giovedì 8 gennaio 2009

Israele: uno stato terrorista?



L’offensiva di Israele contro la Striscia di Gaza è giunta al tredicesimo giorno. Sono oltre 700 le vittime civili di una guerra assurda che sta causando morte e distruzione in uno degli angoli più poveri e oppressi della Terra.
L’attacco, dicono tutti i vertici politici e militari dello Stato d’Israele, è volto a sconfiggere definitivamente Hamas. Ma le vittime sono civili, uomini, donne e bambini. Soprattutto bambini. Indifesi. Innocenti.
Le bombe sganciate dai caccia israeliani e i colpi di artiglieria pesante dell’esercito di David stanno portando morte e distruzione in una zona già pesantemente colpita da condizioni di vita al limite dell’apartheid.
Se è vero che Hamas è un partito-terrorista che ha come obiettivo politico finale l’annientamento di Israele, è anche vero che si tratta di un partito che ha vinto democraticamente le elezioni in Palestina e che guida un governo legittimo. Hamas ha trovato la sua ragion d’essere nelle condizioni assurde in cui lo stato ebraico continua a schiacciare la Palestina, nella corruzione interna all’Olp, ma anche nell’incapacità delle democrazie occidentali di trovare uno sbocco politico giusto a una crisi che si protrae da oltre 40 anni.
Il radicalismo di Hamas ha fatto breccia nella parte più povera e oppressa della popolazione palestinese a cui nessuno ha saputo finora offrire condizioni di vita decenti, un piano di sviluppo economico e una prospettiva di indipendenza politica e territoriale.
Si parla sempre di due stati che convivano pacificamente, poi però Israele si comporta da potenza occupante: costruisce muri, limita la circolazione ai palestinesi, rende infernale la vita dei lavoratori con posti di blocco ad ogni angolo.
In queste condizioni si alimenta la rabbia e la tensione, non si costruisce una via di dialogo che porti a una pace duratura.
Le testimonianze che arrivano dalla Palestina in questi giorni sono drammatiche. Come si può restare insensibili di fronte alle immagini e ai racconti della gente di quelle terre?
I palestinesi muoiono nelle loro case, per strada, persino nelle scuole dell’Onu. E Israele con arroganza continua ad affermare che l’operazione continuerà.
L’operazione o più brutalmente il genocidio?
Perché di questo si tratta. Di genocidio.
Mouttazz Aburadamadan, un cooperante che lavora presso la Ong International Care, ieri ha lasciato al quotidiano spagnolo Público una testimonianza lucida e drammatica: le bombe hanno colpito una casa di suoi amici, dove vivevano 17 persone, ammazzandole tutte: “Mi sento male. A chi posso dare le mie condoglianze? L’intera famiglia è stata massacrata”. 700 persone sono state brutalmente assassinate dallo stato di Israele in meno di due settimane. E non si dica che tra loro si nascondevano militanti di Hamas. Perché una simile affermazione, se accettata, potrebbe rappresentare un precedente particolarmente pericoloso.
E se la Spagna, domani, decidesse di bombardare i Paesi Baschi perché tra le case di Bilbao o San Sebastián si nascondono pericolosi terroristi dell’Eta?
E’ possibile accettare che uno Stato per combattere dei terroristi si trasformi a sua volta in terrorista colpendo indiscriminatamente nel mucchio, uccidendo centinaia di innocenti, portando morte e distruzione in un territorio?
Con questi comportamenti, che sembrano non avere opposizione né interna né internazionale (con l’unica eccezione della Spagna e, più timidamente, della Francia), Israele non è diventato uno stato terrorista?
Il massacro dei palestinesi, intanto, continua.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Hai veramente ragione,la pace in
tanti posti è pura utopia .
In tanti paesi si combattono
guerre che durano da decenni e più
e....per colpa di gente priva di scrupoli muoiono milioni di bambini
e gente innocente.
perchè questo ?
quasi sempre per interessi economici .
ciao