mercoledì 21 gennaio 2009

Il giorno di Barack Obama: cammino di speranza o corsa ad ostacoli?




Ho visto l’insediamento di Barack Obama ieri sera in tv.
Era la prima volta che seguivo in diretta “l’incoronazione” di un presidente degli Stati Uniti.
Curiosità, timore (di attentati), speranza.
Proprio “speranza” è stata la parola più usata, e forse abusata, di ieri.
Non solo dal 44° Presidente Usa, ma anche da prestigiosi colleghi e commentatori, e soprattutto dai semplici cittadini.
Certo, c’è bisogno di speranza, di quella ventata di energia fresca che ci faccia vedere la luce in fondo al tunnel, che riscaldi i cuori e sprigioni nuove energie.
Il mondo in cui viviamo non è certo il migliore possibile e la situazione globale in cui siamo precipitati da quasi un decennio, grazie alle scelte scellerate di George W. Bush e dei suoi alleati europei (con il nostro premier in testa), non lascia molto spazio all’ottimismo.
Obama, per tutta la campagna elettorale e nel discorso di insediamento di ieri, ha parlato di speranza e responsabilità, ha disegnato nuovi scenari futuri, ha lasciato intravedere la possibilità di un cambiamento.
Finora è stato un ottimo oratore. Oggi inizia il suo cammino da amministratore del “condominio a stelle-e-strisce”. E di primo attore delle vicende internazionali.
Su di lui si sono riversate le attenzioni e le aspettative del mondo. Aspettative forse troppo grandi, legittime dopo otto anni disastrosi di amministrazione Bush, ma probabilmente esagerate.
Un uomo solo, per quanto potente come il presidente degli Stati Uniti, non può cambiare i destini dell’umanità. Ma può dare il suo contributo.
Barack Obama è atteso da un compito grave, difficile: la crisi economica in primis, poi la situazione internazionale con l’Iraq, l’Afghanistan, l’eterno conflitto tra Israele e la Palestina, la querelle con l’Iran, il fanatismo religioso legato a doppio filo con il terrorismo internazionale (alimentato dalle scelte allucinanti dei falchi della precedente amministrazione Usa), infine i rapporti di collaborazione con l’Europa, sono i banchi di prova con cui dovrà iniziare a confrontarsi da subito.
Poi ci sono un nuovo modello sociale da introdurre nel suo Paese. E la rivoluzione industriale, eco-compatibile, del terzo millennio da avviare.
La domanda è: quanta forza avrà Obama? Sarà in grado di contrapporsi o quanto meno di trovare un dignitoso punto di compromesso con le lobbies industriali ed economico-finanziarie che di fatto governano gli Stati Uniti e il mondo?
La scommessa è tutta qui. Le speranze e le enormi aspettative che la sua elezione ha generato dovranno fare i conti con la realtà. Da oggi inizia un nuovo cammino. Ma forse sarebbe meglio pensare a una corsa ad ostacoli.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Gli ostacoli saranno molti e di sicuro non ci si può aspettare molto di più che un leggero cambiamento di rotta,ma è già qualcosa rispetto allo sfacelo che ha combinato Bush,grazie anche al servilismo del cavaliere pezzo di m....
Bush non lo rimpiangerà proprio nessuno!