martedì 29 maggio 2007
Son tornati....
Son tornati da Marte e son sbarcati a Reggio Calabria, la nuova capitale della destra italiana.
Giuseppe Scopelliti, il sindaco del "credere, obbedire, ballare", ha stravinto le elezioni con il 70% dei voti. Un plebiscito in camicia nera...
lunedì 28 maggio 2007
L'erba del diavolo
domenica 27 maggio 2007
sabato 26 maggio 2007
Ascoltati questa settimana...
giovedì 24 maggio 2007
Per un pugno...di voti!
Facce, slogan, candidati e promesse elettorali. A quattro giorni dal voto, Reggio Calabria è tappezzata di manifesti che preannunciano la vittoria dilagante delle destre.
E’ come se la sinistra abbia già dato la partita per persa e non abbia voluto neanche iniziare la campagna elettorale.
In questo clima surreale si celebra la vittoria dell’antipolitica, con un esercito di candidati: 1300 al consiglio comunale, 4000 alle circoscrizioni per un totale di 36 liste, 21 delle quali di destra/centro.
Vista da una prospettiva sociologica l’analisi è semplice. Dal momento che l’offerta di lavoro al Sud è praticamente inesistente, in molti tentano la scorciatoia più semplice per sistemarsi: le prebende della politica.
In una città con un tasso di disoccupazione tra i più alti d’Italia, i 1.300 Euro al mese (per i consiglieri comunali) e i 3.000 (per i presidenti delle circoscrizioni) fanno gola a molti.
E la battaglia è all’ultimo voto.
Le cose si complicano a guardarle da una prospettiva politica. Negli ultimi cinque anni la città è tornata indietro di tre lustri.
Eppure i sondaggi danno Scopelliti per vincente. A mani basse.
Un motivo ci sarà. O più d’uno.
Dai “rumours” raccolti in giro le chiavi di lettura politiche sono due.
La prima è che Scopelliti incarna il reggino medio e il reggino medio si riconosce nel suo sindaco: feste di piazza (panem et circenses, dicevano i latini), gran dispiegamento di mezzi pubblicitari, iniziative destinate ad accrescere il consenso (come i viaggi all’estero, a costo quasi zero, per studenti e pensionati), presenzialismo e populismo.
La seconda è che quasi ogni famiglia deve qualcosa (in termini elettorali) al sindaco e alla sua amministrazione: una consulenza o un contratto a progetto ottenuti, un finanziamento erogato.
lunedì 21 maggio 2007
L'eco della stampa
sabato 19 maggio 2007
Ascoltati questa settimana...
giovedì 17 maggio 2007
C'era una volta...Rockerilla!
Ogni volta che ritorno alla base (leggi: Reggio Calabria) mi rituffo nel passato. Apro i miei archivi e mi rimetto a spulciare tra vecchie foto, fanzine, riviste...
Questa volta è toccato a Rockerilla, quando era ancora Rockerilla.
Mi sono rimesso a leggere i numeri dei primi anni '80 e sono venute fuori delle cose incredibili. Per esempio la prima (micro) intervista ai Gun Club realizzata da Claudio Sorge e spedita da Jeffrey Lee Pierce, per il tramite di Chris D. dei Flesh Eaters, via posta!
Oppure articoli irrorati di passione sui Television, sui nostri Not Moving, sui Teardrop Explodes di Julian Cope, sulle nuove speranze della new wave U.S.A. (con gruppi che poi avrebbero fatto storia come Sonic Youth e REM).
E ancora: i testi con traduzione a fronte di Black Flag e Circle Jerks. E le recensioni in "tempo reale" dei Jam e dei Birthday Party, degli X o del Pop Group...
All'epoca quelle pagine piene di inchiostro nero che ti restava sui polpastrelli dischiudevano nuovi mondi, universi musicali sconosciuti...
A rileggerle oggi mantengono intatto tutto il loro fascino, con in più l'effetto "nostalgia factory" (per dirla alla Porcupine Tree) del tempo andato...
E se allora Rockerilla era la guida in presa diretta sui fermenti musicali che avvenivano in terra d'Albione, oltre Oceano o dalle nostre parti, oggi quei vecchi numeri un po' ingialliti sono diventati qualcosa di diverso, di straordinario.
Si sono trasformati, infatti, nella miglior enciclopedia del rock indipendente degli ultimi 25 anni.
martedì 15 maggio 2007
Bad Afro 10th anniversary
lunedì 14 maggio 2007
Easy Listening for the Underachiever
Ci sono dischi che rappresentano un piccolo grande evento.
“Easy Listening for the Underachiever” (Olde Haat) è uno di questi perchè segna il ritorno di una delle più leggendarie formazioni del rinascimento garage degli anni ’80: i Morlocks.
Formata dal carismatico cantante Leighton Koizumi subito dopo aver concluso la sua esperienza con i seminali Gravedigger V (il cui “All Black & Hairy” è ancora oggi un culto per i fans del genere), la formazione californiana durò appena un paio di stagioni. Il tempo necessario per scolpire il proprio nome nella leggenda, grazie a due dischi (“Emerge” e “Submerged Alive”) e soprattutto alle travolgenti esibizioni dal vivo.
Poi varie vicende portarono Leighton a scomparire dalle scene e girò addirittura la voce che fosse morto. Invece qualche anno fa il cantate ha sorpreso tutti, tornando improvvisamente in pista con un bel disco di covers Sixties (“When The Night Falls”, 2003) realizzato insieme agli italiani Tito & The Brainsuckers.
Ed ha anche mantenuto la promessa, fatta in quell'occasione, di ricreare i Morlocks.
Oggi con una line-up totalmente rinnovata quella sigla torna ed esistere.
Il risultato è “Easy Listening for the Underachiever”, un album che trasuda passione e amore nei confronti del garage-punk. Un disco senza tempo e senza compromessi.
Sin dall'attacco dell'iniziale "Dirty Red" si intuisce che il gruppo è in grande forma: la formula sonora dei Morlocks è vibrante e di grande impatto, come una volta.
Se "Sex Panther" è uno spettacolare mid-tempo con influssi R&B, il vecchio cavallo di battaglia "My friend the bird" si apre verso territori oscuri e fumosi e le urticanti "Cat (On a Hot Thin Groove) e "Just a little bit" hanno una forza d'urto in grado di smuovere i sassi.
E poi ci sono le cover di “Teenage Head” dei Flamin’ Groovies, splendida cavalcata r'n'r, e di un altro classico live della band come “Get Out of My Life Woman” (Allen Toussaint) a completare in maniera ancor più convincente il quadro.
Dal vivo, poi, i 'nuovi' Morlocks non temono il confronto con i vecchi.
Forse hanno perso, come mi suggerisce un amico che ebbe la fortuna di vederli in azione vent'anni or sono, quel sound un po' oscuro e criptico che era il tratto distintivo della loro formula.
Però Leighton Koizumi continua ad essere un animale da palcoscenico: il vero erede di Iggy, Mick Jagger e Lux Interior!
E i compagni che ha scelto per questa nuova avventura - gli eccellenti chitarristi Bobby Bones e Lenny Pops, il bassista Nick Jodoin e il batterista Marky - rappresentano l'essenza della rock'n'roll band: compatti, incisivi e senza sbavature.
Il loro "wall of sound" è travolgente e non fa prigionieri. Garage-punk da paura e dito medio in faccia a chi sostiene le teorie "evoluzionistiche" del rock'n'roll.
Signori, qui si tratta di "blood, sweat and tears": prendere o lasciare!
domenica 13 maggio 2007
Ascoltati questa settimana...
THE ROLLING STONES "Out of our heads", PERE UBU "The Modern Dance", WILD BILLY CHILDISH "Punk Rock at the Brithish Legion Hall", SERGE GAINSBOURG "Couleur Cafè" + "Gainsbourg vol. 2", THE DT'S "Filthy Habits", BEASTS OF BOURBON "Little Animals",
THE UGLY BEATS "Take A Stand With...", HOODOO GURUS "Mars Needs Guitars", ZEROS "Don't Push Me Around", THE MORLOCKS "Easy Listening for....", CURTIS MAYFIELD "Roots", BOOKER T. & MG'S "Best Of", THE PAYBACKS "Love, Not Reason", Aa.Vv. "DO THE POP", HUSKER DU "Warehouse: Songs and Stories", ARETHA FRANKLIN "Spirit in the dark", DEAD BOYS "We have come for your children", GUN CLUB "The Las Vegas Story", CINECYDE "You Live A Lie, You're Gonna Die", THE SCIENTISTS "Sedition", GLI AVVOLTOI "Il nostro è solo un mondo beat", BROTHER BRICK "Stranded in the Nineties"...
sabato 12 maggio 2007
What a Beautiful (Family) Day!!!
Ci sarà “il filosofo” Buttiglione, l'ex democristiano Beppe Pisanu.
E ci saranno pure Casini e (forse) Berlusconi i quali oggi sono un po' confusi.
Pierferdinando Casini, cattolico, (ex) democristiano, è separato dalla prima moglie e da anni convive con Azzurra Caltagirone, figlia di uno dei più potenti editori e palazzinari romani.
Il cattolicissimo Casini vive agiatamente in una (ricca) coppia di fatto, ma è contrario ai Pacs e ai Dico.
Per lui non è una questione di etica, ma di classe.
Del resto, l'ipocrita Pierferdi - oltre a soldi, privilegi e potere - gode già di un Pacs, ma non lo dice.
Forse non lo sapevate, ma tutti i parlamentari - anche quelli, come lui, più proni agli ordini impartiti dal tandem Ratzinger-Bagnasco - possono estendere al proprio convivente l’assistenza sanitaria integrativa.
Però non vogliono che anche noi, comuni mortali, possiamo beneficiare degli stessi diritti e delle stesse tutele di cui godono loro.
E che dire del Cavalier Berlusconi, il noto "tombeur de femmes"?
Di quale famiglia parla quando vuole compiacere il Vaticano?
Della prima o della seconda?
O dell’altra con Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario?
La realtà è che il “Family Day” non è una manifestazione per chiedere che il governo metta in atto politiche più attente nei confronti dei bisogni delle famiglie come già avviene, ad esempio, nella laicissima Francia, dove esistono i congedi di paternità e dove le tutele sul nucleo familiare sono assai più estese che da noi.
E dove per famiglia non si considera solo quella definita dal Vaticano.
La verità vera è che il “Family Day” è una manifestazione CONTRO.
Contro altre persone che non condividono il concetto di famiglia tradizionale.
Non importa che queste coppie – etero o omosessuali che siano - abbiano fatto una libera scelta d’amore e di solidarietà, che vivano le gioie e i problemi quotidiani di una famiglia “normale”, che siano dei cittadini rispettabili (che lavorano, pagano le tasse e rispettano le norme del vivere civile).
No, agli organizzatori e ai partecipanti del “Family Day” l’unica cosa che importa è fare felice il Vaticano che ci vorrebbe tutti omologati al “pensiero unico” della Chiesa cattolica.
A questi strenui sostenitori della famiglia come valore (come se chi vivesse in una coppia di fatto non avesse valori...), vorrei fare sommessamente una domanda: cosa toglie alla famiglia tradizionale l’estensione di diritti a persone che hanno scelto un modo diverso di vivere il proprio rapporto di coppia?
In attesa di una risposta convincente (che non arriverà), oggi pomeriggio anch'io andrò in piazza.
Non a S. Giovanni, ma a piazza Navona dove ci saranno tutti coloro che non accettano discriminazioni tra cittadini di serie A e di serie B e che credono che la vera famiglia è quella basata sull’amore, sulla fedeltà e sul rispetto reciproco.
venerdì 11 maggio 2007
Il ritorno dei canguri
I primi con un disco live, registrato esattamente un anno fa (l'11 maggio 2006) allo Sheperd's Bush Empire di Londra. L'album si intitola "Sedition" (ATP/Good Fellas) e contiene il convulso set della formazione capitanata dal carismatico Kim Salmon.
Registrazione fantastica e concerto da paura: ci sono tutti i classici del gruppo, da "Swampland" a "We Had Love" passando per "Blood Red River".
Un concentrato del rock’n’roll dalle tinte oscure e dalle malcelate influenze blues, distorte e scarnificate, che influenzò - e non poco - la scena punk-blues degli anni Novanta.
L'altro gradito ritorno si intitola "Little Animals" ed è firmato dai Beast of Bourbon di Tex Perkins e Spencer P. Jones.
Autori di due classici del calibro di "The Axeman's Jazz" (1984) e "Sour Mash" (1988), i cinque non pubblicavano un disco di studio esattamente da dieci anni.
Sulla band di Sydney sembrava pendere un sortilegio: gravi incidenti (come quello occorso a Brian Hooper) e problemi di varia natura avevano compromesso l'attività artistica del quintetto.
Ma, con uno scatto degno dei tempi migliori, i Beasts of Bourbon hanno dimostrato di essere vivi e vegeti.
Prima con il live-album "Low Life", pubblicato l'anno scorso ma con registrazioni risalenti al 2003, e poi con questo vibrante“Little Animals”.
Un disco volutamente cattivo. Come ci dimostrano i furiosi mid-tempo di “I’m Gone” e “I Told You So”, la graffiante "Too Much Too Late" e le abrasive "Sleepwalker" e "I Don't Care About Nothing Anymore" con la voce di Tex Perkins ancor più ruvida e al vetriolo del solito.
Ci sono pure un brano notturno e romantico ("Little Animals") e una divertente spoken-song finale (“Thanks”), in questo album straordinario che sarebbe già in Top Ten se il mondo girasse al contrario...
giovedì 10 maggio 2007
Love, Not Reason
Uscito negli States sul finire del 2006, ma arrivato in Italia solo all'inizio di quest'anno, il terzo lavoro sulla lunga distanza del quartetto americano si muove su coordinate sonore simili ai precedenti “Knock Loud” (Get Hip, 2002) ed “Harder & Harder” (Get Hip, 2004).
Vale a dire: rock'n'roll ad alto voltaggio con riff graffianti e l’inconfondibile voce, roca e potente, di Wendy Case a menare le danze.
C'è chi li taccia di essere una formazione reazionaria, di suonare come se negli ultimi trent'anni il rock non si fosse evoluto.
E allora? Qual è il problema?
Se una band suona con passione, scrive belle canzoni, possiede un tiro sonoro potente e una voce assolutamente riconoscibile come quella di Wendy Case (già leader dei favolosi Ten High una decina d'anni fa!), cosa importa che la propria formula rock'n'roll non sia sperimentale e innovativa?
A questo tipo di critiche i Paybacks rispondono con il titolo del loro ultimo album, prendendo a prestito una frase del grande Thomas Mann: “It’s love, not reason, than is stronger than death”.
E poi con gli undici brani contenuti nel disco che dimostrano quanto la band abbia affinato il proprio sound nel corso degli anni, facendo emergere una vena melodica prima assolutamente coperta dalla furia delle chitarre e della devastante sezione ritmica.
"Love, Not Reason" è una sorta di concept-album incentrato sul tema dell'amore e, come il più potente dei sentimenti umani, si muove in più direzioni.
Ci sono episodi infiammati ed urticanti come l'iniziale “Love Letter” e la successiva "Call When You're Ready". O i ganci da KO di “Stranger In The House” e “Divided By Two”.
Ma anche canzoni da cui traspare la nostalgia, il senso di sconfitta, la delusione: le splendide "Dumb Love" e "Bring It Back", la romantica “Something Simple” o quella "Painkiller" che trasuda soul da ogni nota prima di esplodere in una tempesta di chitarre.
"Ci sono due cose nella vita con cui non si può fingere: l’amore e il rock’n’roll. Un sacco di gente ci prova, ma la farsa non dura a lungo…", afferma Wendy Case confermando la tesi di chi - come il sottoscritto - ritiene che amore e rock’n’roll siano animati dalla stessa forza motrice: la PASSIONE !!!
PS: per saperne di più sui Paybacks e su "Love Not Reason", potete leggere la mia lunga intervista con Wendy. In italiano su Freak Out e in inglese su I-94 Bar.
mercoledì 9 maggio 2007
Gli Avvoltoi sono qua!
martedì 8 maggio 2007
Finalmente...gli Stems!
Ma quale democrazia?
Destra, sinistra e centro tutti insieme (appassionatamente) a dargli addosso.