giovedì 20 maggio 2010

Fútbol

Il campionato di calcio si è finalmente concluso con la prevedibile vittoria dell'Inter che però, alla fine, si è dovuta sudare lo scudetto grazie allo straordinario recupero di una Roma indomita, rigenerata dalla cura Ranieri.
Al di là dei risultati della classifica, ecco chi ha vinto il vero scudetto secondo me:


CLAUDIO RANIERI. Un gentleman, un uomo di calcio, uno sportivo vero.
Licenziato ingiustamente e in maniera indecorosa (ricordiamolo: a due giornate dal termine dello scorso campionato, con la squadra seconda in classifica) dall'inqualificabile dirigenza della Juventus, il tecnico romano non ha fatto una piega.
E' rimasto ad aspettare e, quando è stato chiamato dalla Roma per sostituire Luciano Spalletti, ha messo in campo tutta la sua esperienza, la sua autorevolezza, la sua capacità di fare gruppo e valorizzare i giocatori.
Partenza a corrente alternata, poi la sua Roma è stata la più bella sorpresa del campionato. Ha recuperato 14 punti alla corazzata Inter, è riuscita nel sorpasso, è crollata di fronte alla Samp (in una gara che avrebbe meritato di vincere).
Alla fine è giunta seconda con grande onore.
In tutto ciò i meriti di Ranieri sono stati evidenti. Non solo sul piano tecnico e dei risultati. Ma soprattutto su quello sportivo e dello stile.
Mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento fuori dalle righe.
Il calcio italiano ha bisogno di gente come lui.



LEONARDO. Chiamato controvoglia a fare l'allenatore di una squadra non più all'altezza del suo glorioso passato, ha accettato l'incarico per l'amore che lo lega(va) al Milan. Ha rianimato una squadra che di anno in anno perde i suoi campioni e che l'anagrafe condanna a recitare inevitabilmente un ruolo di secondo piano. Ha rilanciato Ronaldinho.
Fino a quando polmoni e gambe dei giocatori hanno retto, il suo Milan è stato un valido avversario dell'Inter. Di più non poteva fare.
Lo ha fatto con stile impeccabile. Ha scelto, qualche volta ha sbagliato, ma è sempre stato coerente con le sue decisioni.
Non ha accettato i diktat di Berlusconi e, a fine campionato, consapevole che la sua autonomia era malvista dal presidente-padrone, ha lasciato con eleganza.
I tifosi si sono schierati dalla sua parte, contestando per la prima volta apertamente Berlusconi.
Il suo stile, il suo sorriso e la sua eleganza (indossa le cravattine vintage che io adoro) rimangono tra le cose migliori di questa stagione.



JOSE' MOURINHO. Piaccia o non piaccia, è davvero lo "Special One".
In due stagioni ha portato l'Inter dove gli era stato chiesto.
In finale di Champions. Dove non arrivava dal 1972.
Ha già vinto due "tituli" e sabato si gioca il terzo, il più importante.
Poi andrà a Madrid, verso una nuova sfida. Non per soldi (ne guadagna così tanti che non he ha bisogno), ma perchè in Italia non si sente amato. Ed è vero.
Un po' è anche colpa sua. Pur di tenere l'attenzione tutta su di sè (e far respirare la squadra) ha spesso gettato benzina sul fuoco delle polemiche.
Il suo atteggiamento è spesso arrogante. Non sorride mai. Risponde con astio alle domande. Ma, al di là dei meriti sportivi (enormi), ha finalmente stravolto la liturgia delle risposte scontate e politicamente corrette. Dice quello che pensa, senza peli sulla lingua. E le cose che dice non sono mai banali.
Chi lo ha attaccato, dal prossimo campionato lo rimpiangerà.


E veniamo ora alle pagelle negative.
La più sonora bocciatura è per la JUVENTUS. La squadra che amavo da ragazzino e in cui non mi riconosco più. Lo stile-Juventus dei tempi di Boniperti, del Trap allenatore e di Zoff-Gentile-Cabrini-Bonini-Brio-Scirea...non esiste più.
Esiste solo una dirigenza arrogante, composta di manager che sapranno tutto di bilanci ma che di pallone giocato capiscono poco e che non danno (forse perchè non hanno) alcun valore all'aspetto umano e sportivo.
Solo così si spiega la scelta azzardata di un allenatore esordiente e senza idee.
Solo così si spiega una campagna acquisti in cui sono stati gettati al vento 50 milioni per un mediocre mediano (Felipe Melo) e per un regista (Diego) mai messo in condizione di funzionare in un collettivo costruito male.
Dispiace per Zac, un signore, ma neanche lui è riuscito a cavare un ragno dal buco.
Segno che molti giocatori sono al capolinea o sul viale del tramonto (Del Piero, Grosso, Camoranesi, Cannavaro, forse anche Buffon), molti non all'altezza del blasone, molti ancora acerbi. Urge rifondazione. A partire dalla dirigenza.

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