Presentiamo “Eighties Colours”: con me ci sono Eddy Cilìa, giornalista di lungo corso (Mucchio, Blow Up…and more), Giulio Tedeschi della Toast e Ursus D’Urso dei No Strange.

Eddy introduce e fa domande, Giulio narra le vicende e il ruolo della sua etichetta, Ursus parla della nascita dei No Strange e della comunità underground di Torino nei medi anni Ottanta, prima di cedere il posto e la parola a Marco Ciari dei Party Kidz e scappare al soundcheck.
Sul finire poi arriva anche Oscar degli Statuto che ci racconta brevemente la scena mod di Piazza Statuto e l’atmosfera creativa che si respirava in città in quel periodo.

Poi è la volta di Lele Roma e delle sue bellissime selezioni musicali.
Intanto, tra un apericena e un bicchiere di birra, gli amici che affollano il Cafè des Arts sono sempre di più. Nel frattempo sono arrivati Federico Salsano dei Pression X, Lilith e Tony Face dei Not Moving.
Ci sono anche Carlo Bordone, che ho finalmente il piacere di conoscere, e Alessandro Besselva Averame del Mucchio.

Dopo ancora una mezzora di chiacchiere e risate, ci spostiamo al Lapsus.
Fuori dal locale incontro Maurizio Pustianaz (Snowdonia), mentre appena mettiamo piede all’interno le prime che vediamo sono le power girls che si occupano del banchetto traboccante di gadget psichedelici e della sottoscrizione.

Dentro è un viavai di amici: Ursus e Alberto Ezzu dei No Strange, i Sick Rose al gran completo, i Party Kidz.
Andiamo nel backstage per una pizza assieme a Lilith e Tony, Luca Re, Eddy Cilia.
Presto ci raggiunge Julia, la signora Re.
Tornati in sala incontriamo gli amici e amici degli amici: il simpaticissimo Andrea Pavan, Lele Roma, Tony D’Urso (fratello di Ursus e chitarrista dei No Strange), Fabrizio Della Porta, Mauro “Rillo” Giletta, Valter Scotellaro.



Il suono del sitar e il light show psichedelico annunciano che i No Strange sono sul palco. In formissima. Tra melodie suadenti e psichedelia aggressiva (dei Porcupine Tree più cattivi, mi dico) la band torinese affronta passato e futuro, tra brani vecchi (tra questi “L’universo”, “Another Morning”, “Scopro Le Carte”, “Tu Sarai”) e un inedito, “Cristalli Sognanti”, che speriamo di ascoltare presto sul nuovo disco che porterà lo stesso titolo.



Poi è la volta dei Sick Rose che, all’ultimo momento, hanno dovuto fare a meno del tastierista originale Rinaldo Doro.Il gruppo guidato da Luca Re è ancora oggi, senza ombra di dubbio, una delle migliori rock’n’roll band italiane.
Il set dei Sick Rose è una festa con la gente che balla, e canta, sulle note di brani diventati ormai dei classici del garage-punk mondiale come “Get Along Girl”, “It’s A Mistery” ed “Everybody Wants To Know” e anthem come “Don’t Let Me” (Knack), “Time Won’t Let Me” (Outsiders) e una devastante e conclusiva “You’re Gonna Miss Me” dei 13th Floor Elevators.



Subito dopo, ed era 20 anni che non succedeva, salgono sul palco i Party Kidz.
Pensavo che potessero essere per questo motivo un po’ arrugginiti. Invece il loro set è perfetto, un’esplosione di R&B coinvolgente…



Ma non è finita perché sul palco salgono gli indimenticati Tony Face e Lilith (Not Moving) per una fantastica jam session finale che coinvolge pure Luca Re, Diego Mese, Ursus e Tony D’Urso e gli ex Sick Rose Lallo Mangani e Robbo Bovolenta. La loro versione di “For What It’s Worth” dei Buffalo Springfield cantata da Lilith resta uno dei momenti più emozionanti dei To Beat Parej.

Una festa, un happening anni 60 tutto fiori e colori, peace & love…and good vibrations.

E mentre la gente sciama via, nella fredda notte torinese, guardo le loro facce…emozionate e felici.
Come me.

***

Le foto sono di Andrea Pavan

sabato 11 dicembre 2010

TO BEAT PAREJ: la fotogallery!!!

Presto un lungo post sulla serata più cool dell'anno: il TO BEAT PAREJ Stones In Love Pop Festival.

Intanto godetevi la fotogallery!














Le foto sono di Andrea Pavan, Antonio De Bellis, Lele Roma e del sottoscritto

martedì 7 dicembre 2010

MEI 2010: la photogallery ufficiale

EIGHTIES COLOURS: premio come Miglior libro indies dell'anno al MEI 2010.

Ecco la photogallery ufficiale. Foto di Roberto Ricciuti.





lunedì 6 dicembre 2010

TO BEAT PAREJ Stones In Love Pop Festival



Mercoledì 8 dicembre Torino tornerà a essere per un giorno e una notte la capitale neo-Sixties italiana.

Da un'idea dell'insuperabile Cristina Scanu, supportata magnificamente da una serie di amici e amiche (due nomi: Beppe “Grumbi” Melchionna e Vera "yè-yè" Macrì) e dall'associazione Imagine, ecco la serata più cool dell'anno.

L'evento a cui non potete mancare, la serata di cui tutti parleranno:
il TO BEAT PAREJ Stones In Love Pop Festival

Il programma è vasto e articolato.
Ci saranno una mostra fotografica, un reading di poesia, la presentazione di "Eighties Colours", dj set e soprattutto il ritorno in pista delle tre formazioni più famose della scena neo-Sixties torinese: NO STRANGE, SICK ROSE e (novità dell'ultima ora) PARTY KIDZ.
E jam-session finale con altri protagonisti assoluti della scena come Tony Face e Lilith dei Not Moving e Rinaldo Doro dei Sick Rose.

La serata si svolgerà in due locali, il Cafè des Arts e il Lapsus, in Via Principe Amedeo.

Qui sotto trovate il programma completo... sarà una serata speciale con nomi storici della scena underground italiana degli 80's insieme, ancora una volta, dopo 25 anni.
Se siete a tiro, non potete mancare.



TO BEAT PAREJ Stones in love Pop Festival - PROGRAMMA


CAFE’ DES ARTS – Via Principe Amedeo 33/F

ore 17,00 Presentazione dell'iniziativa a cura di Beppe “Grumbi” Melchionna (Arci Torino ) e inaugurazione mostra fotogradica “ROCK SHOTS 3” di MAURO MAFFEI e performance letteraria del poeta beat GIANNI MILANO

Ore 18,00 Presentazione del libro “EIGHTIES COLOURS” (Coniglio Editore) di e con ROBERTO CALABRO’.
Modera l'incontro Eddy Cilia (Mucchio Selvaggio)

Ore 19,00 Apericena. Sonorizzazione a cura di Lele Roma


LAPSUS
– Via Principe Amedeo 8/A

Apertura locale alle ore 21,30 con Dj set di Mauro Maffei

Presenta la serata: EDDY CILIA

Ore 22,00 live NO STRANGE
Ore 23,00 live THE SICK ROSE
Ore 24,00 live PARTY KIDZ

E, a seguire, super jam session finale con Luca “Lallo” Mangani + Roberto “Rhobbo” Bovolenta + Rinaldo Doro (ex Sick Rose), Tony Face + Lilith (Not Moving )

Ore 01,00
Dj set 1: TONY “FACE" BACCIOCCHI
Dj set 2: LELE ROMA



Per informazioni e comunicazioni
Grumbi 347 4930300
Facebook: TO BEAT PAREJ

sabato 4 dicembre 2010

HOODOO GURUS: retrospettiva e intervista esclusiva su BLOW UP




Il ritorno del rock australiano.
Su BLOW UP di dicembre, appena arrivato in edicola, si parla di una delle più grandi e amate formazioni dell'Aussie-rock: gli HOODOO GURUS.

Retrospettiva, intervista esclusiva a Dave Faulkner e recensione del nuovo album "Purity of Essence".
6 pagine interamente dedicate alla straordinaria band di Sydney.

Don't miss it!

venerdì 3 dicembre 2010

La Cantina del Rock: speciale Aussie Rock



Nuovo invito a La Cantina del Rock, il programma di Radio Popolare Roma ideato e condotto da Roberto "Wolfman Bob" Colella.

Domani pomeriggio, sabato 4 dicembre alle ore 18,30, Bob ed io saremo "on air" per condurvi in un viaggio di un'ora che vi porterà nel bellissimo continente australe, tra Sydney, Melbourne, Perth e Brisbane.

Sulle tracce di una delle scene musicali più eccitanti del pianeta: l'Aussie-rock.
Un viaggio che partirà dalla rivoluzione (proto)punk dei Seventies - con i capofila Radio Birdman e Saints - e si incentrerà soprattutto sulla meravigliosa stagione indipendente degli anni 80: Hoodoo Gurus, Celibate Rifles, Died Pretty, Lime Spiders, Stems, Scientists, Sunnyboys...

Uno speciale che, per il sottoscritto (che al rock australiano ha dedicato gli ultimi 15 anni di vita), è anche un atto d'amore.

Viaggiare con La Cantina del Rock è veramente "low cost": se siete a Roma basta sintonizzarsi sui 103.3 mhz in FM. Oppure godersi la diretta in streaming su Internet all'indirizzo www.radiopopolareroma.it

giovedì 2 dicembre 2010

La scena underground di New York da Mondo Bizzarro



"Roaring Underground of New York (1972-1977)"
. Ovvero la scena underground della Grande Mela racchiusa negli scatti di Paul Zone. In mostra alla galleria Mondo Bizzarro di Roma, dal 4 al 22 dicembre.

Teenager di New York alla metà degli anni Settanta, Paul Zone si ritrovò a seguire il fratello maggiore in un pessimo giro di cattive compagnie. Imbattendosi in tossici, ubriaconi, musicisti falliti e artisti squattrinati. Tutto il sottobosco che dominava Manhattan alla fine degli anni Settanta e che diede vita, senza neppure volerlo, a una delle scene underground più eccitanti e selvagge che la storia recente ricordi.

Paul Zone ha bazzicato quella scena, passando dal Max's Kansas City - dove era di casa Andy Warhol e la sua corte di adulatori e poseurs - al CBGB's, il tempio lercio e maleodorante del punk-rock.

I suoi amici portavano il nome di Debbie Harry e Dee Dee Ramone. Artisti che suonavano musica nuova, dirompente, fuori dagli schemi. Come tutto il giro sotterraneo di New York.
Amici che avrebbero cambiato per sempre il corso del rock e della popular culture e che Paul fotografava in continuazione. Per sentirsi parte della scena. E per pubblicare quegli scatti su riviste e fanzine come "Circus Magazine", "Rock Scene" e "Interview". Non aveva neanche diciotto anni.

Alcuni di quegli scatti leggendari saranno esposti dal 4 al 22 dicembre da Mondo Bizzarro.
Una mostra imperdibile se vi trovate a Roma.


Mondo Bizzarro Gallery
Via Reggio Emilia 32 c/d

lun-sab 12-20, dom 16-20
+39 06 44247451
www.mondobizzarrogallery.com

martedì 30 novembre 2010

PENNY IKINGER "Penelope" (Citadel)



Penny Ikinger non è un nome noto per chi non è addentro alle “segrete cose” del rock australiano. Ed è un vero peccato. Perché l’affascinante chitarrista e chanteuse di Melbourne è sulle scene dei nostri antipodi da quasi trent’anni.
Prima con i formidabili Wet Taxis, poi con il pianista Louis Tillet e, a partire dal 1990, con una serie di nomi assai noti dell’Aussie-rock come Tex Perkins (Beasts of Bourbon) e Kim Salmon (Scientists, Beasts Of Bourbon, Surrealists).

La sua carriera solista invece prende avvio, discograficamente parlando, nel 2003 con la pubblicazione dell’album “Elektra”. Adesso, preceduto dall’Ep “Fragile” dello scorso anno, arriva il secondo disco in solitario per Penny. In solitario per modo di dire, visto che la rocker australiana si fa accompagnare nelle dodici tracce di “Penelope” da una moltitudine di amici musicisti, tra cui spiccano i nomi di Deniz Tek (Radio Birdman), a cui pure è dedicato il disco, Ron Peno (Died Pretty), Ron Sanchez (Donovan’s Brain), i francesi Vinz Guilly e Demi Dero, Charlie Owen (Beasts of Bourbon).

Non è la solita “all star band” messa su per attirare qualche attenzione sul disco, ma una congrega di musicisti di altissimo livello che funziona a meraviglia su queste canzoni. Canzoni che compongono un viaggio sonoro dalla forte impronta chitarristica, con tempeste di feedback e fuzz, a metà strada tra il noise e lo shoegazer. E con un’arma in più: la voce suadente e sensuale di Penny che avvolge tutte le composizioni e le marchia a fuoco con la sua timbrica personale.

Come ci svela subito la splendida “Into The Slipstream” posta sui solchi iniziali, con quel suo incedere sinuoso ed ipnotico che si avvale però di una ritmica tribale. In “Montana To Mexico” è la chitarra al contempo tagliente e psichedelica di Deniz Tek a tenere alta la tensione, mentre “Fragile” è un episodio delicato e quasi impalpabile.

“Heart Song” viaggia su territori noise alla maniera dei Sonic Youth, con la voce sensuale di Penny che si inarca sulle trame ipnotiche degli strumenti.
La parte centrale del disco soffre di una certa monotonia, ma "Penelope" riprende subito quota con “Dirty Pool”, una canzone minimale, notturna, intimista che in più di un passaggio ricorda la migliore PJ Harvey.

E se “Impossibile Love” è il brano più accessibile, e pop, della raccolta, “Memories Remain” è una ballata elettrica dove è Ron Peno dei Died Pretty a duettare alla voce con Penny.
“Pieces Of Glass” è invece l’episodio più solare e apertamente rock’n’roll del disco, un pezzo convincente e coinvolgente che cede il passo alla conclusiva “City Of Sin” , l’ennesima tentazione minimale e ipnotica di “Penelope”.
Un disco che cresce con gli ascolti e ti entra dentro poco a poco fino a conquistarti.

sabato 27 novembre 2010

"EIGHTIES COLOURS": oggi al MEI di Faenza





Nuova presentazione di "EIGHTIES COLOURS": oggi alle ore 13 alla Sala Convegni del M.E.I 2010 a Faenza.

L'occasione è data dall'incontro "I colori degli anni Ottanta: gli Avvoltoi e altre storie..." durante il quale "Eighties Colours" sarà premiato come "Miglior libro indies dell'anno" del M.E.I. 2010.

Parleremo della scena neo-Sixties italiana di quel decennio contraddittorio: tanto superficiale e plasticato a livello mainstream, quanto ribollente di energia e creatività nell'underground.
E soprattutto festeggeremo i 25 anni di attività degli Avvoltoi, una delle band più significative di quella fantastica scena musicale.

Assieme a me ci saranno infatti Moreno "Spirogi" Lambertini degli Avvoltoi e Salvatore Coluccio, organizzatore di due importanti eventi neo-Sixties contemporanei: i festival Primavera Beat e Manifesto Beat.

Se siete al M.E.I. l'appuntamento è per le ore 13.
Non mancate!

venerdì 26 novembre 2010

PAUL COLLINS - King of Power Pop! (Alive)



La nuova attenzione catalizzata da Paul Collins con la recente serie di ristampe che ha riguardato le sue leggendarie formazioni di un tempo come i formidabili Nerves e gli estemporanei Breakaways culmina adesso in un nuovo album solista del musicista newyorkese. Che, intanto, si è trasferito nuovamente nella Grande Mela dopo il lungo periodo madrileno e negli ultimi mesi ha suonato ininterrottamente in giro per gli States e il Canada.

“King of Power Pop!” è il terzo album pubblicato dal Nostro nel volgere di cinque anni, cioè da quando è tornato a calcare i palchi di mezzo mondo per diffondere il verbo del power-pop con un repertorio fatto di vecchi classici e di nuove splendide canzoni. Così dopo “Flying High” (2005) e “Ribbon Of Gold” (2008), Paul Collins chiude il cerchio con il terzo lavoro di questa ipotetica trilogia. E lo fa con il suo disco migliore.

Se negli altri album, infatti, c’erano sempre due-tre anthem imbattibili che non avrebbero sfigurato ai tempi dei Beat, in “King Of Power Pop!” (titolo autocelebrativo, ma azzeccatissimo) è la maggior parte delle canzoni a essere di altissimo livello.
Canzoni pop, certamente. Ma è esattamente ciò in cui Paul è davvero il “Re”, ciò a cui ha dedicato una vita intera: quei tre minuti magici in cui melodia e grintoso guitar-sound si fondono alla perfezione e ti restano scolpiti in testa sin dal primo ascolto.

E allora c’è di che godere con le tredici canzoni che compongono questo disco.
Sin dall’iniziale “C’mon let’s go!”, perfetto esempio di pop song a presa immediata, passando per il rock’n’roll aggressivo di “Do You Wanna Love Me?”, con tanto di armonica, e l’altrettanto incisiva “Don’t Blame Your Troubles On Me”.

Con “Many Roads To Follow” dei Nerves i ritmi rallentano con un brano westcostiano, con le chitarre acustiche e i cori a disegnarne la trama. Ma è solo un attimo perché subito dopo Paul Collins piazza uno dei brani più riusciti del disco, un piccolo capolavoro da due minuti e mezzo. Si intitola “Lose Your Cool” e sono certo che farà la gioia dei fans dei Beat.

La voce ormai arrochita del rocker newyorkese graffia anche sulla melodica ma dinamica “Off The Hook” e nella nervosa “I Go Black”, mentre “Kings of Power Pop!” è un pezzo che fa non tradisce il titolo che porta.

Ma non è tutto perché il finale ci riserva ancora due sorprese: la spettacolare “This Is America”, che si apre con un soffio di feedback e vola in un crescendo di chitarre, e la bellissima cover di “You Tore Me Down”, il pezzo più byrdsiano dei Flamin’ Groovies. Anche loro “re del power pop”.

giovedì 25 novembre 2010

Salve le carte di Piazza Fontana


La vergognosa sentenza sulla bomba di Piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974, 8 persone morte, 102 ferite) non ha fatto altro che riaprire una sanguinosa ferita sulle stragi di Stato.

Stragi in cui una parte consistente degli apparati di sicurezza, in teoria al servizio della Repubblica e della democrazia, deviarono verso tentazioni golpiste e reazionarie.
Colpendo nel mucchio, uccidendo decine di persone innocenti e ferendone gravemente a centinaia.

E' per questo che la democrazia italiana non potrà avere un futuro se non si farà chiarezza su quelle stragi, sui livelli di collusione, sulle responsabilità.

Per far chiarezza su quanto avvenuto è importante tener viva la memoria e chiedere che i documenti secretati siano resi pubblici.

E', quindi, una buona notizia che l'immenso archivio dei processi sulla strage di Piazza Fontana, abbandonato per anni negli scantinati del tribunale di Catanzaro, sia stato finalmente salvato e digitalizzato.

Potete leggere l'articolo su Repubblica, cliccando qui

Sempre su Repubblica.it potete firmare l'appello affinchè lo Stato si decida a rendere accessibili i suoi archivi su quelle stragi che ancora oggi reclamano giustizia.

mercoledì 24 novembre 2010

CUT - Annihilation Road (Go Down)


Ho apprezzato i bolognesi Cut sin dai loro esordi, ma devo dire che - soprattutto quando in molti sbavavano per loro nei primi anni Duemila - ho sempre teso a ridimensionarli.
Forse perché sono spesso e volentieri un bastian contrario. O forse perché ho sempre ritenuto che i gruppi italiani per uscire dal loro provincialismo e dalla loro autoreferenzialità debbano confrontarsi con i gruppi e le scene internazionali, e non solo prenderli a modello e scimmiottarli.
Per cui ogni qual volta ascoltavo un nuovo disco dei Cut, per quanto bello e incisivo fosse, lo trovavo sempre una spanna al di sotto di quelli delle più accreditate formazione straniere.

Questa volta no.

Giunta al quinto album, con un percorso sincero e coerente, e senza aver gettato la spugna in un panorama musicale (quello italiano) sempre più asfittico e desolante, la formazione guidata da Ferruccio Quercetti centra pienamente il bersaglio. E lo fa in virtù di un sound che ha saputo limare ogni eccesso, senza perdere in potenza e in forza comunicativa: un cocktail ad alto tasso alcolico di punk, blues, noise e rock’n’roll.
A certificare, poi, la raggiunta dimensione internazionale del terzetto bolognese sono le collaborazioni di questo album. “Annihilation Road” è stato registrato a New York da Matt Verta-Ray, sodale di Jon Spencer negli Heavy Trash e, prima ancora, chitarrista e mente dei newyorkesi Speedball Baby. Il disco è stato poi masterizzato da Ivan Julian che in molti ricorderanno al fianco di Richard Hell nei suoi leggendari Voidoids.

E’ rock contemporaneo, nervoso e tagliente, quello contenuto nelle quattordici tracce di “Annihilation Road”. Musica che vuole colpire duro, che non lascia spazio ad ammiccamenti commerciali e che va dritta al bersaglio.

La partenza è al fulmicotone con la title-track e la non meno impattiva “Strange Kind of Feeling”, mentre in “Awesome” emerge lo spettro dei Fugazi soprattutto nell’iniziale giro di basso. E se in “She Gave Me Water” i Cut giocano tutto sui chiaroscuri, nella fase centrale del disco tirano fuori una triade di canzoni di punk blues dissonante e ricco di scorie noise come “All Our Dues”, in cui si avverte l’infusso della Blues Explosion, “The Light” e “Summertime”.

Ma il meglio deve ancora venire: con il dinamismo sonoro che avvolge “Smash The Playground” e soprattutto con “Soul Fire”, un episodio notturno, ipnotico e affascinante, vetta artistica di un album senza sbavature né cali di tensione. Uno dei dischi più riusciti del 2010. Non soltanto italiani.

martedì 23 novembre 2010

THE BELLRAYS - "Black Lightning" (Fargo)


“Maximum Rock’n’Soul”: è questa la formula con cui i californiani BellRays definiscono da sempre la loro cifra stilistica. La band di Riverside, California, guidata dalla coppia formata (anche nella vita) da Lisa Kekaula e Bob Venuum, nonostante i ripetuti cambi di line-up, giunge oggi alla settima prova. In splendida forma.

Al punto che “Black Lightning” pare essere il disco più maturo e completo fin qui realizzato dal quartetto americano. Senza recedere neppure un po' da quella fiera attitudine soul e punk con cui hanno sempre caratterizzato le loro mosse sul palco e in studio, i BellRays distillano dieci nuove canzoni che mettono perfettamente a fuoco il senso del loro credo sonoro. A partire dalla title-track che apre l’album: una sintesi del rock dal grande impatto sonoro ed emotivo che la band sa generare con chitarre sature, volumi altissimi, una sezione ritmica che non sbaglia un colpo e la voce, calda e aggressiva, di Miss Kekaula.

Sugli scudi pure le deraglianti “Hell On Earth” e “Living A Lie”, due brani che filano come un treno sparato a tutta velocità e travolgono qualunque cosa gli si pari innanzi. La tensione si smorza con “Sun Comes Down”, splendido episodio di scuola Stax/Motown, con un riuscito arrangiamento d’archi e i cori femminili che fanno risaltare ancor di più il carisma e la voce della singer di colore.

“On Top” non tradisce il titolo che porta, essendo la vetta creativa di “Black Lightning”: mirabile esempio di high-energy rock’n’roll del Ventunesimo secolo, un bolide perfettamente oliato in ogni suo ingranaggio, che non sbanda in curva e va dritto all’obiettivo. Con “Anymore” i BellRays si inoltrano ancora in territori black con un brano, imperniato sulla voce sofferta e intensa di Lisa, che tocca le corde più sensibili del nostro animo. Mentre “Power To Burn” è l’episodio più diretto dell’album, un classico rock’n’roll di due minuti, semplice ma efficace. “Everybody Get Up” è ancora più hard sotto il profilo strumentale, ma con la voce roca e potente di miss Kekaula e un assolo d’altri tempi a fare la differenza. Potenza che ritroviamo anche nella superba “Close Your Eyes” che si apre verso soluzioni più liriche prima di sfociare in “The Way”, un ispirato brano soul alla maniera dei “girls group” degli anni Sessanta che chiude i solchi di "Black Lightning". Un album che, assieme all'esplosivo "Let It Blast" (1998) e al più meditato "Have A Little Faith" (2006), rappresenta il vertice della produzione discografica del favoloso quartetto californiano. Oltre ad essere, senza tema di smentita, uno dei dischi migliori di questo 2010 che volge al termine.

lunedì 22 novembre 2010

Scott Morgan -S/T (Alive)




Dopo le ultime eccellenti prove con The Solution, Powertrane e Hydromatics, Scott Morgan ha pensato che fosse venuto il momento di realizzare un album da solista. Così l’ex cantante e chitarrista della leggendaria Sonic’s Rendezvous Band (e prima ancora dei Rationals) ha raccolto attorno a sé alcuni tra i più rispettati musicisti della Motor City e tirato fuori un album che trasuda black music e gronda emozioni a ogni nota.

Accanto a lui troviamo Matthew Smith (piano, chitarra, cori), Chris Taylor (chitarra, cori), Dave Shettler (batteria, cori) e soprattutto, al basso, l’ex Dirtbombs e produttore (dei White Stripes, tra gli altri) Jim Diamond presso i cui famosi Ghetto Recorders è stato registrato l’album.

Scott Morgan, “il bianco con la voce da nero”, ancora una volta non fa nulla per nascondere le sue radici e nelle undici tracce di questo eponimo lavoro fa professione di fede nel R&B e nel soul con un programma sonoro equamente diviso tra cover e brani originali.

La partenza è con una versione di grana grossa di “Something About You” dei Four Tops che scivola poi nel fascino soul di “Fallin’ For Ya” e nell’esuberante “She’s Not Just Another Woman”, straordinario pezzo R&B originariamente firmato dagli Eight Day di Detroit.
Tra gli originali spicca invece l’effervescente “Summer Nights”, dagli umori funky, che ricorda vagamente “Purple Haze” ed è arricchita da cori. Mentre la cover di “Since I Lost You Baby” di Jerry Butler mette in luce tutto il lirismo di cui è capace Scott.

Un ipnotico riff blues-rock riveste “Lucy May”, mentre è il groove a risaltare in “Mississippi Delta” (Bobbie Gentry) e “Memphis Time”. Ma non è ancora finita: ci sono due cover rese superbamente, l’affascinante “Do I Move You” di Nina Simone e la stilosa “Bring It On Home To Me” dell’immortale Sam Cooke, e soprattutto “Highway” in cui, per un attimo, Scott Morgan e i suoi sodali abbandonano la black music e si fanno trascinare nell’hi-energy rock’n’roll alla Sonic’s Rendezvous Band con un pezzo tanto breve quanto incisivo.

Perfetta conclusione di un disco che è una nitida fotografia della carriera e dell’attitudine di Scott Morgan: onesto, appassionato, senza compromessi.

lunedì 15 novembre 2010

EIGHTIES COLOURS on air




La puntata de "La Cantina del Rock" dedicata a "Eighties Colours" è adesso disponibile in podcast.

La trovate cliccando qui
oppure copiaincollando il seguente link: http://www.e-x-p.it/06rp.html

Buon ascolto dal sottoscritto...e da Roberto Colella/Wolfman Bob!

Keep the fuzz!!!

domenica 14 novembre 2010

RADIO BIRDMAN "Live In Texas" (Crying Sun)


Riformatisi improvvisamente nel 1996, i Radio Birdman - il più leggendario gruppo australiano - sono rimasti sulla breccia per undici anni. Fino al 2007, anno in cui hanno definitivamente posto la parola fine alla loro straordinaria avventura musicale.

Nei due lustri in cui sono stati nuovamente assieme Rob Younger, Deniz Tek e soci hanno lasciato il segno: con due dischi, il live “Ritualism” (1997) e l’album “Zeno Beach” (2006), e soprattutto con una serie di tournèe entusiasmanti, tre delle quali hanno toccato anche l’Italia, rispettivamente nel 2003, 2006 e 2007.

La formazione dell’ultimo tour si componeva dei tre membri originali Rob Younger alla voce, Deniz Tek e Chris Masuak alle chitarre, più l’ex Barracudas e New Christs Jim Dickson al basso e Russell “Rusty” Hopkinson alla batteria. La band aveva dovuto rinunciare al tastierista Pip Hoyle, scosso dalla morte prematura del figlio adolescente Will, e questo aveva privato la band di uno dei suoi elementi più originali e fantasiosi. Per ovviare all’assenza determinante di Pip, i Birdman allora puntarono tutto sull’energia. Su un set tirato allo spasimo, vibrante, spigoloso. E su una scaletta perfetta in cui i nuovi i brani si incastonavano con quelli vecchi e con le cover (tre, rispettivamente di Who, Kinks e Blue Oyster Cult).

Concerti dal grande impatto sonoro ed emotivo, che oggi sono documentati da questo “Live In Texas”, pubblicato dalla Crying Sun/Citadel del mai troppo celebrato John Needham.

Sedici brani che fotografano l’energia, il calore, la grinta emanati dai Radio Birdman nel loro tour d’addio e, in particolare, nei due show tenuti a Austin e Houston nel giugno del 2007. Anthem punk come “Murder City Nights” o “What Gives” cedono il passo a episodi più recenti, ma non meno incisivi, come “We’ve Come So Far, To Be Here Today” o “You Just Make It Worse”. Le cover di “Circles” e “Til The End Of The Day” mostrano una nuova veste, più dura, mentre i wah-wah di Tek e Masuak e la voce oscura e lirica di Rob Younger sono le armi vincenti in un classico come “Hand Of Law” e nella nuova, splendida “Locked Up”. Ma anche nel finale effervescente di “I-94” che scivola senza soluzione di continuità in “Hot Rails To Hell” dei Blue Oyster Cult. Passato e presente che si fondono. Un addio al fulmicotone. Un disco live di rara potenza, non solo per i fan del gruppo australiano.

* * *

Puoi leggere questa recensione anche su Freak Out:
http://www.freakout-online.com/album.aspx?idalbum=2072

sabato 13 novembre 2010

EIGHTIES COLOURS a "La Cantina del Rock"



30sima presentazione (undicesima in radio) di EIGHTIES COLOURS.

L'invito a cui non potevo dire di no è di Bob Colella/Wolfman Bob, amico e conduttore de La Cantina del Rock, programma radiofonico che da circa un mese è tornato in onda sui 103.3 di Radio Popolare Roma, dopo una pausa legata alla chiusura dell'ormai storica Facoltà di Frequenza a Siena.

Oggi sabato 13 novembre, a partire dalle 18,30, sarò in studio con Wolfman Bob per parlare degli "altri" anni Ottanta italiani, del lavoro svolto per raccontare la scena neo-Sixties italiana e soprattutto per mandare in onda i suoni provenienti dall'undergound garage, beat e psichedelico tricolore di venti e passa anni fa.

Se siete a Roma, potete sintonizzarvi sui 103.3 mhz in FM.
Oppure godervi la diretta in streaming su Internet all'indirizzo www.radiopopolareroma.it

Restate sintonizzati e se avete delle richieste di gruppi/brani da ascoltare lasciate un commento nei post. Bob e io cercheremo di accontentarvi...

Keep the fuzz!